Il report presentato oggi dal Naga è
frutto di un'attività di monitoraggio sul campo ed interviste ai
soggetti coinvolti: famiglie rom, Assessorato alla sicurezza, enti
gestori dei Centri di Emergenza Sociale (CES). L’indagine (vai all'abstract) ha lo
scopo di verificare l’applicazione delle Linee guida Rom, Sinti e
Caminanti adottate dal Comune di Milano nel 2012 con un’attenzione
particolare ai campi informali e ai CES. Il report analizza le
risorse e le azioni concrete messe in campo, i risultati ottenuti e
propone una serie di raccomandazioni.
“L'indagine che abbiamo condotto
mette in luce il persistere degli sgomberi e un investimento quasi
esclusivo in azioni di contrasto, a scapito di azioni volte
all’inclusione e all’integrazione dei cittadini rom e sinti. Ciò
che diciamo è reso evidente da alcuni dati che emergono
dall'indagine: soltanto nel periodo gennaio – settembre 2014 sono
stati eseguiti 191 sgomberi, cioè 5 alla settimana, per un totale di
2.276 persone sgomberate.
Inoltre gran parte delle risorse
economiche disponibili sono state stanziate per misure emergenziali,
temporanee e insufficienti come i CES (2.092.000 €, 36,7%), a
scapito di un maggiore e necessario investimento nel lavoro,
nell’integrazione scolastica e in diversificate soluzioni abitative
di medio e lungo termine. Per esempio, dei 240.000€ destinati dalle
Linee guida all'inclusione sociale, vengono destinati all’inclusione
scolastica appena 20.000€.” dichiarano i volontari del Naga che
hanno svolto l’indagine. “Per quanto riguarda in modo specifico i
CES, questi risultano essere strutture dove spesso vengono violati
diritti quali la vita familiare, la privacy, la libertà personale e
quella di movimento degli ospiti. Inoltre, al di là delle singole
gravi violazioni, crediamo che i CES rappresentino il riproporsi di
un approccio ghettizzante e di controllo, che non mette in campo
nuove soluzioni.” proseguono i volontari del Naga.
“Infine, complessivamente, la ricerca
ha dimostrato delle mancanze nell’implementazione delle Linee guida
e ha evidenziato come il Comune di Milano si sia concentrato soltanto
nelle azioni di controllo e di contrasto mentre molto scarse, in
alcuni casi nulle, sono state le risorse e le energie investite per
il raggiungimento di quelle finalità che si focalizzano sulla
dignità delle persone e contribuiscono a favorire la convivenza tra
rom e non rom, uscendo dalla logica del ghetto. Gestire la
segregazione e l’esclusione è anche più costoso che promuovere
l’inclusione.” concludono i volontari.
“Come Naga crediamo che l'intera
'questione rom' andrebbe ripensata, a partire da iniziative volte ad
intervenire sulla società maggioritaria per costruire canali di
dialogo tra mondi che poco si parlano, se non attraverso stereotipi,
e per provare a definire quali elementi culturali, politici e sociali
rendono ancora così difficoltoso un pieno godimento dei diritti
umani per tutte le persone che condividono lo stesso spazio urbano”,
dichiara Luca Cusani, presidente del Naga. “Nonostante le
intenzioni delle Linee guida, la loro applicazione dimostra, ancora
una volta, l'attuazione di un approccio securitario e di controllo,
approccio miope e fallimentare.” prosegue il presidente del Naga.
“Nell'immediato proponiamo una serie
di raccomandazioni che potrebbero contribuire a far partire un
percorso di questo tipo: destinare fondi ad azioni concrete volte a
favorire processi di convivenza civile; coinvolgere attivamente nelle
fasi di progettazione, realizzazione e gestione di qualsiasi progetto
i rom destinatari; sospendere nell’immediato ogni sgombero forzato;
riconoscere il diritto all’iscrizione anagrafica alle persone che
abitano negli insediamenti informali e nei centri di prima e seconda
accoglienza del Comune di Milano; garantire l’effettivo godimento
del diritto alla salute per tutte le persone accolte nei CES; attuare
nel medio-lungo periodo progetti di edilizia abitativa di tipo
diversificato; tutelare i minori (frequenza scolastica) e avviare
progetti di inclusione lavorativa e abitativa negli insediamenti
informali, fino all’accesso a soluzioni abitative adeguate”
conclude Cusani.
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