giovedì 31 dicembre 2015

Riconoscimento, la risposta di Sucar Drom ad OsservAzione

In questi mesi la Federazione Rom e Sinti Insieme ha dato una nuova importante spinta al dibattito per il riconoscimento a sinti e rom dello status di minoranza. Lo ha fatto proponendo la legge d'iniziativa popolare “Norme per la tutela e lepari opportunità della minoranza storico-linguistica dei Rom e dei Sinti” e aggregando intorno a questa proposta 43 associazioni sinte e rom, intellettuali, formazione politiche e sindacali e associazioni nazionali. Non hanno voluto discutere questa proposta di legge fin dall'inizio della sua formulazione la Fondazione Romanì che nelle ultime settimane ha presentato una sua proposta di legge e OsservAzione che rimane legata alla proposta di una semplice modifica della Legge 482/99.

Un ruolo importante nella Federazione lo ha svolto Sucar Drom che si è spesa nei mesi di preparazione e condivisione della proposta di legge d'iniziativa popolare. Sucar Drom a partire dal 2005 si è impegnata a livello nazionale su tre direttrici: implementare percorsi di partecipazione, contrastare le discriminazioni e stimolare il riconoscimento dello status di minoranza. Nel 2007 a Mantova è nato il Comitato Rom e Sinti Insieme che si è formato con l'obiettivo di promuovere il riconoscimento dello status di minoranza. In quell'anno le associazioni costituite erano Sucar Drom, Them Romano, Nevo Drom, Amalipe Romano e RomSinti@Politica. Oggi le associazioni sinte e rom sono più di cinquanta perchè in quell'anno si ruppe per sempre l'egemonia culturale esercitata dalle associazioni cosiddette pro rom e sinti.

Nel 2007 eravamo tutti convinti che il riconoscimento dello status di minoranza passasse per una modifica della legge 482/99, bastava inserire la dicitura “sinti e rom” nell'elenco delle minoranze linguistiche tutelate. Una legge che aveva visto esclusi i sinti e rom durante il dibattito e l'approvazione della legge in Aula, di fatto per un atteggiamento pregiudizievole. Ma si consideri che prima di essere approvata la Legge 482/99 è stata causa di un dibattito durato trent'anni tra le forze politiche. Nella scrittura definitiva della legge si è tenuto come criterio unico la territorialità e come ha scritto lo scomparso Claudio Marta l'impostazione della Legge 482/99 lega la tutela al "vincolo stabile tra la minoranza e una determinata porzione di territorio nazionale" (1).

Proviamo ad immaginare che venga modificata dal Parlamento la Legge 482/99 e i sinti e i rom fossero inclusi nella legge come propone OsservAzione e come propone in parte la Fondazione Romanì; cosa succederebbe, per esempio, a Mantova? I circa 150 sinti e rom iscritti alle liste elettorali andrebbero in Comune e chiederebbero il riconoscimento, ma in Comune gli risponderebbero che non possono essere riconosciuti perchè sono troppo pochi. Secondo quanto disposto dalla legge, sarebbero riconosciuti solo se fossero in 5.800 persone a dichiarare di essere sinti e rom o richiedere il riconoscimento, ovvero il quindici per cento dei cittadini iscritti nelle liste elettorali e residenti a Mantova. Una condizione che non si avrebbe probabilmente in nessun Comune italiano.


La legge offre un'altra possibilità il referendum comunale in cui si pronunci favorevolmente la maggioranza dei Cittadini mantovani. Per tenere il referendum a Mantova bisogna che venti persone presentino il quesito ad un'apposita Commissione che a suo insindacabile giudizio può ammettere o meno il referendum. Una volta passato l'esame della Commissione bisogna raccogliere in tre mesi circa 1900 firme di elettori nel Comune di Mantova. Si consideri che in 4 mesi di campagna per la legge d'iniziativa popolare le firme raccolte sono state circa 700 e ci hanno detto che è stato un successo, a Mantova di solito sulle proposte di legge d'iniziativa popolare se ne raccolgono circa 300.

