La Caritas Migrantes diffonde il XX rapporto sull’immigrazione. Cinque milioni di stranieri incidono per l’11,1 per cento sul Pil italiano. Peccato che per i Paesi industrializzati «siano visti ancora come problema».
Cinque milioni di stranieri in Italia incidono per l’11,1 per cento sul nostro Pil. E costano poco. La fondazione Migrantes della Caritas, nel periodico rapporto presentato ieri a Roma, rafforza la propria vocazione statistica e va dritto al sodo, senza paternalismi. «Il rapporto tra spese pubbliche sostenute per gli immigrati e le tasse da loro pagate è tutto a vantaggio del sistema Italia», afferma in una solitaria operazione verità. Ieri, infatti, di fronte a un auditorium gremito, la politica ha fatto sentire la propria assenza. Alla ventesima edizione del dossier Immigrazione, per la prima volta, i suoi organizzatori non hanno potuto nascondere il “disappunto”.
«Lo scorso anno intervenne il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e due anni fa il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi; partecipò anche Romano Prodi quando era premier», ha ricordato il coordinatore del dossier Franco Pittau. Quest’anno a declinare l’invito, nell’ordine, il ministro degli Interni Maroni, quello dell’Economia Tremonti; la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, annunciata nel programma, ha dato forfait all’ultimo minuto e ha inviato il suo assessore. «Il clima positivo non c’è più», hanno ammesso i relatori. E non si partiva certo da posizioni di grande apertura verso quella «cultura dell’altro» che dà il titolo all’edizione 2010 del rapporto.
«La metà dei nordamericani e degli europei, vede l’immigrazione come un problema», riconosce la Caritas-migrantes motivando il consistente - ancora misconosciuto - contributo che la componente immigrata della popolazione continua a offrire allo sviluppo dei Paesi industrializzati. Cresciuta a ritmo accelerato negli ultimi vent’anni, è infatti arrivata non solo a coprire il deficit demografico del nostro Paese, con gli oltre 77mila nuovi nati nel 2009 (il 13 per cento del totale), ma anche ad arginare gli effetti della crisi economica degli ultimi anni. Gli immigrati residenti in Italia, rivela la Caritas, sono ancora più numerosi delle ultime stime rese note dall’Istat (che ha parlato di 4milioni e 235mila presenze): si contano 5 milioni di stranieri, uno ogni 12 residenti, in prevalenza d’origine romena, albanese e marocchina. Ma anche cinese e ucraina.
«Nell’insieme queste cinque collettività coprono più della metà della presenza immigrata», continua il dossier. Contro di esse, spesso, si sprecano discriminazioni e luoghi comuni. Un’apposita indagine della Fondazione Migrantes, per esempio, ha smentito con la prova dei fatti l’accusa di rapire i bambini spesso rivolta ai rom. Ma anche il connubio tra origine straniera e fattore criminalità: «il ritmo d’aumento delle denunce contro cittadini stranieri è molto ridotto rispetto alla loro presenza»; non solo, ma anche «il tasso di criminalità addebitabile agli immigrati venuti ex novo nel nostro Paese, quelli su cui si concentrano maggiormente le paure, è risultato più basso a quello riferito alla popolazione già residente». Dunque il timore verso l’altro pare ingiustificato, «deriva dalla volontà di trovare un capro espiatorio», ha dichiarato il presidente della Cei del Lazio, monsignor Guerino Di Tora.
«Non c’è alcun fondamento alla sindrome da invasione. Ciò che conta - ha aggiunto il coordinatore del dossier Franco Pittau - è insistere sull’integrazione senza negare i problemi». Dunque si rilancino le politiche sociali, sostengono dalla Caritas. Magari prendendo ad esempio «la Germania che investe enormemente sul fenomeno e che, appena uno entra nel Paese, fornisce 900 ore gratuite di lingua tedesca». Nel 2009, invece, il Fondo nazionale per l’inclusione sociale è rimasto sprovvisto di copertura. Le coppie straniere sono state escluse dal bonus bebè così come i loro capofamiglia hanno trovato più difficile accedere ai benefici erogati dagli enti locali.
Appena il 68 per cento dei regolari risulta iscritto al Servizio sanitario nazionale. E capita, ad esempio, che un cittadino rom possa affittare un appartamento soltanto congiuntamente a un italiano. Mentre, a parità di mansioni, la retribuzione continua a essere sperequata: nel 2009 si è guadagnato 971 euro al mese contro i 1.258 euro di un italiano. Senza discriminazioni di effetti della crisi economica: nel 2010 ogni dieci nuovi disoccupati, tre sono stranieri. «Siamo stati toccati per primi», ha commentato l’imprenditore di origine siriana Khawtami Radwan, che ha avuto «la fortuna di farcela», «e grazie alle misure insensate di questo governo, se una persona perde il lavoro anche se vive qui anche da vent’anni deve andare via». di Dina Galano
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