Il 6 settembre del 1957 moriva Gaetano Salvemini. La lezione del grande storico pugliese ha rappresentato per le giovani generazioni del socialismo italiano un costante punto di riferimento e soprattutto un forte esempio morale.
Salvemini è stato il maestro dell'antifascismo e la sua scuola di formazione politica, storica e civile, culminata con l'opera di emancipazione condotta con la fondazione del periodico "L'Unità", ha temprato allievi eccezionali come Carlo e Nello Rosselli, Gramsci e Gobetti, Ernesto Rossi e, giungendo sino a noi, Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Franco Venturi, Gaetano Arfè e tanti altri. Bobbio disse che di uomini come Salvemini ne ha bisogno ogni nazione civile come il pane per potersi sfamare.
Oggi, a cinquanta anni dalla morte, è ancora vero e ancora così. L'educazione politica, la lotta per la conquista e la difesa di diritti civili, la laicità e il rispetto delle minoranze etniche-linguistiche : tutti nuclei dell'opera salveminiana e tutte tematiche di stringente attualità. Per questi grandi vedute, per la capacità di legare e tenere insieme ideali e "cose concrete", fuggendo da inutili astrazioni filosofiche, per la lotta continua contro l'arroganza del potere e dei privilegi, dei settarismi e degli interessi di parte, Salvemini divenne il faro nella lotta per la libertà. Si scontrò con Giolitti, Mussolini, De Gasperi, quando erano al massimo della propria carriera e del potere e questi scontri nascevano proprio in nome della difesa della libertà, collettiva e individuale, che veniva tradita nelle politiche caratterizzanti i diversi regimi. Continua a leggere...
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