martedì 10 marzo 2015

Milano, indagine sull’applicazione delle Linee guida Rom, Sinti e Caminanti

Il report presentato oggi dal Naga è frutto di un'attività di monitoraggio sul campo ed interviste ai soggetti coinvolti: famiglie rom, Assessorato alla sicurezza, enti gestori dei Centri di Emergenza Sociale (CES). L’indagine (vai all'abstract) ha lo scopo di verificare l’applicazione delle Linee guida Rom, Sinti e Caminanti adottate dal Comune di Milano nel 2012 con un’attenzione particolare ai campi informali e ai CES. Il report analizza le risorse e le azioni concrete messe in campo, i risultati ottenuti e propone una serie di raccomandazioni.

“L'indagine che abbiamo condotto mette in luce il persistere degli sgomberi e un investimento quasi esclusivo in azioni di contrasto, a scapito di azioni volte all’inclusione e all’integrazione dei cittadini rom e sinti. Ciò che diciamo è reso evidente da alcuni dati che emergono dall'indagine: soltanto nel periodo gennaio – settembre 2014 sono stati eseguiti 191 sgomberi, cioè 5 alla settimana, per un totale di 2.276 persone sgomberate.


Inoltre gran parte delle risorse economiche disponibili sono state stanziate per misure emergenziali, temporanee e insufficienti come i CES (2.092.000 €, 36,7%), a scapito di un maggiore e necessario investimento nel lavoro, nell’integrazione scolastica e in diversificate soluzioni abitative di medio e lungo termine. Per esempio, dei 240.000€ destinati dalle Linee guida all'inclusione sociale, vengono destinati all’inclusione scolastica appena 20.000€.” dichiarano i volontari del Naga che hanno svolto l’indagine. “Per quanto riguarda in modo specifico i CES, questi risultano essere strutture dove spesso vengono violati diritti quali la vita familiare, la privacy, la libertà personale e quella di movimento degli ospiti. Inoltre, al di là delle singole gravi violazioni, crediamo che i CES rappresentino il riproporsi di un approccio ghettizzante e di controllo, che non mette in campo nuove soluzioni.” proseguono i volontari del Naga.

“Infine, complessivamente, la ricerca ha dimostrato delle mancanze nell’implementazione delle Linee guida e ha evidenziato come il Comune di Milano si sia concentrato soltanto nelle azioni di controllo e di contrasto mentre molto scarse, in alcuni casi nulle, sono state le risorse e le energie investite per il raggiungimento di quelle finalità che si focalizzano sulla dignità delle persone e contribuiscono a favorire la convivenza tra rom e non rom, uscendo dalla logica del ghetto. Gestire la segregazione e l’esclusione è anche più costoso che promuovere l’inclusione.” concludono i volontari.

“Come Naga crediamo che l'intera 'questione rom' andrebbe ripensata, a partire da iniziative volte ad intervenire sulla società maggioritaria per costruire canali di dialogo tra mondi che poco si parlano, se non attraverso stereotipi, e per provare a definire quali elementi culturali, politici e sociali rendono ancora così difficoltoso un pieno godimento dei diritti umani per tutte le persone che condividono lo stesso spazio urbano”, dichiara Luca Cusani, presidente del Naga. “Nonostante le intenzioni delle Linee guida, la loro applicazione dimostra, ancora una volta, l'attuazione di un approccio securitario e di controllo, approccio miope e fallimentare.” prosegue il presidente del Naga.

“Nell'immediato proponiamo una serie di raccomandazioni che potrebbero contribuire a far partire un percorso di questo tipo: destinare fondi ad azioni concrete volte a favorire processi di convivenza civile; coinvolgere attivamente nelle fasi di progettazione, realizzazione e gestione di qualsiasi progetto i rom destinatari; sospendere nell’immediato ogni sgombero forzato; riconoscere il diritto all’iscrizione anagrafica alle persone che abitano negli insediamenti informali e nei centri di prima e seconda accoglienza del Comune di Milano; garantire l’effettivo godimento del diritto alla salute per tutte le persone accolte nei CES; attuare nel medio-lungo periodo progetti di edilizia abitativa di tipo diversificato; tutelare i minori (frequenza scolastica) e avviare progetti di inclusione lavorativa e abitativa negli insediamenti informali, fino all’accesso a soluzioni abitative adeguate” conclude Cusani.

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