Hollande l'aveva promesso ai francesi
in campagna elettorale e da qualche giorno la Francia ha iniziato il
percorso costituzionale che porterà all'eliminazione della parola
“razza”dalla Costituzione. Parlare di “razza” nel 2013
sembrerà strano ma sia in Francia e in Italia questa parola è
rimasta nelle rispettive Costituzioni. Era stata inserita perchè
dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e anche negli anni
successivi si credeva, senza nessuna evidenza scientifica, che
l'umanità potesse essere divisa appunto in “razze”.
Tant'è che lo stesso Albert Einstein
scappato dalla Germania nazista, dovette dichiarare la sua
appartenenza razziale nel compilare il modulo d'immigrazione per
entrare negli USA. Nel modulo alla domanda a quale razza appartenesse
Einstein scrisse: umana.
Ci fu chi, nella comunità scientifica,
si oppose alle teorie razziste e ne dimostrò l'infondatezza. In
questo senso mi preme ricordare l'americano Franz Boas, uno dei
padri dell'antropologia culturale. Boas nel suo testo “La mente
dell'uomo primitivo” introdusse il concetto di relativismo
culturale e dimostrò per esempio come non vi fosse nessuna analogia
tra la grandezza del cervello e l'intelligenza, ma che fattori
ambientali e nutrizionali potevano determinare le dimensioni e la
forma del cranio, e che questo non era la prova sufficiente a
dimostrare maggiori capacità mentali di un individuo. Critica
circostanziata e provata ad ogni tentativo di classificazione del
genere umano a seconda di fattori somatici e intellettivi.
Il razzismo non era comunque un'idea
abominevole nata improvvisamente in Europa negli Anni Trenta e
portata agli estremi dal fascismo e dal nazismo ma era un fatto
assodato nella società europea e più in generale nella società
occidentale. Tant'è che ancora oggi permane sia nella Costituzione
francese che in quella italiana.
La nostra Costituzione recita
all'Articolo 3, comma 1: «Tutti
i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione,
di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
Tutto vero, a parte il fatto che da decenni sappiamo che le “razze”
non esistono. In Italia il Governo ha pure denominato Ufficio
Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) l'ufficio che dovrebbe
combattere appunto le discriminazioni.
Quando ancora oggi leggiamo la parola
“razza” nella nostra Costituzione, scatta nella nostra mente un
moto di ripulsa che blocchiamo grazie alla conoscenza che abbiamo
dagli Anni Cinquanta, con la scoperta del DNA e delle sue funzioni in
fatto di ereditarietà. E' infatti grazie agli studi sul DNA che
sappiamo per certo che l'umanità non può essere divisa per razze.
Fra pochi giorni eleggeremo in Italia i
nostri rappresentanti al Parlamento italiano, chiediamogli l'impegno
di togliere la parola “razza” anche dalla nostra Costituzione. di
Carlo Berini
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