In questi mesi la Federazione Rom e Sinti Insieme ha dato una nuova importante spinta al dibattito per il
riconoscimento a sinti e rom dello status di minoranza. Lo ha fatto
proponendo la legge d'iniziativa popolare “Norme per la tutela e lepari opportunità della minoranza storico-linguistica dei Rom e dei Sinti” e aggregando intorno a questa proposta 43 associazioni sinte
e rom, intellettuali, formazione politiche e sindacali e associazioni
nazionali. Non hanno voluto discutere questa proposta di legge fin
dall'inizio della sua formulazione la Fondazione Romanì che nelle
ultime settimane ha presentato una sua proposta di legge e
OsservAzione che rimane legata alla proposta di una semplice modifica
della Legge 482/99.
Un ruolo importante nella Federazione
lo ha svolto Sucar Drom che si è spesa nei mesi di preparazione e
condivisione della proposta di legge d'iniziativa popolare. Sucar
Drom a partire dal 2005 si è impegnata a livello nazionale su tre
direttrici: implementare percorsi di partecipazione, contrastare le
discriminazioni e stimolare il riconoscimento dello status di
minoranza. Nel 2007 a Mantova è nato il Comitato Rom e Sinti Insieme
che si è formato con l'obiettivo di promuovere il riconoscimento
dello status di minoranza. In quell'anno le associazioni costituite
erano Sucar Drom, Them Romano, Nevo Drom, Amalipe Romano e
RomSinti@Politica. Oggi le associazioni sinte e rom sono più di
cinquanta perchè in quell'anno si ruppe per sempre l'egemonia
culturale esercitata dalle associazioni cosiddette pro rom e sinti.
Nel 2007 eravamo tutti convinti che il
riconoscimento dello status di minoranza passasse per una modifica
della legge 482/99, bastava inserire la dicitura “sinti e rom”
nell'elenco delle minoranze linguistiche tutelate. Una legge che
aveva visto esclusi i sinti e rom durante il dibattito e
l'approvazione della legge in Aula, di fatto per un atteggiamento
pregiudizievole. Ma si consideri che prima di essere approvata la
Legge 482/99 è stata causa di un dibattito durato trent'anni tra le
forze politiche. Nella scrittura definitiva della legge si è tenuto
come criterio unico la territorialità e come ha scritto lo scomparso
Claudio Marta l'impostazione della Legge 482/99 lega la tutela al
"vincolo stabile tra la minoranza e una determinata porzione di
territorio nazionale" (1).
Proviamo ad immaginare che venga
modificata dal Parlamento la Legge 482/99 e i sinti e i rom fossero
inclusi nella legge come propone OsservAzione e come propone in parte
la Fondazione Romanì; cosa succederebbe, per esempio, a Mantova? I
circa 150 sinti e rom iscritti alle liste elettorali andrebbero in
Comune e chiederebbero il riconoscimento, ma in Comune gli
risponderebbero che non possono essere riconosciuti perchè sono
troppo pochi. Secondo quanto disposto dalla legge, sarebbero
riconosciuti solo se fossero in 5.800 persone a dichiarare di essere
sinti e rom o richiedere il riconoscimento, ovvero il quindici per
cento dei cittadini iscritti nelle liste elettorali e residenti a
Mantova. Una condizione che non si avrebbe probabilmente in nessun
Comune italiano.
La legge offre un'altra possibilità il
referendum comunale in cui si pronunci favorevolmente la maggioranza
dei Cittadini mantovani. Per tenere il referendum a Mantova bisogna
che venti persone presentino il quesito ad un'apposita Commissione
che a suo insindacabile giudizio può ammettere o meno il referendum.
Una volta passato l'esame della Commissione bisogna raccogliere in
tre mesi circa 1900 firme di elettori nel Comune di Mantova. Si
consideri che in 4 mesi di campagna per la legge d'iniziativa
popolare le firme raccolte sono state circa 700 e ci hanno detto che
è stato un successo, a Mantova di solito sulle proposte di legge
d'iniziativa popolare se ne raccolgono circa 300.
Ma la legge offre un'ulteriore
possibilità ai sinti e rom mantovani, convincere un terzo dei
consiglieri comunali a farne richiesta. Bisogna riuscire a fare in
modo che 11 consiglieri chiedano espressamente il riconoscimento per
i sinti e rom mantovani. Forse questo è possibile a Mantova, grazie
alla presenza di Sucar Drom e al lavoro fatto in questi anni. Ma
quanti sarebbero i Comuni che seguirebbero l'esempio di Mantova?
Pochi, forse pochissimi. Ma nel frattempo immaginiamo che a Mantova i
sinti e rom siano riconosciuti, cosa succede adesso?
Il primo passo è la votazione in
Consiglio provinciale per delimitare l'ambito territoriale in cui si
applicano le disposizioni contenute nella Legge 482/99, in questo
caso l'ambito territoriale del Comune di Mantova. Inevitabilmente
tutti i sinti e rom che abitano nei diversi Comuni della Provincia di
Mantova ne sarebbero esclusi. Il secondo passo è coordinare i vari
Enti locali coinvolti, proviamo ad elencare alcuni Comuni capoluogo
lombardi dove si sono espresse delle sensibilità: Pavia, Cremona,
Brescia. E facciamo affidamento che queste sensibilità sappiano
convincere un terzo dei consiglieri comunali di ogni Comune a
richiedere il riconoscimento a sinti e rom. E' realisticamente quasi
impossibile, ma proviamoci...
Il terzo passo è coordinarsi con la
Regione Lombardia che deve metterci i fondi per sostenere:
l'editoria; le emittenti radiotelevisive; le associazioni
riconosciute e radicate nel territorio che abbiano come finalità la
salvaguardia delle minoranze linguistiche; la creazione di appositi
istituti per la tutela delle tradizioni linguistiche e culturali.
Pensate davvero che la Regione Lombardia possa erogare dei fondi per
sostenere tali iniziative? L'attuale maggioranza in Consiglio
regionale si stringe intorno ad una ruspa per una fotografia di
gruppo dopo l'abrogazione delle Legge 77/89 e l'esperienza nel Comune
di Milano del centro-sinistra negli ultimi cinque anni è stata molto
deludente. Difficile pensare una Regione Lombardia che stanzia dei
fondi per rom e sinti, almeno oggi. In definitiva l'applicazione o
meno di queste norme è lasciato alla sensibilità
dell'Amministrazione regionale.
Il cuore della 482/99 è il diritto
all'insegnamento della propria lingua nella scuola e il diritto di
parlare la propria lingua negli uffici delle Amministrazioni
pubbliche. Questo è l'unica discriminazione positiva concreta e
importante che i sinti e rom, in quanto appartenenti ad una minoranza
linguistica, potranno godere. Non senza difficoltà perchè il fondo
stanziato dallo Stato si assottiglia, nel 2002 i fondi statali erano
quasi euro 14 milioni, ma dopo sette anni nel 2009 quei fondi erano
scesi a euro due milioni.
Prima riflessione. La stragrande
maggioranza dei sinti e dei rom in Italia con la semplice modifica
della Legge 482/99 non godrà delle norme del riconoscimento. Non
potranno goderne i sinti e i rom Cittadini italiani perché sono
presenti su tutto il territorio italiano in numeri bassissimi e per
provare ad essere riconosciuti sul singolo territorio dovrebbero
compiere uno sforzo immane per convincere un terzo dei Consiglieri
comunali a dichiararsi per il riconoscimento. Per avere una copertura
totale del riconoscimento su tutto il territorio nazionale si
impiegherebbero decenni. Non potranno goderne i rom immigrati,
neppure nel caso abitino in un territorio incluso alla tutela. Non
potranno goderne i rom che sono in stato di apolidia che rimarranno
degli invisibili.
