venerdì 24 aprile 2020

25 aprile, partigiani sinti e rom


In tutta l'Europa le persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom parteciparono alla Resistenza per la Liberazione dal fascismo e dal nazismo. In Francia un battaglione partigiano formato da sinti combatté i nazisti supportando lo sbarco in Normandia degli Alleati mentre in Slovacchia sempre un battaglione partigiano formato da appartenenti alla minoranza fermò il contrattacco tedesco a Banska Bystrica durante l'insurrezione dell'estate del 1944.

In Italia, dopo l'8 settembre del 1943, sinti e rom fuggirono dai campi di concentramento dove erano rinchiusi dal settembre 1940. Molti vennero rastrellati dai fascisti e dai nazisti ed inviati nei campi di sterminio, ma alcuni riuscirono a nascondersi e a partecipare alla lotta partigiana anche a costo della propria vita. Altri aiutano da patrioti le formazioni partigiane. Oggi la ricerca è ancora lontana dall'offrire un quadro completo sul ruolo svolto dalle persone appartenenti alla minoranza per la sconfitta del fascismo e del nazismo.

In questi anni per conto dell'Istituto di cultura sinta ho pubblicato un elenco di persone che parteciparono alla Resistenza, aggiornandolo con i dati raccolti da storici e ricercatori. Luca Bravi ha svolto un lavoro importante all'interno del progetto Memors con la raccolta delle fonti orali dei sopravvissuti al Porrajmos. Mentre Irene Rui ed Erasma Vincenzina Pevarello hanno ricostruito l'estremo sacrificio dei Martiri di Vicenza.


Straordinaria è la storia di Amilcare “Taro” Debar (in foto), forse l'unica persona appartenente alla minoranza che ricevette un riconoscimento ufficiale per aver partecipato alla lotta di Liberazione dal nazi-fascismo. Nato a Frossasco (Torino), il 16 giugno 1927, rimane orfano a tre anni e insieme alla sorella Elvira viene accolto prima in un istituto di suore e successivamente nell'orfanotrofio di Racconigi nel cuneese. Nell'orfanotrofio arriva a frequentare la scuola di avviamento professionale e successivamente viene accolto dalla famiglia Bergia che gli offre un lavoro nella propria cascina.

A diciassette anni, nei primi mesi del 1944, diventa staffetta partigiana nelle Formazioni Garibaldi portando ordini nelle valli cuneesi. Sfugge alla fucilazione e divenne Partigiano combattente con il nome di “Corsaro” nella 48° Bgt. Garibaldi “Dante Di Nanni”, partecipando alla Liberazione di Torino. Finita la guerra viene impiegato presso il comando di polizia di Racconigi dove aveva vissuto gli anni in orfanotrofio. Durante il servizio da poliziotto incontra per caso un fratello, decide di lasciare la divisa e di riunirsi a tutta la sua famiglia con cui ha vissuto fino alla sua scomparsa ottantatreenne il 12 dicembre 2010.

Finita la guerra di Liberazione Taro non ricevette il Certificato al Patriota (Brevetto Alexander ) rilasciato dagli Alleati ne altro riconoscimento per il suo impegno durante la Resistenza. Dovette aspettare che un partigiano, Sandro Pertini, diventasse Presidente della Repubblica per ricevere il riconoscimento ufficiale, probabilmente il Diploma d'Onore attestante la Qualifica di Combattente per la Libertà d'Italia 1943-1945.

L'Istituto piemontese per la Storia della Resistenza conserva una scheda sull'operato di Taro in cui si legge: «Figura molto valida. Un uomo naturalmente capo. Notevole la sua capacità di risolvere i problemi, da quelli quotidiani della sopravvivenza alimentare, alle decisioni operative di guerra».

Il mancato riconoscimento di tanti partigiani appartenenti alla minoranza che combatterono e morirono per la libertà, aiuta a comprendere le difficoltà di oggi nel costruire politiche scevre da discriminazioni nei confronti delle persone povere che vivono nei cosiddetti “campi nomadi”. Stessa sorte l'hanno subita i sopravvissuti dai campi di concentramento italiani, ad oggi nessuna di queste persone ha ricevuto ne risarcimenti ne riconoscimenti dalla Repubblica Italiana, al contrario di quanto successo in Germania.

Di seguito l'ultimo elenco che ho stilato delle persone appartenenti alla minoranza che parteciparono alla Liberazione del loro Paese, l'Italia.

Giuseppe “Tarzan” Catter
Partigiano combattente
Nato in Provincia di Cuneo nel 1923, Giuseppe di mestiere faceva l'orologiaio. Si unì ai partigiani con il nome di battaglia di “Tarzan”. A 21 anni, nel 1944, è stato catturato dai fascisti sul Colle San Bartolomeo, nelle Alpi Liguri. Fu portato ad Aurigo (IM) e torturato affinché parlasse. Tarzan non parlò e venne ammazzato. A lui, eroe partigiano e Medaglia al Valore, fu intitolata la sua Brigata combattente.

