La Commissione Ue lamenta ancora
ritardi sulle politiche di integrazione per i Cittadini appartenenti
alle minoranze sinte e rom. “Gli Stati devono garantire veririsultati”. Una raccomandazione ai Paesi membri per azioni concrete
e urgenti in quattro ambiti: istruzione, casa, salute, lavoro.
“Quattro persone rom su cinque in
Europa vivono in condizioni di povertà; solo una su tre lavora”, e
resta elevatissimo il numero dei bambini rom e sinti che non ha
accesso alla scuola dell’infanzia o a un ciclo formativo scolastico
completo.
Laszlo Andor, commissario Ue per gli
Affari sociali e l’Inclusione (in foto), lancia un nuovo grido di allarme
sulla situazione dei 10-12 milioni di rom e sinti che vivono
nell’Unione. La Commissione traccia un bilancio di quanto è stato
sinora realizzato per l’inclusione della “più consistente
minoranza presente nell’Ue” e propone agli Stati una
raccomandazione con azioni concrete e urgenti in quattro ambiti:
istruzione, casa, salute, lavoro. “Tutti gli Stati devono garantire
dei veri risultati in questi ambiti”, specifica Andor, “e devono
farlo con iniziative non isolate”.
Di “grossi ritardi” e inadempienze
parla anche la commissaria alla Giustizia, Viviane Reding. “Resistono
in Europa – afferma – discriminazioni e situazioni ghettizzanti.
L’integrazione dei rom e dei sinti non è affatto popolare oggi,
nemmeno tra i politici dei Paesi aderenti all’Unione. Eppure stiamo
parlando di cittadini europei”. Reding aggiunge: “Sono stati
conseguiti alcuni progressi, ma rimangono limitati, ed è per questo
che proponiamo orientamenti specifici intesi ad aiutare gli Stati a
intensificare il loro impegno a favore dei rom e dei sinti”.
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