venerdì 17 marzo 2017

Bruno Morelli, il nuovo libro Athìnganos

Abbiamo intervistato Bruno Morelli dopo l'uscita del suo ultimo saggio "Athìnganos Zingari". Il libro è edito da Anicia Editore e alcune settimane fa è stato presentato ufficialmente al pubblico ad Avezzano (AQ) in un evento organizzato dalla Fondazione Migrantes. Il volume si pone l'obiettivo di approfondire la conoscenza della cultura romanì, attraverso l'analisi di tre segmenti cruciali: la storia, l'arte e l'economia. Temi scarsamente trattati in precedenza, tuttavia fondamentali nella ricostruzione di un'identità spesso relegata ad ambiti esclusivamente sociologici.

Bruno Morelli è un'artista molto conosciuto ed apprezzato. Pittore e scultore si è laureato a pieni voti all'Accademia di Belle Arti dell'Aquila, discutendo la tesi su "L'immagine dello Zingaro in pittura”. Le tematiche che affronta sia in letteratura che in arte sono mirate ad analizzare l’estetica e l’identità romanì, il fine è quello di far emergere nel suo vero e autentico volto un popolo da lungo tempo incompreso ed emarginato.

Il tuo nuovo libro "athinganos" perchè tratta della storia, dell'arte e dell'economia?
Perchè dimostrare quanto i rom e sinti siano calati nella storia anche dal punto di vista iconologico, cioè rappresentati e "raccontati" attraverso dipinti celebri fino ad influenzare l'arte stessa nell'elaborazione di nuovi modelli rappresentativi.


Molte persone nel nostro Paese pensano che i loro concittadini appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom non siano parte della società italiana e debbano essere integrati, pensi anche tu questa cosa?
Sul concetto d'integrazione c'è da mettersi d'accordo, se esso si riferisce al riconoscimento giuridico tout court, cioè alla stregua e parimenti le altre minoranze linguistiche italiane, con appositi diritti a tutela e salvaguardia dell'identità culturale, va benissimo. Ma non è il caso del nostro paese. Altrimenti funziona come: cancellare una tradizione, fare tabula rasa dell'anima di un popolo, mettere in pratica "tolleranza zero"di gente senza status o addirittura negare loro la legittima appartenenza nazionale, ritenendoli stranieri in casa propria come il più delle volte si sente in giro anche da politici ignoranti e razzisti. Questo atteggiamento putroppo diffuso, ricorda il nazismo!

Molte parti della cultura italiana ed europea sono state create da sinti e da rom, ne parli nel tuo nuovo libro?
Certamente! Si può dire che una parte sostanziosa del libro è dedicato proprio allo studio di quelli che definisco col nome: processi sincretici, fenomeni che hanno investito molti settori dei saperi e dei saper fare di cui pochi o nessuno conosce le vere dinamiche.

Cosa pensi del fatto che le istituzioni italiane non promuovono le espressioni culturali degli artisti e delle artiste appartenenti alla minoranza linguistica rom e sinta?
Qui il discorso si complica, è come se volessimo calzare le scarpe prima dei calzini. Se non c'è riconoscimento ufficiale, difficilmente può avviarsi un percorso di conseguenza, a tutela e valorizzazione del patrimonio artistico culturale di tale etnia. Chiaramente a fronte di ciò non bisogna mai avvassare la guardia, occorre produrre, operare, in attesa di giorni migliori.

In ultimo, che messaggio vuoi lasciare ai nostri lettori?
Invito tutti a leggere il libro perchè chiarisce, anche dal punto di vista etimologico e storico, il "nodo" del termine zingaro, oggetto di discussione accesa nei dibattiti interni. Si tende a respingere il vocabolo considerato desueto in quanto intriso di accezione negativa, razzistica. Occorre ricordare che ciò è vero solo in parte perchè all'origine, quando venne coniato in ambito greco-bizantino, esso conteneva valori positivi, era depositario di qualità raffinate diffuse a livello commerciale, come la fabbricazione di armi, di gioelli, di preziosa utensileria per cui questi individui vantavano il monopolio proprio degli Athingànoj, un gruppo sociale autonomo e nomade possessore inoltre di privilegi circa lo sconfinamento di terre straniere. Per concludere, occorre recuperare a mio avviso, la valenza legittima di quel termine che non nasce a scopo discriminatorio, per raggruppare e rappresentare tutti: rom, sinti, kalderasa, ciurara, ursara, camminanti siciliani, ecc... Con una parola sola si eliminerebbe così la diffusa idea che esistono tante etnie.

Il nuovo libro di Bruno Morelli è ordinabile in qualsiasi libreria o anche on-line. Nelle prossime settimane sarà organizzata una presentazione del volume a Roma. Se vuoi organizzare la presentazione del libro "Athìnganos Zingari", scrivi a morellidoc@alice.it. Per concludere ricordiamo che è da poco uscito l'articolo "Gli zingari nell'arte" di Bruno Morelli nello speciale di Art e Dossier del mese di febbraio 2017.

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