Amilcare “Taro” Debar
Partigiano combattente
Nato a Frossasco nel 1927, aveva sedici anni quando entrò come staffetta, nelle Formazioni Garibaldi. Sfuggito alla fucilazione, raggiunse le Langhe, dove divenne Partigiano combattente con il nome di “Corsaro” nella 48° Bgt. Garibaldi “Dante Di Nanni”, partecipando alla Liberazione di Torino. Taro ricevette il diploma di partigiano dalle mani del Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Renato “Zulin” Mastini
Martire di Vicenza
Nato a Copparo (FE) nel 1924, svolge l'attività di spettacolo viaggiante. Nell'agosto del 1944 con il nome di battaglia “Zulin” entra a far parte nella seconda brigata “Damiano Chiesa” e partecipa ad azioni della "F. Sabatucci". Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Walter “Vampa” Catter
Martire di Vicenza
Nato a Francolino di Ferrara nel 1914, di professione circense, entra a far parte della seconda brigata “Damiano Chiesa” con il nome di battaglia “Vampa”. Il 22 ottobre 1944 la Brigata Nera di Camposampiero irrompe nella sua campina e lo arresta insieme a Renato “Zulin” Mastini, Lino “Ercole” Festini e Silvio Paina. Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Lino “Ercole” Festini
Martire di Vicenza
Nato a Milano nel 1916, di professione musicista-teatrante, entra a far parte della seconda brigata “Damiano Chiesa” con il nome di battaglia “Ercole”. Arrestato il 22 ottobre 1944, insieme agli altri tre Martiri sinti, viene incarcerato a Camposampiero (PD) e torturato dal famigerato fascista Nello Allegro. Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Silvio Paina
Martire di Vicenza
Nato a Mossano (VI) nel 1902, di professione circense entra a far parte della seconda brigata “Damiano Chiesa” grazie al Zulin. Arrestato il 22 ottobre 1944. Insieme agli altri tre Martiri sinti dopo Camposampiero, fu trasferito a Piazzola sul Brenta, nei sotterranei di Villa Camerini trasformati in carcere, dove le SS proseguirono a torturarli. Torture alle quali prese parte anche il federale Vivarelli. Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Giuseppe “Tzigari” Levakovich
Partigiano combattente
Nato a Bue in Istria nel 1902, partecipa alla Guerra in Etiopia. Ritorna in Italia, ma la sua famiglia, in quanto rom, è internata a Mangone (CS). Nell'estate del 1944 sua moglie Vilma viene arrestata e inviata nel campo di concentramento a Dachau. Lui riesce a fuggire ed entra a far parte della brigata “Osoppo” con il nome di battaglia Tzigari. History Channel ha realizzato un documentario.

Vittorio “Spatzo” Mayer Pasquale
Partigiano combattente
Nato a Appiano sulla Strada del Vino (BZ) nel 1927, poeta e musicista. La sua famiglia viene braccata dai fascisti perché sinti, la madre Giovanna con la sorella Edvige vengono arrestate e uccise nel campo di concentramento di Bolzano. Riesce a salvarsi nascondendo la sua appartenenza alla Comunità sinta estrekárja bolzanina e si unisce, diciassettenne, ai partigiani in Val di Non con il nome di battaglia di Spatzo, passero in lingua sinta.

Giacomo Sacco
Partigiano combattente
Racconta Giacomo: “Mi catturarono con altre 17 persone mentre andavo a manghel. Al passo del Turchino ci liberarono i partigiani. Decisi di rimanere con i partigiani, per partecipare alla liberazione di Genova e lottare contro i fascisti e nazisti, condividendo gli ideali dei partigiani. Fui l’unico sinto della brigata e fui usato come staffetta. Venni a conoscenza di un altro sinto combattente che era un capo, visto che guidava gli attacchi.”

Rubino Bonora
Partigiano combattente. Ha combattuto nella Divisione “Nannetti” in Friuli Venezia Giulia

Mirko Levak
Patriota. Scappato dal campo di concentramento si unisce ai partigiani in Istria e in Friuli Venezia Giulia

Fioravante Lucchesi
Partigiano combattente. Ha combattuto tra Modena e Bologna nella Divisione “Modena Armando”

Osiride Pevarello
Patriota. Operò tra Padova e Vicenza.

Archilio Pietro “Balino” Gabrielli
Patriota. Operò tra Vicenza e Belluno con il nome di “Piero”.

I Leoni di Breda Solini
Gruppo combattente formato unicamente da sinti italiani, fuggiti dal campo di concentramento di Prignano sul Secchia (MO), operò nel mantovano.

Spero che questo elenco possa aiutare l'ANPI a riconoscere in maniera adeguata l'apporto dato dalle persone appartenenti alla minoranza alla Resistenza e possa essere di stimolo alle Istituzione che devono finanziare la ricerca storica e alle Comunità sinte e rom a raccogliere i racconti custoditi dalle persone più anziane. di Carlo Berini

Nessun commento: