venerdì 20 luglio 2007

Unione Europea, le donne rom e sinte sono due volte discriminate

La deputata europea Lívia Járóka (PPE/DE, HU) ha presentato la risoluzione sulla situazione delle donne rom e sinte nell'Unione Europea. La Risoluzione, approvata il primo giugno 2006, pone l'accento sulle discriminazioni subite dalle donne sia perchè appartenenti a minoranze non riconosciute sia perchè donne, quindi una discriminazione multipla: per appartenenza e per genere.
La relazione approvata dalla Plenaria chiede agli Stati membri di adottare misure volte a superare la loro "segregazione razziale" negli ospedali e nelle scuole, a migliorarne le condizioni abitative e a favorirne l'occupazione e l'inclusione sociale. Sono poi sollecitati interventi, anche finanziari, a favore dell'imprenditoria delle donne rom e sinte. La loro situazione deve costituire un criterio chiave in vista delle future adesioni all'UE.
La relazione di Lívia Járóka, adottata all’unanimità dalla commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, esorta i poteri pubblici dell'Unione ad effettuare rapide indagini in merito alle accuse di gravi abusi dei diritti dell'uomo nei confronti delle donne rom e sinte, a punire rapidamente i colpevoli e a fornire un adeguato indennizzo alle vittime.
In tale contesto, invita gli Stati membri a inserire tra le loro «priorità principali» le misure intese a fornire una migliore protezione per la salute riproduttiva e sessuale delle donne, a prevenire e vietare la sterilizzazione forzata e a promuovere la pianificazione familiare, le soluzioni alternative ai matrimoni in giovane età e l'educazione sessuale.
Ma anche a prendere misure proattive per debellare «la segregazione razziale nei reparti maternità», a garantire l'elaborazione di programmi destinati a fornire servizi alle vittime Rom di atti di violenza domestica, e ad essere particolarmente vigilanti per quanto riguarda il traffico di donne Rom.
Gli Stati membri, inoltre, dovrebbero elaborare una serie di misure volte a garantire che le donne e le ragazze abbiano accesso, a condizioni di parità, ad una istruzione di qualità, «anche approvando leggi positive che esigano la fine della segregazione nelle scuole e definiscano i dettagli di progetti destinati a porre fine all'istruzione distinta e di seconda classe destinata ai bambini Rom».
Dovrebbero anche migliorare le condizioni abitative dei rom e sinti prevedendo il riconoscimento, da parte della legislazione nazionale, del diritto ad un alloggio decente, adottando progetti generali per finanziare il miglioramento delle condizioni di vita e di alloggio nei quartieri con una considerevole popolazione rom e sinta e «ordinando ai poteri locali di garantire rapidamente l'approvvigionamento in acqua potabile ed elettricità, lo smaltimento dei rifiuti, i trasporti pubblici e le strade».
Gli Stati membri sono anche invitati a mettere a disposizione campi per i Rom nomadi «affinché essi possano disporre di un livello di confort e di igiene soddisfacente».
Per i deputati, gli Stati membri dovrebbero anche garantire l'accesso di tutte le donne rom e sinte alle cure sanitarie di base, di urgenza e preventive nonché la parità di trattamento e le pari opportunità nelle politiche in materia di occupazione e inclusione sociale.
A quest’ultimo proposito, si tratterebbe di affrontare il problema dei tassi di disoccupazione molto elevati tra le donne rom e sinte e, in particolare, di lottare contro i grandi ostacoli determinati dalla discriminazione diretta in fase di assunzione. La relazione chiede inoltre l'adozione del principio di "obbligo positivo", in virtù del quale gli enti statali e non statali sono tenuti per legge a garantire una rappresentanza di donne Rom proporzionata alla loro presenza in seno alla popolazione locale.
I governi sono esortati ad esaminare gli ostacoli all'attività indipendente delle donne rom e sinte, a definire programmi destinati a permettere una registrazione agevole, rapida e poco onerosa delle donne rom e sinte imprenditrici e che esercitano un'attività indipendente, a favorire l'accesso al credito, compreso il microcredito, per il finanziamento di imprese da parte di donne rom e sinte. La relazione, poi, raccomanda agli Stati membri e alla Commissione di promuovere modelli d'imprenditorialità sociale, appositamente rivolti alle donne rom e sinte.
All’Esecutivo, inoltre, è chiesto di appoggiare, «mediante i suoi numerosi meccanismi finanziari», le attività destinate in particolare alle donne rom e sinte e di riesaminare le norme per l'attribuzione di tutti tipi di finanziamento «al fine di garantire disposizioni particolari volte ad includere le donne Rom».
I deputati, d’altra parte, invitano le istituzioni della UE a considerare la situazione delle donne rom e sinte nei paesi candidati «un criterio chiave per valutare il livello di preparazione di detti paesi all'ingresso nell'Unione europea», compresa la situazione delle donne rom e sinte nei paesi candidati non tradizionalmente o immediatamente associati alle questioni dei Rom e dei Sinti. Nel chiedere poi alle istituzioni comunitarie di incitare i governi a raccogliere e a pubblicare dati sulla situazione degli uomini e delle donne rom e sinte, invitano l'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia ad avviare una serie di studi sul ruolo dei media nel promuovere l'antinomadismo e, in particolare, sulla promozione di stereotipi negativi sulle donne rom e sinte.



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