martedì 19 maggio 2015

Bologna, un atto politico dei sinti

La manifestazione di Bologna è stata un grande successo creato dai due più importanti leader sinti in Italia, Davide Casadio dell'associazione Sinti Italiani e Radames Gabrielli dell'associazione Nevo Drom. Una manifestazione voluta per affermare in Italia che i sinti esistono e che sono pronti a scendere in piazza con la società civile per dire basta al razzismo e alla xenofobia contro i sinti e i rom.

Inevitabilmente ci sono stati degli attacchi strumentali da parte delle forze politiche xenofobe, quali la Lega Nord, Fratelli d'Italia e Forza Nuova. Era prevedibile che chi alimenta il razzismo in Italia sia rimasto in un angolo della Bologna solidale, starnazzando e insultando centinaia e centinaia di persone che chiedevano rispetto.

Quello che però alcuni non hanno ancora capito è che la ledership sinta ha compiuto un atto politico e come qualsiasi atto politico ha avuto ed avrà forti opposizioni perchè punta a creare uno spazio che inevitabilmente sarà tolto ad altre persone che dovranno per questo limitare il proprio agire.


Un atto politico che si è potuto concretizzato perchè la leadership sinta è probabilmente l'unica ad essere rappresentativa in Italia, come si è dimostrato a Milano nel febbraio 2009, a Roma nel novembre 2011 e a Bologna il 16 maggio. Rappresentativa perchè ha una base solida che è pronta a muoversi da tutta l'Italia e perchè è riuscita a creare una rete di associazioni locali che è forse unica in Europa.

Un atto politico che non vuole dividere i sinti dai rom, come alcuni pensano e scrivono. Ma un atto politico per riequilibrare la leadership in Italia della minoranza sinta e rom, oggi troppo sbilanciata a favore dei leader rom che in queste settimane, seppur visibili sui media, non sono stati ritenuti capaci dai sinti di affrontare la campagna xenofoba e razzista in atto.

Di fronte all'incapacità di mettere un argine a quello che sta succedendo in Italia, la leadership sinta si è mobilitata per dare un segnale forte e far sentire la propria voce in Italia per dire no al razzismo che colpisce la minoranza sinta e rom.

Gli interventi sul palco a Bologna hanno rimarcato tutti il no al razzismo che colpisce la minoranza sinta e rom. I leader sinti in questo, a differenza di alcuni leader rom, sono molto attenti a non escludere. Chiedono con forza che quando si parla in pubblico bisogna sempre citare sia i sinti che i rom. Ma rivendicano anche che i sinti vogliono sentire pubblicamente la voce dei loro leader.

E' necessario che tutti se ne facciano una ragione i sinti esistono. C'è in Italia, come in Germania, un'unica minoranza, formata da due comunità i sinti e i rom, eguali e di pari dignità. E ogni volta che un leader rom farà un intervento pubblico senza rimarcare questa realtà, creerà inevitabilmente un solco che domani potrà diventare incolmabile. di Carlo Berini

3 commenti:

rubri ha detto...

OK, i sinti esistono. Bravissimi a farvi sentire. Però anch'io esisto. Tutti esistono. Se io mi raduno insieme con altre persone possiamo dire che siamo una minoranza come si dice per i sinti o i rom? Allora che cosa cambia? Secondo me gli italiani sinti si radunano come può fare qualsiasi altro gruppo di persone. Per esempio se io insieme con altre persone mi radunassi e dicessi che siamo una minoranza da tutelare, avremmo anche noi il diritto di essere tutelati?
Grazie e saluti.

u velto ha detto...

La costituzione prevede con l'Articolo 6 la tutela per le minoranze storico linguistiche. Qunidi minoranze ben identificate storicamente e parlanti una lingua propria.

rubri ha detto...

Art. 6
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Non tutte le minoranze linguistiche sono tutelate. Il Piemontese e il Veneto mi pare siano tutelati solo a livello regionale.