giovedì 18 dicembre 2014

Roma, mafia capitale e le responsabilità morali

Il quadro criminale mafioso delineato a Roma dalla Procura della Repubblica sulla gestione della cosiddetta “emergenza rom” ha sorpreso tutti, scuotendo fin dalle fondamenta l'Amministrazione capitolina. Quello che emerge dall'inchiesta e dalle notizie che continuano ad arrivare è un sistema che si auto-alimentava creando prima una presunta emergenza soffiando sul fuoco del malcontento generalizzato e indicando nei rom il capro espiatorio per poi proporre soluzioni di segregazione a cui tutte le Istituzioni hanno aderito, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero dell'Interno, alla Giunta Alemanno prima e la Giunta Marino dopo. Non mi stupirei se nelle prossime settimane la Procura inizi ad indagare anche sui rapporti tra i vari personaggi di Mafia Capitale e il giornalismo romano che ha bersagliato con campagne stampa indecenti le persone appartenenti alle minoranze linguistiche sinte e rom.

La Magistratura verificherà e punirà chi ha commesso dei reati, ma è indubbio che vi sono dei responsabili morali che hanno permesso che tutto ciò potesse accadere a Roma. Ma la cosiddetta “emergenza rom” non c'è stata solo a Roma, perchè i decreti voluti dall'allora Ministro degli Interni Roberto Maroni hanno coinvolto anche Milano, Torino, Napoli e Venezia. A Roma oggi iniziamo a capire come sono stati spesi i soldi, ma a Milano e nelle altre Città? Nessuno ad oggi ha dato delle spiegazioni. E sarà difficile avere spiegazioni da chi ha di fatto permesso lo scempio che è stato scoperchiato dalla Procura di Roma.


Proviamo a ripercorrere le tappe almeno a Roma. Nel 2008 l'allora Ministro Maroni fa firmare al Presidente Berlusconi tre decreti di emergenza per la Lombardia, la Campania e il Lazio. I prefetti di Milano, Napoli e Roma vengono nominati Commissari per la cosiddetta “emergenza nomadi” e vengono dotati di poteri illimitati. A Roma il Prefetto Mosca non si dimostra in linea con l'allora Ministro dell'Interno Maroni e viene immediatamente sostituito con il Prefetto Pecoraro che di fatto gestirà la cosiddetta “emergenza rom” in prima persona per quattro anni dal 2008 al 2012, insieme all'allora Sindaco di Roma Alemanno. I fondi fino al 2012 dal Ministero dell'Interno, da quanto ne sappiamo, arrivavano direttamente alla Prefettura di Roma. Se in un primo momento era la Prefettura a gestire direttamente i soldi, successivamente transitavano dal Comune di Roma che li “distribuiva”.

Nel febbraio 2012, dopo la caduta del Governo Berlusconi, il Governo Monti adotta il documento “Strategia nazionale d'inclusione dei rom, dei sinti e dei camminanti” in cui si condanna la gestione emergenziale che nel frattempo stava per essere demolita dalla Magistratura che l'ha ritenuta infondata, immotivata e illegittima. Il Governo Monti incarica l'UNAR a gestire la Strategia e i fondi già stanziati dal Ministero dell'Interno per l'emergenza che secondo un nostro calcolo dovevano essere 50milioni di euro per il biennio 2012/2013. Tutti i progetti dovevano essere rivisti e riscritti rispettando la Strategia nazionale e coinvolgendo gli stessi sinti e rom attraverso le loro associazioni, ma ciò non è successo perchè come denunciavano già da tempo le stesse associazioni sinte e rom non era di fatto cambiato nulla, ovvero i soldi non venivano certo spesi per l'inclusione dei rom ma per la loro reclusione.

Oggi tutte le persone che hanno gestito i fondi per i rom e sinti a Roma sono tutte ancora al loro posto: il Prefetto di Roma, i funzionari del Ministero dell'Interno, i funzionari dell'UNAR. Da notizie stampa sembra che nel Comune di Roma avverrà una rivoluzione tra Dirigenti e funzionari, questo è un bene, ma ciò dovrebbe avvenire anche per al Ministero dell'Interno come pure all'UNAR. Perchè la domanda che mi pongo è questa: il Prefetto Pecoraro come ha fatto a non accorgersi di nulla? E il Direttore dell'UNAR? E i funzionari del Ministero dell'Interno?

L'anno scorso è stato comunicato alle Associazioni sinte e rom che l'UNAR con il MIUR avevano avviato un progetto di scolarizzazione per minori sinti e rom in alcune Città italiane. Come sono stati spesi quei soldi? E' stato fatto un bando con gara d'appalto o un affidamento diretto? Quali sono stati i risultati? Perchè le associazioni sinte e rom non sono state coinvolte? Tutte domande che rimangono sospese e che a questo punto debbono avere delle risposte precise e puntuali.

La poca trasparenza e la poca partecipazione della Società civile è la madre di tutte le possibili nefandezze che come abbiamo visto sembrano siano state commesse a Roma, sarebbe ora che il Governo italiano metta in pratica quanto scritto nella Strategia nazionale, partendo da una reale partecipazione delle associazioni sinte e rom. di Carlo Berini

2 commenti:

Baucho ha detto...

Complimenti per questo articolo che è preciso e puntuale, ma oltre al lato economico, io temo che il nostro Stato italiano abbia generato con questi campi una situazione ben peggiore. Ha negato ai giovani la possibilità di scegliere la loro vita e il loro futuro. Spero che lo Stato italiano riconosca questo e restituisca ai giovani qualcosa, qualcosa di concreto, come un gesto di bontà nei loro confronti, finalmente! E dimostri loro come è e che cosa fa per riparare uno Stato di Diritto.
Grazie per questo articolo, e speriamo bene.

Anonimo ha detto...

"La Commissione per la Verità e la Riconciliazione, istituita nel 1995, si è occupata di raccogliere testimonianze sulle violazioni dei diritti umani...";

"diversificò la propria azione attraverso tre diversi comitati:

("Comitato sulle violazioni dei diritti umani") aveva lo scopo di chiarire gli abusi perpetrati contro il rispetto dei Diritti Umani fra il 1960 e il 1994;

("Comitato per la riabilitazione e riparazione") aveva il compito di assistere le vittime degli abusi, e aiutarle a recuperare la propria dignità morale e sociale;

...".

Fonte: Apartheid - Wikipedia; Commissione per la verità e la riconciliazione (Sudafrica) - Wikipedia.