lunedì 29 aprile 2013

Io, rom e bisessuale, in un'Italia sempre più razzista

Essere rom e bisessuale in Italia non è affatto semplice, perché significa trovarsi al centro delle due forme di pregiudizio più forti nel nostro paese: la paura diffusa nei confronti degli "zingari", il ribrezzo che suscita una sessualità diversa da quella spacciata per "normale". Per la prima volta, un rom bisessuale, Enis, ha deciso di raccontare la propria esperienza con un'intervista appena pubblicata su "Ilgrande colibrì".

La cultura rom non accetta facilmente la diversità sessuale, considerata come una forma di peccato o di devianza: "Non giudichiamo bene l'omosessualità e il concetto di bisessualità non esiste neppure. Sono tutti argomenti tabù. Quando il discorso proprio viene fuori, tutti dicono che quella è gente malata" racconta Enis.

D'altra parte, però, anche la comunità gay si dimostra poco accogliente, troppo chiusa e sospettosa: "Se dico di essere rom e di religione islamica, mi mollano con una scusa, sono molto ipocriti e fifoni". La vicenda di Cristiana Alicata, la dirigente lesbica del PD laziale che si è dimessa dopo alcune affermazioni sui rom giudicate razziste, si presenta allora solo come la punta di un iceberg, come la dimostrazione che nessuna minoranza è davvero immune al pregiudizio. Enis commenta il fatto con rassegnazione: "La politica è fatta così e lei non è l'unica".

Nell'intervista Enis racconta senza reticenze il matrimonio celebrato a undici anni, la scoperta della propria sessualità, il suo rapporto con gli italiani e con il clima politico e culturale del paese, che percepisce come sempre più intriso di razzismo.

Il ragazzo rom parla anche del suo rapporto con la religione: "Credo molto in Allah, ma non credo nelle persone che vogliono rappresentarlo, come gli imam" dice Enis. L'intervista, infatti, è stata rilasciata a "Il grande colibrì" perché il blog ha sviluppato il progetto "Musulmani Omosessuali in Italia", l'unico punto di riferimento per le persone LGBTQ* di fede islamica nel nostro paese. "Grazie a Enis e ad altri ragazzi, stiamo rompendo un tabù e stiamo creando un circolo virtuoso: ogni testimonianza raccolta dimostra che gli omosessuali musulmani non solo hanno finalmente qualcuno che li ascolta, ma soprattutto hanno diritto a far sentire la propria voce".


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