Sulla stampa quotidiana è apparso un
ennesimo grido di allarme che riguarda le Comunità rom e sinte. Da
una ricerca condotta dall’Associazione 21 luglio emerge un dato
“choc”: il tasso dei matrimoni precoci nelle baraccopoli romane
raggiunge il 77 per cento e supera il record mondiale del Niger. Una
manna per chi non aspettava altro per riprendere il refrain
dell’inciviltà, della irriducibilità all’integrazione delle Comunità rom con tutto quello che ne consegue, anche se la ricerca
stranamente non nomina i rom. Perché allora parlare di rom, per
acutezza investigativa dei giornalisti o per ipocrisia dei
ricercatori?
A parte questo è utile una riflessione
sui dati e sulla metodologia per una lettura meno strumentale e
sensionalizzante dei risultati e dei limiti di questa ricerca. Con
una premessa. Noi conosciamo il problema dei matrimoni precoci nelle
comunità rom e sinte, conosciamo la sua complessità e anche
l’evoluzione positiva che ha avuto negli ultimi anni, quindi non
vogliamo nascondere la polvere sotto il tappeto ma vogliamo evitare
il solito gioco di portare acqua al pregiudizio e alla
discriminazione.
Venendo alla ricerca ci limitiamo a due
osservazioni sulla ricerca.
1. Il paragone traumatizzante con il
Niger, che non è più grazie a questa ricerca il Paese con il più
alto tasso di matrimoni precoci al mondo, è profondamente scorretto
perché basato su una scala incomparabile. Non sono comparabili dal
punto di vista scientifico e sociologico, se non per suscitare
clamore, i dati delle baraccopoli di Roma con i dati di una nazione
come il Niger (sarebbe come comparare un cesto di mele con un camion
di mattoni).
2. Il dato sensazionale del 77% di
matrimoni precoci è il risultato della ricerca su 142 individui. Di
questi il 50% sono minorenni. Di questi 50% il 72% da 16 a 17 anni e
il 28% da 12 a 15 anni.
L’indagine riguarda 71 matrimoni
negli ultimi due anni. Non abbiamo capito quindi il 77% di cosa? Qual
è l’unità di analisi: l’individuo o il matrimonio? Se prendiamo
il dato sull’individuo risulta che il 50%, cioè 70 persone si
sposano prima dei 18 anni e che di questo 50% il 72%, cioè 50
persone, si sposa tra 16 e 17 anni, e il 28%, cioè 20 persone, si
sposa tra i 12 e i 15 anni. Ma, comunque, sia il dato percentuale sia
quello numerico risultano da un campione troppo basso per essere una
base di campionamento sufficiente. Le percentuali che ne risultano
non sono statisticamente rappresentative con numeri così bassi anche
solo delle baraccopoli romane (ho tre polli e in un anno diventano 9
e ho una percentuale di crescita del 300%, però i polli rimangono
sempre e solo 9, un dato statisticamente irrilevante nell’economia
avicola).
Infine, su un terreno così esposto
alla strumentalizzazione ci si attenderebbe maggiore avvedutezza dai
mezzi d’informazione e forse anche da chi conduce ricerche per dare
un contributo a superare la marginalità sociale di una parte delle
Comunità rom e sinte. Questo significa che vogliamo evitare il
sensazionalismo stigmatizzante che non porta certo a contrastare le
campagne di odio e il diffuso pregiudizio. Per questo ci domandiamo
qual è il fine della ricerca?, e perché non si è pensato su un
tema così delicato e con una molteplicità di variabili da
considerare nell’analisi (contesti di vita, sociali, economiche,
demografiche e culturali), perché non si è pensato a coinvolgere e
confrontarsi con le associazioni rom e sinte?
Chiediamo pubblicamente a chi ha
condotto la ricerca e a chi l’ha finanziato di spiegarci qual è la
strategia e qual è il fine ultimo di una mancanza di accuratezza
scientifica e di mancanza di oculatezza politica come questa?
Alleanza Romanì, Federazione Federarte
Rom, Federazione Rom e Sinti Insieme, Associazione Romano Glaso,
Associazione nazionale Them Romanò, Associazione Nevo Drom,
Associazione New Romalen, Associazione Sinti italiani Prato,
Associazione Stay Human, Accademia europea d’arte romanì,
Associazione FutuRom, Associazione Upre Roma, Cooperativa Romano
Drom, Amici del beato Zefferino, Associazione Romano Krlo, Museo del
viaggio Fabrizio De Andre, Associazione Liberi, Associazione Sucar
Drom, Associazione Roma Onlus, Cooperativa Roma Roma e Associazione
Sinti Project International, Moni Ovadia
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