Ma la legge offre un'ulteriore possibilità ai sinti e rom mantovani, convincere un terzo dei consiglieri comunali a farne richiesta. Bisogna riuscire a fare in modo che 11 consiglieri chiedano espressamente il riconoscimento per i sinti e rom mantovani. Forse questo è possibile a Mantova, grazie alla presenza di Sucar Drom e al lavoro fatto in questi anni. Ma quanti sarebbero i Comuni che seguirebbero l'esempio di Mantova? Pochi, forse pochissimi. Ma nel frattempo immaginiamo che a Mantova i sinti e rom siano riconosciuti, cosa succede adesso?

Il primo passo è la votazione in Consiglio provinciale per delimitare l'ambito territoriale in cui si applicano le disposizioni contenute nella Legge 482/99, in questo caso l'ambito territoriale del Comune di Mantova. Inevitabilmente tutti i sinti e rom che abitano nei diversi Comuni della Provincia di Mantova ne sarebbero esclusi. Il secondo passo è coordinare i vari Enti locali coinvolti, proviamo ad elencare alcuni Comuni capoluogo lombardi dove si sono espresse delle sensibilità: Pavia, Cremona, Brescia. E facciamo affidamento che queste sensibilità sappiano convincere un terzo dei consiglieri comunali di ogni Comune a richiedere il riconoscimento a sinti e rom. E' realisticamente quasi impossibile, ma proviamoci...

Il terzo passo è coordinarsi con la Regione Lombardia che deve metterci i fondi per sostenere: l'editoria; le emittenti radiotelevisive; le associazioni riconosciute e radicate nel territorio che abbiano come finalità la salvaguardia delle minoranze linguistiche; la creazione di appositi istituti per la tutela delle tradizioni linguistiche e culturali. Pensate davvero che la Regione Lombardia possa erogare dei fondi per sostenere tali iniziative? L'attuale maggioranza in Consiglio regionale si stringe intorno ad una ruspa per una fotografia di gruppo dopo l'abrogazione delle Legge 77/89 e l'esperienza nel Comune di Milano del centro-sinistra negli ultimi cinque anni è stata molto deludente. Difficile pensare una Regione Lombardia che stanzia dei fondi per rom e sinti, almeno oggi. In definitiva l'applicazione o meno di queste norme è lasciato alla sensibilità dell'Amministrazione regionale.

Il cuore della 482/99 è il diritto all'insegnamento della propria lingua nella scuola e il diritto di parlare la propria lingua negli uffici delle Amministrazioni pubbliche. Questo è l'unica discriminazione positiva concreta e importante che i sinti e rom, in quanto appartenenti ad una minoranza linguistica, potranno godere. Non senza difficoltà perchè il fondo stanziato dallo Stato si assottiglia, nel 2002 i fondi statali erano quasi euro 14 milioni, ma dopo sette anni nel 2009 quei fondi erano scesi a euro due milioni.

Prima riflessione. La stragrande maggioranza dei sinti e dei rom in Italia con la semplice modifica della Legge 482/99 non godrà delle norme del riconoscimento. Non potranno goderne i sinti e i rom Cittadini italiani perché sono presenti su tutto il territorio italiano in numeri bassissimi e per provare ad essere riconosciuti sul singolo territorio dovrebbero compiere uno sforzo immane per convincere un terzo dei Consiglieri comunali a dichiararsi per il riconoscimento. Per avere una copertura totale del riconoscimento su tutto il territorio nazionale si impiegherebbero decenni. Non potranno goderne i rom immigrati, neppure nel caso abitino in un territorio incluso alla tutela. Non potranno goderne i rom che sono in stato di apolidia che rimarranno degli invisibili.

