martedì 15 ottobre 2013

Lombardia, lettera aperta a Riccardo De Corato

Gentile Consigliere regionale Riccardo De Corato,
sono una cittadina italiana e vivo nel cosiddetto “campo nomadi” di Mantova, in Lombardia.

Quando sono nata, settantuno anni fa, la mia famiglia era internata nel campo di concentramento di Prignano sulla Secchia, in Provincia di Modena. Un campo di concentramento istituito dalla dittatura fascista del Regno d'Italia solo per noi sinti, perchè eravamo ritenuti una “razza inferiore” che rischiava di “infettare gli italiani”. Dopo l'8 settembre 1943 la mia famiglia è scappata ed è riuscita a nascondersi e a non subire la deportazione nei campi di sterminio.

Vivo sola e secondo quanto previsto dalla Sua proposta di legge regionale, non avendo figli in età scolare, dovrei dopo tre mesi di permanenza nel mio luogo di residenza, appunto il “campo nomadi” di Mantova, andarmene perchè secondo Lei io sono “nomade”.

Da quando mi sono sposata ho sempre vissuto nel mantovano, prima giravo con le giostre. Poi con la crisi economica degli Anni Settanta ho dovuto fermarmi a Mantova, appunto nel “campo nomadi”. Con i miei figli ho cercato di costruirmi un percorso abitativo autonomo, fuori dal cosiddetto “campo nomadi”, ma l'Amministrazione comunale di Mantova ci osteggia.

Ora chiedo a Lei che dovrebbe rappresentare tutti i bisogni di noi lombardi, io dove dovrei andare? Dovrei andare in strada con la mia casa, la casa mobile, per essere cacciata ogni giorno?

Attendo una Sua risposta, cordialmente Marsilia Del Bar

P.S.

I “nomadi” sono un'invenzione razzista, noi siamo sinti italiani.

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