Ieri sera a Mantova è venuta a mancare
Candida “Bianca” Ornato. La Comunità sinta mantovana è in
lutto, stretta alle figlie e ai figli, ai nipoti ed ai pronipoti, in
questo momento di grande dolore. Il funerale si terrà venerdì alle
14.30 a San Silvestro di Curtatone. La camera ardente è allestita a
Mantova in viale Learco Guerra 23.
Bianca, nata a Bordolano in provincia
di Cremona il 18 settembre del 1936, era una delle ultime
sopravvissute al Porrajmos, il tentativo di genocidio perpetrato da
fascisti e nazisti contro le persone appartenenti alla minoranza
linguistica sinta e rom. Il 27 gennaio 2005 le è stata conferita
l'Edicola di Virgilio, la massima onorificenza mantovana.
Nel periodo tra l'autunno del 1943 e
l'inverno del 1945, quando aveva circa 9 anni la sua famiglia venne
sorpresa e catturata mentre si nascondeva in un casolare. Bianca
ricorda quando furono portati alla stazione e caricati sul vagone
di un treno diretto per il campo di concentramento di Mauthausen. Accadde però qualcosa
e furono fatti scendere dal treno. Bianca ha sempre pensato che sia
stata lei, bambina impaurita in braccio da suo padre, ad aver
impietosito i soldati.
Nella sua testimonianza ha raccontato
delle violenze a cui ha assistito nel mantovano e nel cremonese
durante il fascismo. Le è sempre rimasta la paura delle retate e
delle violenze come quella successa alla cugina che venne picchiata e
violentata dalle camice nere. Ha raccontato di suo padre che nel
mantovano è stato aiutato a nascondersi dalle famiglie contadine e
la paura di quando non doveva nemmeno respirare, nascosta in un
fienile, per non essere scoperta dai fascisti che li cercavano.
Bianca quest'anno avrebbe compiuto 83
anni. Oltre a madre e nonna amorevole è stata anche una bravissima
cantante riconosciuta in tutto il Nord Italia. Rimasta lucida fino
all'ultimo, la sua voce s'è vibrata in un canto tradizionale prima
di lasciarci per sempre. di Carlo Berini
La foto di Stefano Liuzzo è tratta dalla mostra Porrajmos, altre tracce sul sentiero per Auschwitz
La foto di Stefano Liuzzo è tratta dalla mostra Porrajmos, altre tracce sul sentiero per Auschwitz
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