"Razzismo e violenza persistono in Europa". Queste in sintesi le conclusioni del Rapporto sul razzismo e la xenofobia nel 2006 presentato lunedì scorso in Parlamento dall'Agenzia europea dei diritti fondamentali. Il documento analizza il livello di discriminazione in settori quali l'impiego, gli affitti, la vendita di alloggi e l'istruzione, condannando la mancanza di informazione circa la violenza razziale perpetrata in gran parte dei paesi dell'Ue. Ricordiamo a tutti che l’Italia compare in misura minore nel rapporto proprio per la mancanza di strumenti di monitoraggio efficaci.
Sebbene si siano registrati progressi nella trasposizione da parte dei singoli Stati membri della direttiva europea sull'uguaglianza razziale datata 2000 (ricordiamo però che l'Italia e altri tredici Paesi sono stati richiamati ufficialmente dalla Commissione Europea), l'agenzia continua a rilevare casi di discriminazione.
Degli undici Stati che dispongono di dati sufficienti per la valutazione del grado di violenza riconducibile al razzismo, "otto hanno dimostrato un andamento di violenza in crescita: Danimarca, Germania, Francia, Irlanda, Polonia, Slovacchia, Finlandia e Regno Unito. Solo Repubblica Ceca, Austria e Svezia vantano un'inversione di tendenza". Per gli altri 16 Stati l'informazione risulta insufficiente o addirittura inesistente.
Va inoltre considerato che esistono profonde disparità nella raccolta dei dati: mentre alcuni paesi non se ne occupano per nulla; la Gran Bretagna, ad esempio, ha registrato negli ultimi 12 mesi un numero di rapporti di crimini razziali maggiore rispetto a quelli di tutti gli altri Stati membri. Continua a leggere…
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