Abbiamo intervistato Bruno Morelli dopo
l'uscita del suo ultimo saggio "Athìnganos Zingari". Il
libro è edito da Anicia Editore e alcune settimane fa è stato
presentato ufficialmente al pubblico ad Avezzano (AQ) in un evento
organizzato dalla Fondazione Migrantes. Il volume si pone l'obiettivo
di approfondire la conoscenza della cultura romanì, attraverso
l'analisi di tre segmenti cruciali: la storia, l'arte e l'economia.
Temi scarsamente trattati in precedenza, tuttavia fondamentali nella
ricostruzione di un'identità spesso relegata ad ambiti
esclusivamente sociologici.
Bruno Morelli è un'artista molto
conosciuto ed apprezzato. Pittore e scultore si è laureato a pieni
voti all'Accademia di Belle Arti dell'Aquila, discutendo la tesi su
"L'immagine dello Zingaro in pittura”. Le tematiche che
affronta sia in letteratura che in arte sono mirate ad analizzare
l’estetica e l’identità romanì, il fine è quello di far
emergere nel suo vero e autentico volto un popolo da lungo tempo
incompreso ed emarginato.
Il tuo nuovo libro "athinganos"
perchè tratta della storia, dell'arte e dell'economia?
Perchè dimostrare quanto i rom e sinti
siano calati nella storia anche dal punto di vista iconologico, cioè
rappresentati e "raccontati" attraverso dipinti celebri
fino ad influenzare l'arte stessa nell'elaborazione di nuovi modelli
rappresentativi.
Molte persone nel nostro Paese pensano
che i loro concittadini appartenenti alla minoranza linguistica sinta
e rom non siano parte della società italiana e debbano essere
integrati, pensi anche tu questa cosa?
Sul concetto d'integrazione c'è da
mettersi d'accordo, se esso si riferisce al riconoscimento giuridico
tout court, cioè alla stregua e parimenti le altre minoranze
linguistiche italiane, con appositi diritti a tutela e salvaguardia
dell'identità culturale, va benissimo. Ma non è il caso del nostro
paese. Altrimenti funziona come: cancellare una tradizione, fare
tabula rasa dell'anima di un popolo, mettere in pratica "tolleranza
zero"di gente senza status o addirittura negare loro la
legittima appartenenza nazionale, ritenendoli stranieri in casa
propria come il più delle volte si sente in giro anche da politici
ignoranti e razzisti. Questo atteggiamento putroppo diffuso, ricorda
il nazismo!
Molte parti della cultura italiana ed
europea sono state create da sinti e da rom, ne parli nel tuo nuovo
libro?
Certamente! Si può dire che una parte
sostanziosa del libro è dedicato proprio allo studio di quelli che
definisco col nome: processi sincretici, fenomeni che hanno investito
molti settori dei saperi e dei saper fare di cui pochi o nessuno
conosce le vere dinamiche.
Cosa pensi del fatto che le istituzioni
italiane non promuovono le espressioni culturali degli artisti e
delle artiste appartenenti alla minoranza linguistica rom e sinta?
Qui il discorso si complica, è come se
volessimo calzare le scarpe prima dei calzini. Se non c'è
riconoscimento ufficiale, difficilmente può avviarsi un percorso di
conseguenza, a tutela e valorizzazione del patrimonio artistico
culturale di tale etnia. Chiaramente a fronte di ciò non bisogna mai
avvassare la guardia, occorre produrre, operare, in attesa di giorni
migliori.
In ultimo, che messaggio vuoi lasciare
ai nostri lettori?
Invito tutti a leggere il libro perchè
chiarisce, anche dal punto di vista etimologico e storico, il "nodo"
del termine zingaro, oggetto di discussione accesa nei dibattiti
interni. Si tende a respingere il vocabolo considerato desueto in
quanto intriso di accezione negativa, razzistica. Occorre ricordare
che ciò è vero solo in parte perchè all'origine, quando venne
coniato in ambito greco-bizantino, esso conteneva valori positivi,
era depositario di qualità raffinate diffuse a livello commerciale,
come la fabbricazione di armi, di gioelli, di preziosa utensileria
per cui questi individui vantavano il monopolio proprio degli
Athingànoj, un gruppo sociale autonomo e nomade possessore inoltre
di privilegi circa lo sconfinamento di terre straniere. Per
concludere, occorre recuperare a mio avviso, la valenza legittima di
quel termine che non nasce a scopo discriminatorio, per raggruppare e
rappresentare tutti: rom, sinti, kalderasa, ciurara, ursara,
camminanti siciliani, ecc... Con una parola sola si eliminerebbe così
la diffusa idea che esistono tante etnie.
Il nuovo libro di Bruno Morelli è
ordinabile in qualsiasi libreria o anche on-line. Nelle prossime
settimane sarà organizzata una presentazione del volume a Roma. Se
vuoi organizzare la presentazione del libro "Athìnganos
Zingari", scrivi a morellidoc@alice.it. Per concludere
ricordiamo che è da poco uscito l'articolo "Gli zingari
nell'arte" di Bruno Morelli nello speciale di Art e Dossier del
mese di febbraio 2017.
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