lunedì 15 febbraio 2010

Roma, il Casilino 900 non c'è più: i primi commenti

Sono cadute le ultime baracche ed è stato chiuso il cancello al Casilino 900, il campo nomadi più grande d'Europa situato sulla via Casilina a Roma. Stamani il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, insieme all'assessore alle Politiche sociali, Sveva Belviso, il prefetto Giuseppe Pecoraro e i rappresentanti delle associazioni rom e di quartiere, ha assistito alle ultime operazioni che hanno preceduto la simbolica chiusura del cancello di accesso al campo, cui ha preso parte lo stesso sindaco.
"Si tratta di una giornata storica - ha sottolineato Alemanno - perchè dopo cinquant'anni siamo riusciti a chiudere questo campo con il concorso dei nomadi e dei comitati di quartiere, che hanno accompagnato tutte le varie fasi. Le persone che erano qui sono state trasferite in campi vivibili, dove c'è legalità e integrazione, e abbiamo cancellato questa vergogna di Roma".
"L'amministrazione non ci abbandonerà come successo in precedenza. Per 40 anni siamo stati emarginati, abbandonati nella totale indifferenza che uno Stato può permettersi". Lo ha dichiarato Najo Adzovic (in foto) coordinatore di Roma rom oggi presente durante la chiusura del campo nomadi Casilino 900. "Amarezza e tristezza accompagnano l'abbandono di questo campo", ha continuato Adzovic. "In questo campo sono nati 1.500 bambini, senza acqua, luce, bagni chimici, senza nessun modo di avere una vita migliore. Con questa amministrazione abbiamo cominciato il percorso che porterà all'integrazione e per chi vorrà di poter avere un lavoro", ha concluso.
Le operazioni di trasferimento dei Rom, in totale 618, sono iniziate il 19 gennaio scorso. Gli ultimi 40 residenti sono stati trasferiti questa mattina stessa nel campo autorizzato di Salone, uno di quelli di destinazione insieme a Camping River, Candoni e Gordiani. Sabato 20 febbraio nel Casilino 900 si terrà una grande festa d'addio voluta dalle comunità rom e sostenuta dal Campidoglio, mentre i prossimi campi interessati da operazioni di trasferimento saranno quelli di Tor de' Cenci e La Martora.
Le reazioni politiche

"Finalmente è stata chiusa una vergogna per la nostra città che è riuscita a protrarsi per oltre quarant'anni". Lo dichiara Ugo Cassone, vice presidente della commissione Politiche sociali del Comune di Roma riferendosi alla chiusura del campo nomadi Casilino 900. "Sembra incredibile - sottolinea - che per tutto questo tempo sia stato ammesso un tale livello di degrado e illegalità, nel nome del buonismo di facciata, di un finto assistenzialismo che ha costretto a vivere in condizioni inumane i nomadi per decenni. Una situazione di emergenza che ha pesantemente coinvolto il territorio circostante, penalizzando sia i cittadini sia gli abitanti del campo, di fatto ghettizzati ed emarginati". "Oggi si è chiusa l'era del falso buonismo - conclude Cassone - e si prosegue sulla linea della legalità e dell'integrazione, azione primaria di questa amministrazione".

''Con il trasferimento delle ultime persone, tutte di nazionalità montenegrina e tra le quali cinque donne e 18 minorenni, si è finalmente concluso lo sgombero del Casilino 900, il campo più grande d'Europa che per decenni ha relegato nel degrado e nell'insicurezza l'intera zona. E' una grande vittoria contro l'illegalità e l'abusivismo diffusi da sempre negli insediamenti dei rom, il primo passo verso la completa realizzazione del piano nomadi voluto dal Sindaco Alemanno. Un piano che proseguirà per obiettivi, primi fra tutti la chiusura degli altri campi tollerati, per restituire decoro e sicurezza alla città''. Lo dichiara in nota il presidente della Commissione sicurezza urbana Fabrizio Santori, che ribadisce ''la propria soddisfazione per il successo del complicato intervento''. ''Si è trattato dell'ultima parte di un'operazione delicata e complessa durata settimane, che si è riusciti a compiere con efficienza e senza attriti ne' tensioni. I rom presenti nel campo erano oltre seicento. Dopo anni di immobilismo e finto buonismo ora l'area è libera - conclude Santori - le baracche sono state abbattute e nei prossimi giorni si completerà la bonifica perchè presto possa tornare a disposizione dei cittadini come area verde. Dal degrado germoglierà il simbolo della rinascita dell'intera città nel rispetto del decoro e della sicurezza dei residenti''.

''La chiusura di Casilino 900 è un atto di civiltà nei confronti di tutte quelle persone che per anni hanno vissuto in condizioni disumane senza acqua, luce e in mezzo ai rifiuti''. Lo dichiara Renata Polverini, candidato del centrodestra per la presidenza della Regione Lazio, in riferimento alla chiusura del campo rom Casilino 900. ''Va riconosciuto il merito dell'amministrazione Alemanno - aggiunge Polverini - di aver risolto definitivamente con l'aiuto della stessa comunità rom, una vergognosa situazione di degrado tollerata per quasi 50 anni e di aver creato i presupposti per coniugare legalità, solidarietà e integrazione''.

"Ora l'importante è sapere in che maniera saranno gestiti i Rom". E' il primo commento di Roberto Soldà, vicepresidente dell'Italia dei Diritti. "Va benissimo - continua l'esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - la restituzione alla città di una vasta area che, a detta del comune, diventerà un grande parco. Vorrei ricordare, però, in primis al sindaco Alemanno, che le istituzioni non possono assolutamente sottrarsi al dovere di garantire a quei cittadini nomadi la stessa assistenza e gli stessi servizi sociali che hanno avuto fino ad oggi. Non dimentichiamo - conclude Soldà - che quel campo era pieno di bambini, i quali hanno il sacrosanto diritto all'istruzione scolastica".

Non serve spostare i Rom, è necessario integrarli. E' quanto ha affermato Emma Bonino, candidata alla presidenza della Regione Lazio per il centrosinistra, intervenuta alla trasmissione radiofonica ''In 60 Minuti'' del Gr Parlamento, in merito alla chiusura del campo nomadi di Roma Casilino 900.
"I Rom sono da generazioni cittadini italiani - ha sottolineato la Bonino - la cui integrazione non e' cosa facile, certo, ma non serve a molto spostarli, muoverli dal Comune di Roma ad uno vicino o in perifieria: non è di grande aiuto. Bisogna tentare processi di integrazione, non abbiamo altra possibilità - ha detto - e da questo trovare una soluzione per le questioni delle scuole, delle case, del lavoro che vanno affrontate in un periodo in cui tutto si intreccia ad altri elementi di povertà. Serve quindi un punto di vista di partenza diverso".

1 commento:

Anonimo ha detto...

speriamo che sia vero per voi, un trattamento umano dopo 50!!!!
per quanto mi riguarda faccio il conto alla rovescia per via della martora....