lunedì 10 giugno 2013

Cagliari, rom in corteo: dosta!

«Abbiamo voluto questa manifestazione per dire no al razzismo e chiedere diritti uguali. A coloro che si presentano come “buoni” chiediamo: parlate tanto di inclusione sociale ma perché non ci rendete partecipi? Il popolo rom ha bisogno di riconoscimento e di rispetto. Non siamo oggetti da spostare ma vogliamo essere cittadini, dato che anche noi siamo parte dell’umanità. Perché non ci ascoltate?». Leggi tutto il reportage...

«Dosta» in romanè vuol dire basta. E’ il nome dell’associazione rom nata in Sardegna circa 6 mesi fa. Sabato 8 giugno la scritta Dosta e il disegno della ruota che, da sempre, caratterizza “il popolo rom” campeggiavano sullo striscione che apriva a Cagliari il corteo per il diritto allo studio. La prima manifestazione organizzata dai rom in Sardegna: un passaggio importante. Ma anche la risposta a una grave provocazione di Forza Nuova.
Il primo anello della catena di eventi risale a fine maggio quando con finti sigilli e nastro rosso vengono chiusi i cancelli di tre scuole di Cagliari. Nei volantini di Lotta studentesca – cioè Forza Nuova – si legge: «Stop ai rom. Prima gli studenti cagliaritani». Un cumulo di sciocchezze e di falsità. Non bisognerebbe, secondo il gruppo neonazista, spendere soldi (che fra l’altro sono stati dati dall’Unione europea proprio per questo) per i corsi di licenza media destinati ad adulti rom.

Immediata risposta dell’associazione Dosta: «Forza Nuova dimostra ancora una volta di appartenere al Medioevo, quando solo i ricchi potevano studiare». Si chiede un’indagine dell’Unar cioè l’Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali.

Dosta, che si definisce «associazione di autodeterminazione dei rom», considera le azioni di Forza Nuova a Cagliari non solo come un gravissimo atto di razzismo anti-rom ma anche un invito a violare i diritti fondamentali degli esseri umani, in definitiva un attacco alla Costituzione Italiana.


Sabato pomeriggio in piazza dunque a Cagliari. Il volantino di Dosta che invita alla manifestazione ribadisce: «Il diritto allo studio è stato una conquista sociale, frutto di lunghe lotte, e deve essere considerato patrimonio di tutti. L’istruzione è un mezzo imprescindibile per il conseguimento e l’esercizio dei diritti di cittadinanza, e presupposto basilare dell’integrazione sociale. La contestazione nel volantino di “Lotta studentesca” è pretestuosa e fuorviante perché vuole mettere il diritto allo studio degli studenti cagliaritani in conflitto con il diritto allo studio di altri cittadini che a Cagliari vivono e risiedono da lungo tempo. E’ evidente che i contenuti hanno un fondamento razzista e discriminatorio, usano inesattezze e falsità anche ai fini di un attacco politico contro la giunta comunale».

E ancora: «Il razzismo è un male strisciante, vigliacco nel profondo e attacca per primi sempre i più deboli. Ha bisogno dell’indifferenza per crescere e diventare un mostro, pertanto ogni episodio di razzismo deve essere considerato come un problema che riguarda tutti. Provocazioni come queste impongono una presa di posizione e non devono lasciare nessuno né nessuna istituzione nel silenzio. Se qualcuno sente o legge espressioni di razzismo si ribelli, confuti, racconti, scriva un commento, e non lasci la notizia parlare da sola, non faccia passare sotto silenzio questa forma di degrado della vita democratica e civile».

Così sabato pomeriggio sfilano 250 o forse 300 persone: un buon numero per una giornata estiva, che dunque ha svuotato Cagliari a favore delle spiagge, e comunque per una manifestazione organizzata in pochi giorni. Molte le adesioni (dai partigiani dell’Anpi ai giovani del Social Forum) ma spicca un’assenza; quella della Caritas, sulla quale nel corteo ci si interroga.

«Il problema della Caritas di Cagliari» sostiene Antonello Pabis dell’Asce «è che la sua idea di carità è pelosa, clientelare e ricattatoria. E’ noto che in questi giorni mediatori della Caritas sono andati in giro a scoraggiare i rom da venire a questo corteo. Motivazioni? Incomprensibili, ma qualcuno dice che la licenza media renderebbe troppo autonomi i rom». La tesi di Pabis è avallata anche da un paio di insegnanti e da altre persone nel corteo. Forse anche per questo “scoraggiamento” i rom in piazza sono pochi, 40-45 forse. Qualcuno di loro spiega: «non siamo abituati a una manifestazione, per noi questa parola, come sciopero, significa conflitto dunque rischio di repressione».


La maglietta indossata da Pabis sabato merita una citazione: «Cervelli nel mondo» è una sorta di titolo e più in piccolo si leggono in successione «europeo», «africano» e «asiatico» ognuno con sotto il classico disegno di un cervello ma ad accompagnare la quarta scritta – «razzista» – un desolante (ma eloquente) vuoto. di Daniele Barbieri

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