Seconda riflessione. Fino a qualche decennio fa si affermava che i sinti e rom dovessero essere trattati in maniera uguale a tutti gli altri Cittadini italiani. Si negava che fossero una minoranza e abbisognassero, come qualsiasi altra minoranza, di norme ad hoc per godere dei diritti che tutti godono in quanto Cittadini italiani. Per tanto nella fase finale dell'approvazione della Legge 482 nel dicembre del 1999, si arrivò molto impreparati e non si riusci ad offrire un contributo al dibattito parlamentare. Oggi alcuni, pochi a dire la verità, affermano: il riconoscimento passa esclusivamente da una modifica della Legge 482/99. La domanda da porsi è: perché le minoranze numericamente più rilevanti hanno una o più leggi e norme di tutela, oltre alla 482/99? Perchè la Legge 482/99 non ha la capacità di far godere a chi appartiene ad una specifica minoranza quei diritti che sono goduti appunto da tutti i Cittadini italiani. L'atteggiamento pregiudizievole, come quello espresso da OsservAzione, all'introduzione in una proposta di norme ad hoc di tutela dei diritti specifici di minoranza, implica il negare lo stesso concetto di riconoscimento e farebbe compiere al dibattito un ritorno a posizioni tenute dalle associazioni pro sinti e rom negli Anni Ottanta e Novanta.

Terza riflessione. In Italia le persone appartenenti alla minoranza sinta e rom sono “spesso discriminate, emarginate e stigmatizzate” (2). La situazione è talmente grave che per esempio tutta la Strategia nazionale, adottata dal Governo italiano nel febbraio 2012, è incentrata sull'anti-discriminazione. Pensiamo che le norme per il contrasto alle discriminazioni non siano sufficienti, sono necessarie norme legislative positive ad hoc che accelerino i processi di riequilibrio. C'è bisogno di discriminazioni positive in tutti gli ambiti che offrano giustizia alle persone. Quindi non riteniamo sufficienti le discriminazioni positive che riguardano la lingua, come propone implicitamente OsservAzione ed esplicitamente la Fondazione Romanì, ma pensiamo si debbano introdurre discriminazioni positive in altri ambiti, come per esempio l'abitare e il lavoro. Per altro sono azioni che da anni tutte le Istituzioni internazionali chiedono all'Italia di strutturare.

Quarta riflessione. In Italia le persone appartenenti alla minoranza sinta e rom hanno subito in Italia una persecuzione su base razziale iniziata negli Venti, fino all'internamento in appositi campi di concentramento dal settembre 1940. Ad oggi lo Stato italiano non ha risarcito in alcun modo sinti e rom delle persecuzioni subite. Il Porrajmos non è inserito nella Legge 211 del 20 luglio 2000 che istituisce Il Giorno della Memoria. Il tema del risarcimento deve secondo noi entrare nel dibattito pubblico, ad oggi sempre assente.

Queste riflessioni riportate sinteticamente sono alla base del ripensamento avuto come associazione Sucar Drom dalla posizione espressa nell'aprile 2007 per la semplice modifica della Legge 482/99. Importanti sono stati gli incontri preparatori al convegno “la condizione giuridica di rom e sinti in Italia” del 2010, dove abbiamo potuto proporre le norme che trovate inserite nella proposta di legge presentata da Bonetti, Simoni e Vitale al termine del convegno del 2010. Ed è proprio quella proposta che è alla base della nostra proposta di legge d'iniziativa popolare “Norme per la tutela e le pari opportunità della minoranza storico-linguistica dei Rom e dei Sinti”. Sinti e rom non godono dei diritti che godono tutti i Cittadini dalla nascita ed è indispensabile la presenza di norme ad hoc, ovvero discriminazioni positive, non solo per l'introduzione della lingua nelle scuole e negli uffici pubblici, che facciano godere i diritti a tutte le persone appartenenti alla minoranza sinta e rom.

