Una serie di delitti costata la vita a
6 rom ed il ferimento di molti altri sarebbe stata coperta da alcune
strutture statali. I roghi neonazisti contro i rom non interessano
all’Ungheria. Der Spiegel racconta il processo ai neonazisti che hanno dato fuoco
alle case di alcuni rom ungheresi, uccidendo sei di loro a colpi di
pistola e fucile.
Uno degli episodi simbolo di questi omicidi
razziali è avvenuto a Tatárszentgyörgy, un paese a cinquanta
chilometri circa dalla capitale magiara Budapest. In questo luogo un
gruppo di neonazisti hanno incendiato l’abitazione di Róbert
Csorba, colpevole solo di essere rom. Quando Csorba si è dato alla
fuga insieme alla sua famiglia, gli estremisti di destra hanno dato
loro la caccia, colpendoli con i fucili.
Il padre famiglia e suo figlio sono
morti, mentre le donne, la madre e la figlia, sono riuscite a
sopravvivere. L’omicidio dei Csorba, avvenuto nel febbraio del
2009, è stato l’ultima azione criminale di una banda che ha ucciso
sei rom, feriti altri 55, sempre con la tecnica dei roghi o delle
fucilate. Una delle più tragiche scie di sangue legate all’odio
razziale conosciute dall’Europa dal secondo dopoguerra, la più
grave vissuta dall’Ungheria.
FREDDEZZA VERSO L’ORRORE
Dopo due anni e
170 udienze il processo contro i quattro neonazisti va verso la fine,
come racconta Der Spiegel. Il verdetto dovrebbe arrivare a breve, e
probabilmente saranno condannati i fratelli István eÁrpád K.,
Zsolt P. e Isvtán Cs. I quattro estremisti di destra hanno
confessato di essere stati presenti sul luogo delle azioni, ed hanno
altresì ammesso la loro partecipazione nell’organizzazione degli
atti criminali. Si dichiarano innocenti solo per quanto riguarda gli
omicidi commessi contro i rom, ma la loro condanna appare probabile.
L’orrore di
simili gesta non ha però suscitato particolare indignazione in
Ungheria, dove il processo è stato seguito nella più completa
indifferenza. ” Questi omicidi sono stati crimini contro l’umanità,
ma non hanno scosso la società ungherese. Nessuna istituzione si è
assunta la responsabilità dell’odio che ha generato questi
assassinii, e i familiari delle vittime non hanno ricevuto alcun
sostegno finanziario”, dice a Der Spiegel Aladár Horváth,
politico di etnia rom e attivista per i diritti umani.
SILENZIO DELLE AUTORITA’
Il presidente
dell’epoca dell’Ungheria, László Sólyom, non aveva condannato
i fatti, ed anche i socialisti all’epoca al governo avevano
preferito tenere una posizione piuttosto fredda rispetto alla gravità
dell’accaduto. Der Spiegel rimarca come la maggioranza che governa
l’Ungheria in questi anni, i conservatori di Fidesz, abbiano
preferito tacere sull’orrore commesso contro i rom.
L’elettorato che sostiene il premier
Viktor Orbán si comprende anche di simpatizzanti dell’estrema
destra, e il leader magiaro, molto controverso all’estero ma
piuttosto popolare in patria, ha preferito evitare di intaccare i
suoi consensi con dichiarazioni di ferma condanna contro l’odio
razziale. Un sentimento condiviso anche dal resoconto dei media sul
processo, che viene derubricato a tragico fatto di cronaca,
sostanzialmente tacendo il drammatico risvolto politico della
vicenda. Un’organizzazione terroristica ha dato la caccia ad una
minoranza etnica, con il supporto di alcune strutture
dell’organizzazione statale ungherese. Un quadro inquietante e
drammatico, ma non per l’Ungheria di questo decennio evidentemente.
OMBRE SULLA POLIZIA
Il complice silenzio delle autorità
copre anche il parziale coinvolgimento di alcune strutture dello
stato in questa caccia ai rom che ha insanguinato l’Ungheria. Nel
corso delle indagini è infatti emerso come alcune delle persone ora
alla sbarra per gli omicidi fossero sorvegliate dai servizi segreti
per la loro militanza nei circuiti eversivi dell’estrema destra.
Uno degli accusati era informatore dell’intelligence militare, ed
al momento le ricerche su eventuali altri complici sono state
sostanzialmente messe nel congelatore. Altre ombre sono state gettate
dal comportamento della polizia di Tatárszentgyörgy, che nella
notte dell’assalto cercò di convincere la famiglia rom che si
sarebbe trattato di un guasto, mentre alcuni poliziotti urinarono
nella neve per coprire le tracce degli assaltatori neonazisti. DerSpiegel e Giornalettismo
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