giovedì 18 aprile 2013

Mantova, Elena Magri: il blitz una brutta pagina per la Città

E' certo che il livello di sicurezza delle persone, di tutte le persone, ed il rispetto della legalità sia tra gli indicatori determinanti dello stato di civiltà di un Paese o di una comunità. Ed è altrettanto certo che sia precondizione della coesione sociale, perché garanzia della piena espressione della libertà e della dignità di ogni cittadino all’interno di regole condivise. Questo presuppone un patto di fiducia tra il cittadino e le proprie istituzioni, le forze dell'ordine, gli organi di governo del territorio, che devono essere percepiti come punti di riferimento di equità e di tutela. Per questo devono essere investiti di un grande senso di responsabilità.

Rispetto a queste considerazioni il maxi blitz al Trincerone del 26 marzo scorso rischia di diventare una brutta pagina per la comunità mantovana, della quale fanno parte ormai da molti anni i nostri concittadini sinti. Sì, perché dalle notizie apparse sulla stampa è chiaro come il massiccio dispiegamento di forze sia sproporzionato rispetto al reato contestato, reato che per altro si configura all’interno di un’interlocuzione ormai decennale col Comune, quindi ben nota.

Perché i sequestri di effetti personali anche di minori, l'irruzione nelle casette, le perquisizioni personali, la restrizione della libertà per qualche ora nelle proprie abitazioni anche di anziani e bambini senza troppe spiegazioni per accertare abusi edilizi si configurano nella percezione comune come degradanti della dignità della persona. Rispetto al reato contestato, ripeto, verso cui non c’è stata smentita.

Davvero sembrano modalità discriminanti verso una comunità che da sempre denuncia uno scarso rispetto, se non una vera e propria discriminazione ai propri danni. Atteggiamento esecrabile in comuni cittadini, ma poco ben accettabile in istituzioni e forze dell’ordine, appunto perché investite di una grande responsabilità. La responsabilità di non fomentare le tensioni, pericolose contrapposizioni e i pregiudizi.

Da un anno circa è attivo un tavolo interistituzionale cui partecipano tra gli altri il Comune capoluogo e la Provincia che si prefigge di riallacciare relazioni positive con la comunità sinta già troppe volte offesa, e di darle quella dignità che sola può creare coesione.

Il senso profondo della legalità parte da un senso autentico di appartenenza ad un unico tessuto sociale, e quanto può fare il rispetto e l'educazione ad una vera cittadinanza mai lo potrà la repressione selvaggia. Con grande amarezza credo si siano fatti molti passi indietro in un sol giorno, ora ci sarà da ricucire uno strappo e penso sia giusto e doveroso ottenere spiegazioni e la certezza di un indagine a riguardo. Questo non solo nel rispetto dei cittadini sinti, ma anche delle forze dell’ordine e dei loro decisori, di cui vogliamo poter continuare ad avere fiducia. di Elena Magri, Assessore politiche di coesione sociale della Provincia di Mantova

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