venerdì 8 febbraio 2013

Togliamo la parola "razza" dalla Costituzione italiana

Hollande l'aveva promesso ai francesi in campagna elettorale e da qualche giorno la Francia ha iniziato il percorso costituzionale che porterà all'eliminazione della parola “razza”dalla Costituzione. Parlare di “razza” nel 2013 sembrerà strano ma sia in Francia e in Italia questa parola è rimasta nelle rispettive Costituzioni. Era stata inserita perchè dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e anche negli anni successivi si credeva, senza nessuna evidenza scientifica, che l'umanità potesse essere divisa appunto in “razze”.

Tant'è che lo stesso Albert Einstein scappato dalla Germania nazista, dovette dichiarare la sua appartenenza razziale nel compilare il modulo d'immigrazione per entrare negli USA. Nel modulo alla domanda a quale razza appartenesse Einstein scrisse: umana.

Ci fu chi, nella comunità scientifica, si oppose alle teorie razziste e ne dimostrò l'infondatezza. In questo senso mi preme ricordare l'americano Franz Boas, uno dei padri dell'antropologia culturale. Boas nel suo testo “La mente dell'uomo primitivo” introdusse il concetto di relativismo culturale e dimostrò per esempio come non vi fosse nessuna analogia tra la grandezza del cervello e l'intelligenza, ma che fattori ambientali e nutrizionali potevano determinare le dimensioni e la forma del cranio, e che questo non era la prova sufficiente a dimostrare maggiori capacità mentali di un individuo. Critica circostanziata e provata ad ogni tentativo di classificazione del genere umano a seconda di fattori somatici e intellettivi.

Il razzismo non era comunque un'idea abominevole nata improvvisamente in Europa negli Anni Trenta e portata agli estremi dal fascismo e dal nazismo ma era un fatto assodato nella società europea e più in generale nella società occidentale. Tant'è che ancora oggi permane sia nella Costituzione francese che in quella italiana.

La nostra Costituzione recita all'Articolo 3, comma 1: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Tutto vero, a parte il fatto che da decenni sappiamo che le “razze” non esistono. In Italia il Governo ha pure denominato Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) l'ufficio che dovrebbe combattere appunto le discriminazioni.

Quando ancora oggi leggiamo la parola “razza” nella nostra Costituzione, scatta nella nostra mente un moto di ripulsa che blocchiamo grazie alla conoscenza che abbiamo dagli Anni Cinquanta, con la scoperta del DNA e delle sue funzioni in fatto di ereditarietà. E' infatti grazie agli studi sul DNA che sappiamo per certo che l'umanità non può essere divisa per razze.

Fra pochi giorni eleggeremo in Italia i nostri rappresentanti al Parlamento italiano, chiediamogli l'impegno di togliere la parola “razza” anche dalla nostra Costituzione. di Carlo Berini


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