Rispetto a queste considerazioni il
maxi blitz al Trincerone del 26 marzo scorso rischia di diventare una
brutta pagina per la comunità mantovana, della quale fanno parte
ormai da molti anni i nostri concittadini sinti. Sì, perché dalle
notizie apparse sulla stampa è chiaro come il massiccio
dispiegamento di forze sia sproporzionato rispetto al reato
contestato, reato che per altro si configura all’interno di
un’interlocuzione ormai decennale col Comune, quindi ben nota.
Perché i sequestri di effetti
personali anche di minori, l'irruzione nelle casette, le
perquisizioni personali, la restrizione della libertà per qualche
ora nelle proprie abitazioni anche di anziani e bambini senza troppe
spiegazioni per accertare abusi edilizi si configurano nella
percezione comune come degradanti della dignità della persona.
Rispetto al reato contestato, ripeto, verso cui non c’è stata
smentita.
Davvero sembrano modalità
discriminanti verso una comunità che da sempre denuncia uno scarso
rispetto, se non una vera e propria discriminazione ai propri danni.
Atteggiamento esecrabile in comuni cittadini, ma poco ben accettabile
in istituzioni e forze dell’ordine, appunto perché investite di
una grande responsabilità. La responsabilità di non fomentare le
tensioni, pericolose contrapposizioni e i pregiudizi.
Da un anno circa è attivo un tavolo
interistituzionale cui partecipano tra gli altri il Comune capoluogo
e la Provincia che si prefigge di riallacciare relazioni positive con
la comunità sinta già troppe volte offesa, e di darle quella
dignità che sola può creare coesione.
Il senso profondo della legalità parte
da un senso autentico di appartenenza ad un unico tessuto sociale, e
quanto può fare il rispetto e l'educazione ad una vera cittadinanza
mai lo potrà la repressione selvaggia. Con grande amarezza credo si
siano fatti molti passi indietro in un sol giorno, ora ci sarà da
ricucire uno strappo e penso sia giusto e doveroso ottenere
spiegazioni e la certezza di un indagine a riguardo. Questo non solo
nel rispetto dei cittadini sinti, ma anche delle forze dell’ordine
e dei loro decisori, di cui vogliamo poter continuare ad avere
fiducia. di Elena Magri, Assessore politiche di coesione sociale della Provincia di Mantova
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