Seconda riflessione. Fino a qualche
decennio fa si affermava che i sinti e rom dovessero essere trattati
in maniera uguale a tutti gli altri Cittadini italiani. Si negava che
fossero una minoranza e abbisognassero, come qualsiasi altra
minoranza, di norme ad hoc per godere dei diritti che tutti godono in
quanto Cittadini italiani. Per tanto nella fase finale
dell'approvazione della Legge 482 nel dicembre del 1999, si arrivò
molto impreparati e non si riusci ad offrire un contributo al
dibattito parlamentare. Oggi alcuni, pochi a dire la verità,
affermano: il riconoscimento passa esclusivamente da una modifica
della Legge 482/99. La domanda da porsi è: perché le minoranze
numericamente più rilevanti hanno una o più leggi e norme di
tutela, oltre alla 482/99? Perchè la Legge 482/99 non ha la capacità
di far godere a chi appartiene ad una specifica minoranza quei
diritti che sono goduti appunto da tutti i Cittadini italiani.
L'atteggiamento pregiudizievole, come quello espresso da
OsservAzione, all'introduzione in una proposta di norme ad hoc di
tutela dei diritti specifici di minoranza, implica il negare lo
stesso concetto di riconoscimento e farebbe compiere al dibattito un
ritorno a posizioni tenute dalle associazioni pro sinti e rom negli
Anni Ottanta e Novanta.
Terza riflessione. In Italia le persone
appartenenti alla minoranza sinta e rom sono “spesso discriminate,
emarginate e stigmatizzate” (2). La situazione è talmente grave
che per esempio tutta la Strategia nazionale, adottata dal Governo
italiano nel febbraio 2012, è incentrata sull'anti-discriminazione.
Pensiamo che le norme per il contrasto alle discriminazioni non siano
sufficienti, sono necessarie norme legislative positive ad hoc che
accelerino i processi di riequilibrio. C'è bisogno di
discriminazioni positive in tutti gli ambiti che offrano giustizia
alle persone. Quindi non riteniamo sufficienti le discriminazioni
positive che riguardano la lingua, come propone implicitamente
OsservAzione ed esplicitamente la Fondazione Romanì, ma pensiamo si
debbano introdurre discriminazioni positive in altri ambiti, come per
esempio l'abitare e il lavoro. Per altro sono azioni che da anni
tutte le Istituzioni internazionali chiedono all'Italia di
strutturare.
Quarta riflessione. In Italia le
persone appartenenti alla minoranza sinta e rom hanno subito in
Italia una persecuzione su base razziale iniziata negli Venti, fino
all'internamento in appositi campi di concentramento dal settembre
1940. Ad oggi lo Stato italiano non ha risarcito in alcun modo sinti
e rom delle persecuzioni subite. Il Porrajmos non è inserito nella
Legge 211 del 20 luglio 2000 che istituisce Il Giorno della Memoria.
Il tema del risarcimento deve secondo noi entrare nel dibattito
pubblico, ad oggi sempre assente.
Queste riflessioni riportate
sinteticamente sono alla base del ripensamento avuto come
associazione Sucar Drom dalla posizione espressa nell'aprile 2007 per
la semplice modifica della Legge 482/99. Importanti sono stati gli
incontri preparatori al convegno “la condizione giuridica di rom e
sinti in Italia” del 2010, dove abbiamo potuto proporre le norme
che trovate inserite nella proposta di legge presentata da Bonetti,
Simoni e Vitale al termine del convegno del 2010. Ed è proprio
quella proposta che è alla base della nostra proposta di legge
d'iniziativa popolare “Norme per la tutela e le pari opportunità
della minoranza storico-linguistica dei Rom e dei Sinti”. Sinti e
rom non godono dei diritti che godono tutti i Cittadini dalla nascita
ed è indispensabile la presenza di norme ad hoc, ovvero
discriminazioni positive, non solo per l'introduzione della lingua
nelle scuole e negli uffici pubblici, che facciano godere i diritti a
tutte le persone appartenenti alla minoranza sinta e rom.
Nella proposta di legge d'iniziativa
popolare “Norme per la tutela e le pari opportunità della
minoranza storico-linguistica dei Rom e dei Sinti” sono presenti
norme legislative positive in diversi ambiti. Per esempio, in
nessuna Legge urbanistica regionale c'è una norma nei confronti dei
bisogni abitativi espressi in particolare dai sinti. Tant'è che a
cascata nessun Consiglio comunale ha mai introdotto delle aree di
espansione abitativa per le necessità espresse sul territorio
appunto dalla famiglie sinte. Con il risultato che le famiglie
rimangono ghettizzate e segregate nei cosiddetti “campi nomadi”.
