martedì 28 agosto 2007

Milano, continuano le illegalità in via Triboniano

Continuano gli sgomberi in via Triboniano, dettati dai discriminanti “patti di legalità e socialità”. Alcuni giorni fa sono state espulse altre tre famiglie, donne e bambini compresi (11 persone in tutto), in spregio a tutte le leggi italiane.
Nei giorni scorsi, i servizi sociali e il settore Sicurezza di Palazzo Marino avevano emesso un provvedimento di allontanamento a carico delle famiglie rom e l’altro ieri alle 7 una decina di vigili urbani - coadiuvati da un gruppo di circa trenta poliziotti e carabinieri - hanno sgomberato l’area 3 del “campo nomadi”.
«I residenti nel campo hanno l’obbligo di informare le autorità se intendono ricevere ospiti - ha spiegato l’assessore alle Politiche sociali Mariolina Moioli - la cui presenza deve essere comunque concordata con gli operatori».
Noi di sucardrom chiediamo a Mariolina Moioli di smetterla con le dichiarazioni ipocrite in cui afferma di voler tutelare donne e bambini, perché cacciando in strada intere famiglie si legittima una politica dell’illegalità che non potrà rimanere impunita.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Però, se ho ben capito, chi non rispetta le regole lo sa che dovrà abbandonare la propria abitazione. Allora perché dopo ci si lamenta? Se uno non rispetta le regole vuol dire - immagino - che non rispetta la legge italiana. Fino a prova contraria, la legge italiana vale anche all'interno della famiglia, quindi ognuno è tenuto a rispettare la legge. Chi non rispetta la legge sa che sarà allontanato, allora è lui che decide anche per i minori e anche per chi voleva invece rispettare la legge. E' possibile rispettare la legge per amore dei propri figli? Oppure è meglio non rispettare la legge e dopo lamentarsi che vengono allontanate le famiglie insieme ai loro bambini? E' ovvio che se allontanano i grandi allontanano anche i bambini. Allora dovrebbero rispettare le leggi, e se hanno qualcosa da dire, la dicano o direttamente o tramite l'Opera Nomadi e le altre associazioni.

u velto ha detto...

ciao Anonimo, giusto rispettare la legge ma è da evidenziare che in Italia la responsabilità è personale.

esempio: se una persona compie un reato ed è condannata dalla magistratura, sconta il suo debito con la società andando in galera.

non gli viene tolta la casa ne vengono cacciati i suoi famigliari.

a questo proposito ti invitiamo a leggere i "patti di socialità e legalità" (http://www.casadellacarita.org/index_files/userfiles/Patto%20viaTriboniano.pdf) e confrontarli con un qualsiasi contratto per un'abitazione popolare (in lombardia è l'ALER che gestisce le abitazioni).

Anonimo ha detto...

Dove lo trovo il contratto per la casa popolare?
Grazie.

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Se un cittadino rumeno viene in Italia per tirar su un po' di soldi e per tornare poi nel suo paese dove si compra una casa (perché là costa meno), è giusto che abbia diritto ad una casa popolare?
E' giusto trattarlo come tutte le altre persone, italiane o non italiane, rom o sinti o gagi. Però è più giusto dare una casa a chi ha la precedenza. Tra una persona che vieni qui solo per far su qualche soldo in fretta (e in ogni modo, lecito o illecito), e una persona che ha un serio progetto, è meglio dare la precedenza ha chi esprime questa volontà. Questo mi sembra che fa il patto di legalità. Mi sembra che dia la precedenza a chi ha buone intenzioni. Biusogna secondo voi che valga la legge del più forte tra i rumeni? Secondo me vale la legge per chi ha serie intenzioni.
Carlo64

u velto ha detto...

ciao Carlo64, in Italia e in Europa le regole presenti dovrebbero valere per tutti.

La direttiva 2004/38/C(http://sucardrom.blog.tiscali.it//Cittadini_Comunitari__ecco_le_nuove_regole_1732673.shtml) stabilisce chiaramente le regole per tutti i cittadini comunitari. così come altre direttive impongono i livelli minimi di assistenza che in Italia vengono sistematicamente non applicati per Sinti e Rom.

l'immigrazione dalla Romania, come qualsiasi altra immigrazione anche nostrana (vedi Stati Uniti, Germania, Belgio... per noi italiani), vede l'individuo incapace di tranciare le proprie relazioni con il paese di origine. e secondo noi è giusto così.

potremmo fare un parallelismo con il nostro capitalismo che va in Romania per sfruttare le condizioni favorevoli: bassi salari, scarsa tutela sindacale e una certa libertà fiscale. e naturalmente i frutti tornano in Italia.

governare il fenomeno migratorio non è facile ma è doveroso. il problema presente a Milano, ma non solo, è che fino ad alcuni mesi fa non veniva governato questo fenomeno.

oggi, improvvisamente, dopo che per decenni in molti, primo fra tutti Giorgio Bezzecchi a Milano (oggi licenziato dal comune) chiedavamo agli enti locali di governare i fenomeni migratori, si crede di risolvere tutto inventandosi regole discriminanti.

