giovedì 27 gennaio 2022

Mantova, il genocidio di sinti e rom in una scultura

Oggi 27 gennaio 2022 è stata inaugurata a Mantova la scultura sul genocidio subito da sinti e rom durante il fascismo e il nazismo. La scultura è stata collocata sul Binario 1 della Stazione Ferroviaria di Mantova dove partivano e transitavano i treni del genocidio. In foto il Vice presidente dell'associazione Sucar Drom Bernardino Torsi e il Sindaco di Mantova Mattia Palazzi scoprono la scultura. Sulla targa collocata sotto la scultura si legge:

27 gennaio 2022, Binario 1 

La scultura dà memoria del genocidio subito dalle cittadine e dai cittadini italiani appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom durante il fascismo e il nazismo.

La fenditura rappresenta la spaccatura creata dalla persecuzione su base razziale iniziata in Italia l’11 settembre 1940.

I triangoli neri simboleggiano i cinquecentomila uomini, donne e bambini perseguitati, deportati, internati, seviziati in orrendi esperimenti medici ed infine sterminati nelle camere a gas e nei forni crematori di Auschwitz - Birkenau.

La scultura è stata ideata dall'artista Luca Dotti e realizzata insieme a Bernardino Torsi, Alberto Rocca e Kaioma Pavan.

All'inaugurazione sono intervenuti il Sindaco di Mantova Mattia Palazzi, il Presidente della Provincia di Mantova Carlo Bottani, il Vescovo di Mantova don Marco Busca e Rino “Marcellino” Casadio a nome della Missione Evangelica Zigana. Hanno presenziato il Prefetto di Mantova Michele Formiglio, il Presidente della Comunità ebraica di Mantova Emanuele Colorni con Licia Norsa, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Mantova Colonnello Antonino Minutoli, la Questora di Mantova Giannina Roatta, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Mantova Andrea Antonioli, l'assessora del Comune di Mantova Alessandra Riccadonna, l'assessore del Comune di Mantova Andrea Caprini, il Presidente del Consiglio comunale di Mantova Massimo Allegretti e il Presidente dell'ANPI Luigi Benevelli. Durante l'inaugurazione hanno suonato musiche sinte Athos Held al violino e Sciato Held alla chitarra.

Di seguito l'intervento di Declis Del Bar a nome della Comunità sinta Mantovana

Il 27 gennaio 2005 il Sindaco di Mantova, Gianfranco Burchiellaro, conferiva l'Edicola di Virgilio alle tre donne sinte mantovane sopravvissute, chiedendo scusa per la persecuzione razziale subita.

Oggi, diciassette anni dopo, siamo giunti ad una nuova tappa importante a Mantova e in Italia per il riconoscimento del genocidio subito da noi sinti e rom durante il fascismo e il nazismo.

La Comunità sinta mantovana ringrazia il Sindaco, Mattia Palazzi, che due anni fa ha lanciato l'idea di apporre la scultura che andremo a scoprire in questo luogo simbolico e ringraziamo l'assessora Alessandra Riccadonna che si è impegnata per realizzare questo momento.

Ringraziamo anche la Comunità ebraica mantovana e ricordiamo Fabio Norsa, scomparso qualche anno fa, che si è speso insieme a Maria Bacchi perché la memoria del genocidio subito dalla nostra comunità non fosse oscurata.

Oggi sappiamo senza più nessun dubbio che il fascismo in Italia e il nazismo in Germania, hanno costruito una propria “scienza razziale” per giustificare prima la persecuzione su base razziale e in seguito il genocidio.

L'undici settembre 1940 il Governo italiano ha ordinato a tutti i Prefetti del Regno d'Italia di arrestare e internare in appositi campi di concentramento tutte le famiglie sinte e rom. Soluzione caldeggiata da Guido Landra nell'articolo “Il problema dei meticci in Europa” pubblicato sulla rivista “La difesa della razza”.

I sinti mantovani sono stati internati nel campi di concentramento di Novi Ligure, Bolzano e Prignano sulla Secchia. Le testimonianze raccolte in questi anni hanno aperto uno squarcio sulla vita nei campi italiani. Nel campo di concentramento di Prignano sulla Secchia c'era il filo spinato, i Carabinieri facevano l'appello due volte al giorno, si mangiava pochissimo e durante l'inverno si soffriva il freddo. Sempre a Prignano ogni mattina gli uomini venivano prelevati e portati a spaccare pietre da usare per la manutenzione delle strade.

Il 9 aprile 1942 il Ministero degli Affari Esteri invia una nota al Ministero dell'Interno in cui si legge:

[...] con recente provvedimento gli zingari residenti nel Reich sono stati parificati agli ebrei e quindi anche nei loro confronti varranno le leggi antisemite attualmente in vigore. Zingari sono considerati non solamente gli zingari al 100% ma anche coloro che hanno una parte di sangue zingaro.

Dopo l'8 settembre 1943 collassa il sistema concentrazionario fascista e le famiglie internate scappano e si nascondono. Ma nel Nord Italia con la formazione della Repubblica di Salò iniziano i feroci rastrellamenti che portarono sinti e rom nei campi nazisti. Grazie alla ricerca svolta dallo storico Luca Bravi insieme all'associazione Sucar Drom oggi sappiamo che sui convogli diretti dall’Italia verso Dachau, Buchenwald, Mauthausen, Ravensbruck, Auschwitz c’erano anche rom e sinti italiani come i Gabrielli, gli Held, i Brajdic, i Levakovich, i Pavan.

Alla sconfitta del fascismo e del nazismo nel 1945 cinquecentomila sinti e rom erano stati sterminati. La metà della popolazione europea sinta e rom era stata uccisa, annientata, divorata nelle camere a gas e nei forni crematori.

La ricerca storica in Italia non è conclusa perché mancano ancora da ricostruire tante storie e individuare tutti i luoghi di internamento. L'associazione Sucar Drom insieme all'Istituto di cultura sinta in questi anni ha pubblicato quattro libri, due mostre fotografiche/documentarie, diversi video e ha realizzato il primo museo virtuale. Inoltre, abbiamo apposto delle targhe dove sorgevano alcuni campi di concentramento. In questi giorni è giunta alla Comunità sinta mantovana la notizia che la Commissione europea ha finanziato un nuovo progetto per continuare la ricerca storica insieme all'Università di Firenze.

Negli ultimi anni in Italia alcune persone equiparano il genocidio subito durante il nazifascismo alle discriminazioni che oggi subiscono molte persone appartenenti alla nostra comunità. In particolare vengono accostati gli attuali “campi nomadi” ai campi di concentramento fascisti e nazisti. E' un grave errore storico e politico perché il genocidio è un evento unico. La sua unicità non deve mai essere messa in discussione.

E' però ineludibile interrogarsi sul valore del Giorno della Memoria in Italia. E' necessario che l'Italia riconosca ufficialmente il genocidio che abbiamo subito come ha fatto la Germania e l'Unione europea. Ma è indispensabile che le Istituzioni e la Società civile si impegnino nel contrasto alle discriminazioni che colpiscono ancora oggi noi persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom.

Primo Levi non si stancava di ripetere 

Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo.

Ecco, è compito di ognuna e di ognuno di noi riconoscere e combattere l'infezione, ovvero la discriminazione che ancora colpisce noi sinti e rom in Italia.


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