Egregio signor Salvini,
la “ruspa” è un simbolo
totalizzante: dietro di sé lascia solo un terreno spianato senza più
alcuna traccia della vita che vi cresceva. La feccia della società”
è un concetto in base al quale dal 1933 al 1945 sono stati
sterminati milioni di vecchi, di bambini, di donne e uomini, di
ebrei, di rom e sinti, di omosessuali, di portatori di handicap e di
idee contrarie al regime nei campi di sterminio di nazisti e
fascisti.
Con questi simboli e con questi
concetti, oggi, voi che siete anche rappresentanti del popolo
italiano nel Parlamento italiano e in quello europeo e leader
politici che vogliono governare il Paese, affrontate il problema
delle comunità rom e sinte regolari e non regolari e con questi
simboli e questi concetti pensate di risolverlo. In realtà sapete di
avvelenare la società per un pugno di voti indicando a un disagio
diffuso e reale un facile capro espiatorio, un intero popolo messo ai
margini fisici e sociali. Questo veleno io lo percepisco tutti i
giorni nei messaggi dei suoi seguaci che come minimo mi vogliono
stuprare, possibilmente per strada, altrimenti più drasticamente
dicono che “la zingara bisogna ammazzarla”.
Perché altrimenti entrare in un campo
con decine di poliziotti e carabinieri e di giornalisti? Perché
altrimenti indicare una soluzione che non è una soluzione: dopo la
ruspa, cosa? Perché altrimenti non vi ponete il problema dei soldi
stanziati dall’Europa per i rom e i sinti che di questi soldi
vedono solo i lager nei quali vengono rinchiusi? Perché altrimenti
non vi confrontate con gli unici che possono risolvere il problema e
che sono proprio i rom e i sinti?
Non voglio spiegare a lei che contro
l’offuscamento delle ragioni della convivenza civile, della
tolleranza, dell’inclusione, oggi non sono più sufficienti gli
appelli alla ragione, alla tolleranza, all’inclusione, non basta
più neppure il richiamo al comune senso di appartenenza umana. Tutto
è spazzato via dalla ruspa e annegato nell’immagine della feccia
della società.
So che non potrà accettarla perché in
campagna elettorale “chi vusa più sé la vacca l’è sua”, ma
io le faccio una proposta semplice: lasci perdere la ruspa e affronti
quella che voi chiamate “feccia della società” e i problemi
della sua presenza, del suo modo di essere, di come possiamo essere
inclusi nella società portando il nostro contributo a una convivenza
civile. Per questo non servono ruspe, non servono carabinieri e
giornalisti malevoli basta solo un po’ di quel buon senso che ogni
politico dovrebbe avere: guardare i problemi, analizzarli e proporre
soluzioni ragionevoli per il bene collettivo.
Si comporti da politico vero: accetti
un confronto con le comunità sui problemi che vivono loro e sui
problemi che vivono i cittadini “normali”e su quali sono le
soluzioni per la realtà quotidiana non per la campagna elettorale.
La invito a Milano, la sua e la mia
città, sabato 23 pomeriggio, a sedersi intorno a un tavolo con i
rappresentanti dei campi e vediamo cosa succede. Noi offriamo, come
sempre, il caffè e un bicchiere d’acqua fresca.
1 commento:
Quando i campi saranno stati lasciati ci vorrà la ruspa per liberare l'area da tutti i rottami che rimarranno dopo che i campi saranno stati abbandonati. Oppure le persone che ora vivono nei campi dovranno rimette tutto a posto con il loro lavoro.
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