lunedì 27 gennaio 2014

Porrajmos

Era arrivata la primavera e dalla montagna c'eravamo spostati più in giù per la Valle dell'Adige, accampandoci in un vigneto vicino al fiume, tra Trento e Rovereto.

Usavo accompagnare mio nonno alla mattina quando andava al fiume per lavarsi. Quel giorno aveva visto un pesce nel fiume. Forse una trota. E per afferrala s'arrotolò su la manica della camicia. Riuscì a prenderla e me la mostrò: «Se avessimo avuto questo pesce quando eravamo nei campi...».

Nello stesso momento vidi le tracce di un numero tatuato sul suo braccio. E il nonno aggiunse: «Questo me lo hanno fatto i tedeschi, nei campi: nei Lager dove noi sinti venivamo marchiati come le bestie». Si volse di scatto verso il fiume ed io intuì che non voleva più parlare.

Solo molto più tardi, dopo due o tre anni, mi fece capire le sofferenze che aveva patito nei campi di concentramento.


da Appunti di Viaggio di Olimpio Cari

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