nel caso in specie bastava "sanzionare" i cosiddetti "intrusi", che: 1) se erano sprovvisti di permesso di soggiorno, dovevano tornare in Romania; 2) se avevano il permesso di soggiorno ma non avevano la possibilità economica di trovare un alloggio (e in Lombardia per tutti vale la dichiarazione isee) era dovere del comune tutelarli, come qualsiasi altro cittadino.

naturalmente è giusto, se si spendono soldi pubblici, verificare il progetto migratorio di ogni famiglia ma la situazione di via triboniano è ben diversa.

infatti, se io vivo in quel luogo di segregazione e litigo con il mio vicino di casa, è cacciata sia la mia famiglia sia quella con cui ho litigato. è forse giusto?

se una persona compie un reato: picchia il vicino di casa, ad esempio. quella e solo quella persona sarà imputata del reato di violenza privata e dovrà scontare la pena nei modi previsti dalla legge, come decreterà il tribunale.

nessuno lo caccierà dall'alloggio popolare e nessuno caccierà la sua famiglia.

questa è la legge che abbiamo costruito per noi, perchè non può valere anche per un Rom rumeno?

u velto ha detto...

ciao Carlo64, non abbiamo ancora trovato in rete il regolamento della Lombardia ma ti possimo indicare il link per il Veneto:

http://www.agec.it/public/_tpl/visual_lib.cfm?attachId=716

Anonimo ha detto...

Ho sentito parlare della dichiarazione isee, qualla citata. Mi pare che sia un documento in cui si dichiara il proprio reddito. Allora, se una persona presenta la dichiarazione isee e dimostra di non avere un reddito sufficiente, il comune la mette in una graduatoria ad esempio per avere un alloggio al prezzo che questa persona si può permettere di pagare. Allora tutti possono presentare questa dichiarazione isee (quelli residenti, immagino).

**

Sul fatto del rispetto della legge, volevo aggiungere una cosa.
Se io vedo una persona che non rispetta l'ambiente, mi viene fastidio, però dico che in fondo sono affari suoi e se lo vedono i vigili gli danno una bella multa (però l'ambiente è di tutti). Se invece vedo una persona, ad esempio un adulto, che maltratta un'altra persona, un minore, ad esempio, io posso sporgere una denuncia? Voglio dire: è solo la vittima che può ribellarsi, ad esempio al raccket, oppure qualunque altra persona può denunciare questo fatto? A me pare che questo tipo di denuncia abbia una certa gravità e sia di tipo penale, in quanto si tratta di sfruttamento o di lesioni personali, e quindi questi tipi di sfruttamento e di violenze possono essere denunciate da un qualunque cittadino.
Sentivo l'altro giorno ad un tg regionale che i vigili stessi consigliavano i cittadini di non far finta di niente (si trattava di un regolamento tra stranieri, e gli abitanti pur sentendo gli schiamazzi si erano chiusi nei loro appartamenti e non avevano avvisato le forze dell'ordine, che erano arrivate tardi)
Carlo64

u velto ha detto...

ciao Carlo64, ogni cittadino può presentare la dichiarazione isee, naturalmente se il comune utilizza questo strumento.

a Milano vi è però un problema: le varie amministrazioni comunali, succedute negli ultimi vent'anni, non hanno fatto una seria programmazione per le abitazioni popolari.

il risultato: le case non ci sono. un dramma per moltissimi milanesi rom e non rom.

sul rispetto della legge e il ruolo del cittadino siamo completamente d'accordo anche per la tutela ambientale.

senza scivolare in una caccia alle streghe... come è successo in Sicilia, quando una donna rom è stata quasi linciata per la sola "colpa" di aver voluto aiutare un bambino.

Anonimo ha detto...

Difatti il rischio è quello di scivolare nella delazione, vale a dire, quello che succedeva ad esempio in Cecoslovacchia durante il comunismo (come ho letto in un libro di Milan Kundera).

Ma la legalità all'interno delle famiglie, questa legalità chi la può controllare, se non vengono poste serie regole all'esterno?
Mi sembra che prima si dovrebbero aiutare quelle famiglie che al loro interno rispettano le leggi (perché le leggi italiane hanno effetto anche all'interno della famiglia).
Carlo64

u velto ha detto...

ciao Carlo64, le società sinte e rom hanno molte norme, come qualsiasi altra società.

queste regole sono rispettate da tutti ma come succede in tutte le società qualcuno sbaglia e bisogna punire lo sbaglio e ripristinare la legalità.

naturalmente aiutando e recuperando la persona che ha sbagliato a non sbagliare più.

il problema è: se lo Stato ha un comportamento illegale (vedi il caso del mancato riconoscimento dei diritti di minoranza), cosa facciamo?

Anonimo ha detto...

Si potrebbe provare a tradurre il "famigerato" patto di socialità e legalità nella lingua, presentarlo ai competenti come attestazione dell'esistenza della minoranza (oltre a tutte le altre inotizie raccolte dai blog ecc); dopo di che, se viene riconosciuta la minoranza non c'è più bisogno dei patti.
In teoria è come la situazione di qual pastore che deve trasportare il lupo, la capra e il cavolo. Prima porta il lupo... ... Boh! Comunque è un'idea.
Carlo64