Nella proposta di legge d'iniziativa popolare “Norme per la tutela e le pari opportunità della minoranza storico-linguistica dei Rom e dei Sinti” sono presenti norme legislative positive in diversi ambiti. Per esempio, in nessuna Legge urbanistica regionale c'è una norma nei confronti dei bisogni abitativi espressi in particolare dai sinti. Tant'è che a cascata nessun Consiglio comunale ha mai introdotto delle aree di espansione abitativa per le necessità espresse sul territorio appunto dalla famiglie sinte. Con il risultato che le famiglie rimangono ghettizzate e segregate nei cosiddetti “campi nomadi”. Crediamo che la situazione in molti Comuni del Nord Italia cambierebbe in maniera radicale, se vi fosse una norma che impone al singolo Comune di indicare le aree di espansione per le necessità espresse dalle famiglie sinte, perchè si avrebbe la possibilità di citarlo in giudizio se non ottempererebbe alla norma. Ci chiedono perchè questa norma solo per i sinti? Per la semplice ragione che ad oggi sono solo loro che lo chiedono e sono solo loro che sono di fatto costretti a vivere nei cosiddetti “campi nomadi”.

Per altro in Italia c'è un ossessione sulla questione abitativa. Uno degli errori fatti nei passati anni è stato quello tralasciare ambiti importanti come quello della cultura o del lavoro. Nessuno contesta la nostra proposta del riconoscimento dell'8 aprile e l'istituzione della “Settimana delle culture sinte e rom”, anzi in parte ci copiano e ne siamo felici. Come nessuno contesta la formulazione ampia e dettagliata sull'uso della lingua, sul sostegno all'editoria e alle associazioni. Nessuno contesta il sostegno all'arte e alla musica espressione della cultura sinta e rom. Nessuno contesta la valorizzazione, la tutela, l'incoraggiamento, la promozione delle espressioni artistiche e culturali dei rom e dei sinti. Nessuno contesta per esempio l'art. 24 della nostra legge che darebbe rilevanza alle persecuzioni subite durante il fascismo.

Una critica posta da OsservAzione è che la proposta di legge “Norme per la tutela e le pari opportunità della minoranza storico-linguistica dei Rom e dei Sinti” fisserebbe e cristallizzerebbe i canoni culturali delle comunità sinte e rom, negando la possibilità del cambiamento culturale. A questa critica rispondiamo che la legge non fissa e non cristallizza nulla. Non afferma o declina per esempio un modello di famiglia patriarcale anche perchè vi sono tante famiglie allargate sinte e rom che si declinano con un modello di famiglia marcatamente matriarcale. Noi crediamo che le culture vive siano in continua evoluzione. Una cultura ferma è una cultura che scompare. La cultura espressa da sinti e rom è una cultura in fermento, esuberante, vivissima, in continuo cambiamento. La proposta di legge non fissa degli standard, ma offre degli strumenti per poter tutelare e per l'appunto sviluppare la cultura.

In ultimo, due brevi considerazioni e una domanda

La proposta di legge “Norme per la tutela e le pari opportunità della minoranza storico-linguistica dei Rom e dei Sinti” è stata sottoscritta dalla quasi totalità delle associazioni sinte e rom presenti in Italia. E' una proposta di legge che unisce e chi afferma il contrario sbaglia.

Si, è vero, le discriminazioni positive possono essere intese come “privilegi” da chi agita la ruspa contro le persone appartenenti alla minoranza sinta e rom. Sta a noi spiegare a tutte e tutti che le discriminazioni positive non sono privilegi, ma norme indispensabili per la giustizia in questo Paese.

Sono 45 gli articoli della proposta di legge che abbiamo presentato. Invitiamo tutti e tutte a leggerla con attenzione e a chiedersi: cosa cambierebbe in concreto qui dove abito io se questa legge fosse approvata domani?


Consiglio direttivo
Sucar Drom




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1) Claudio Marta, Minoranze e lingue minoritarie. Atti del Convegno internazionale, Napoli, Istituto Universitario Orientale, 6-7 aprile 1995, a cura di Cristina Vallini, Napoli 1996, p. 252

2) Strategia nazionale d’inclusione dei rom, dei sinti, e dei caminanti 2012/2020 - Attuazione Comunicazione Commissione europea n.173/2011, pagina 8, http://www.unar.it/unar/portal/?p=1923

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