Quest'anno vi auguriamo Buone Feste e
Felice Anno Nuovo con un'immagine vintage francese del circo che
ritrae in primo piano sei acrobate, mentre sullo sfondo alle
estremità si vede una corsa di cavalieri e cavallerizze. Sullo
sfondo in centro la pista con uno spettacolo equestre e due Bianchi, i pagliacci vestiti di bianco con il cappello a punta. Manca in pista
il Toni, l'alter ego del Bianco, pasticcione e vestito con abiti e
scarpe fuori misura e un grosso naso rosso. Dopo la prima pista tonda
si vede una seconda pista quadrata con le equilibriste e il
giocoliere.
Il circo è espressione importante
della cultura sinta. Oggi una parte dell'opinione pubblica mette il
circo sotto accusa per la presenza degli animali esotici, ma anche
per la presenza dei cavalli o delle capre... Lo Stato italiano non
affronta la questione seriamente e la Legge 18 marzo 1968 n.337,
detta Corona, che sancisce la funzione sociale dello spettacolo
viaggiante, mostra oggi tutta la sua inadeguatezza nell'affrontare le
sfide che vengono poste alle nuove generazioni di impresari, artisti
e artiste del circo.
L'arte circense è un pezzo della
cultura italiana ed europea scritta dalle persone appartenenti alla
minoranza linguistica sinta. E non solo, perché Giacomo “Gnugo” De Bar ha scritto nel libro Strada, Patria Sinta
«Poi c'erano le entrate, quelle alle
quali tutti i comici gagi [n.d.r non sinti] si sono ispirati e che si chiamano sketch.
C'erano canzoncine divertenti, come “Levati la camiciola” che
cantava anche la zia Mariettina negli Anni '30, e che fu rifatta da
Totò negli Anni '50 nel film “Totò a colori”. Il fatto che
comici così grandi abbiano attinto dal repertorio del circo ci fa
comunque onore. Ma del resto anche Ric e Gian hanno copiato i nostri
numeri per tanto tempo.
Penso all'entrata della sonnambula,
dove una donna che finge di essere sonnambula ruba dalle tasche
dell'amico del marito varie cose. Il marito prega l'amico di non
svegliarla: “Zitto, se no muore. Ti riporto la roba domani mattina
alle 9 al bar”, così fino a che la donna non gli ruba tutto. Il
colpo di scena finale prevede poi che la donna porti via l'amico
stesso, e al marito stupefatto, questa volta è l'altro a ripetere:
“Zitto, se no muore. Te la riporto poi domani mattina alle 9 al
bar”.
C'erano poi tante altre entrate, come
quella dell'uomo che va a chiedere la mano di una ragazza, e il padre
lo scambia per un compratore di cavalli. Nascono così gli equivoci
per le parole dette, pensando ad una cavalla, ma riferite ad una
ragazza!
Questi sketch sono proprietà nostra,
dei sinti, li facevano tali e quali anche i miei bisnonni e la
rivista li ha copiati. Non dico niente di nuovo del resto, perché
tutti i più grandi, a cominciare da Totò, l'hanno ammesso.»
Gnugo scrivendo la storia della sua
famiglia circense ha offerto uno sguardo sul secolo breve italiano.
Uno sguardo sulla comicità e su quel pezzo di cultura italiana
scritta dagli artisti e dalle artiste, appartenenti alla minoranza
linguistica sinta e rom.
Nessun commento:
Posta un commento