Crediamo che la situazione in molti Comuni del Nord Italia
cambierebbe in maniera radicale, se vi fosse una norma che impone al
singolo Comune di indicare le aree di espansione per le necessità
espresse dalle famiglie sinte, perchè si avrebbe la possibilità di
citarlo in giudizio se non ottempererebbe alla norma. Ci chiedono
perchè questa norma solo per i sinti? Per la semplice ragione che ad
oggi sono solo loro che lo chiedono e sono solo loro che sono di
fatto costretti a vivere nei cosiddetti “campi nomadi”.
Per altro in Italia c'è un ossessione
sulla questione abitativa. Uno degli errori fatti nei passati anni è
stato quello tralasciare ambiti importanti come quello della cultura
o del lavoro. Nessuno contesta la nostra proposta del riconoscimento
dell'8 aprile e l'istituzione della “Settimana delle culture sinte
e rom”, anzi in parte ci copiano e ne siamo felici. Come nessuno
contesta la formulazione ampia e dettagliata sull'uso della lingua,
sul sostegno all'editoria e alle associazioni. Nessuno contesta il
sostegno all'arte e alla musica espressione della cultura sinta e
rom. Nessuno contesta la valorizzazione, la tutela,
l'incoraggiamento, la promozione delle espressioni artistiche e
culturali dei rom e dei sinti. Nessuno contesta per esempio l'art. 24
della nostra legge che darebbe rilevanza alle persecuzioni subite
durante il fascismo.
Una critica posta da OsservAzione è
che la proposta di legge “Norme per la tutela e le pari opportunità
della minoranza storico-linguistica dei Rom e dei Sinti” fisserebbe
e cristallizzerebbe i canoni culturali delle comunità sinte e rom,
negando la possibilità del cambiamento culturale. A questa critica
rispondiamo che la legge non fissa e non cristallizza nulla. Non
afferma o declina per esempio un modello di famiglia patriarcale
anche perchè vi sono tante famiglie allargate sinte e rom che si
declinano con un modello di famiglia marcatamente matriarcale. Noi
crediamo che le culture vive siano in continua evoluzione. Una
cultura ferma è una cultura che scompare. La cultura espressa da
sinti e rom è una cultura in fermento, esuberante, vivissima, in
continuo cambiamento. La proposta di legge non fissa degli standard,
ma offre degli strumenti per poter tutelare e per l'appunto
sviluppare la cultura.
In ultimo, due brevi considerazioni e
una domanda
La proposta di legge “Norme per la
tutela e le pari opportunità della minoranza storico-linguistica dei
Rom e dei Sinti” è stata sottoscritta dalla quasi totalità delle
associazioni sinte e rom presenti in Italia. E' una proposta di legge
che unisce e chi afferma il contrario sbaglia.
Si, è vero, le discriminazioni
positive possono essere intese come “privilegi” da chi agita la
ruspa contro le persone appartenenti alla minoranza sinta e rom. Sta
a noi spiegare a tutte e tutti che le discriminazioni positive non
sono privilegi, ma norme indispensabili per la giustizia in questo
Paese.
Sono 45 gli articoli della proposta di
legge che abbiamo presentato. Invitiamo tutti e tutte a leggerla con
attenzione e a chiedersi: cosa cambierebbe in concreto qui dove abito io se questa legge fosse approvata domani?
Consiglio direttivo
Sucar Drom
1) Claudio Marta, Minoranze e lingue
minoritarie. Atti del Convegno internazionale, Napoli, Istituto
Universitario Orientale, 6-7 aprile 1995, a cura di Cristina Vallini,
Napoli 1996, p. 252
2) Strategia nazionale d’inclusione
dei rom, dei sinti, e dei caminanti 2012/2020 - Attuazione
Comunicazione Commissione europea n.173/2011, pagina 8,
http://www.unar.it/unar/portal/?p=1923
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