
Durante i suoi concerti, che spesso
offrono numerosi spunti di riflessione, lei ha l’abitudine di
spiegare al pubblico quanto la musica popolare, quella classica e
anche il jazz si siano contaminate con le musiche e la cultura
romaní. Può farlo anch con noi?
«Quando la popolazione romaní,
proveniente dai territori orientali, giunse nel nostro continente fu
fonte di ispirazione e contribuì a costruire l’Europa così come
noi oggi la conosciamo. Ha ispirato alcuni tra i più importanti
artisti a livello mondiale: in campo musicale celeberrimi compositori
da Brahms a Liszt, da Bizet a De Falla, da Schubert a Debussy fino ai
compositori contemporanei. In particolar modo, l’arte romaní ha
contribuito notevolmente al folklore nazionale in Spagna, in
Ungheria, in Romania, in Yugoslavia, in Russia; in campo letterario
scrittori da Cervantes a Victor Hugo, da Molière a Puskin, da Garcia
Lorca a Hesse. La stessa alta moda vi attinge usando colori, ampiezze
d’abito o eccentrici gioielli. Bisogna ricordare che persino l’uso
degli orecchini a cerchio in Europa va fatto risalire alle donne rom.
Tutta la tradizione circense s’avvale del loro essere domatori e
ammaestratori d’animali o saltimbanchi nelle corti d’altri tempi.
Il mondo rom ha prodotto artisti di fama internazionale come Django
Reinhardt, chitarrista inarrivabile, El Camaron de la Isla , il più
importante interprete del flamenco contemporaneo, Joaquin Cortes,
Gypsy King, Moira Orfei, Charlie Chaplin, Yul Brinner, tantissimi
altri artisti e celeberrimi calciatori ancora oggi in attività.
Purtroppo nessuno di questi apporti è mai stato riconosciuto alla
popolazione romaní, io con il mio modesto contributo cerco di far
conoscere al maggior numero di persone la vera cultura romaní».
di Stefano Galieni, continua aleggere...
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