Victor Lacatus, il padre di uno dei quattro bimbi rom morti nel rogo che avvolse la baracca in cui dormivano lo scorso 11 agosto nel “campo nomadi” di Stagno (Li), ha tentato di togliersi la vita nel carcere di Livorno, in due diverse occasioni.
Ieri sera l'uomo ha cercato di impiccarsi, ma senza successo. Stamani invece è stato sorpreso a prendere a testate le pareti della cella. I funerali dei piccoli Eva, Danchiu, Mengji e Tutsa, si sono tenuti ieri nella cattedrale di Livorno, alla presenza del ministro Rosy Bindi e delle autorità cittadine, e sono stati celebrati in rito cristiano ortodosso.
A seguito del tentato suicidio, il giudice ha deciso di prendere misure di sorveglianza straordinarie, mentre il pm Antonio Giaconi ha chiesto la misura degli arresti domiciliari per Victor Lacatus. In un primo momento le indagini sembravano propendere per l'assalto razzista al “campo nomadi” quale causa del rogo, come affermato dai genitori dei piccoli; invece, in base alle ultime testimonianze raccolte dagli inquirenti, si rafforza la tesi dell'abbandono colpevole dei bimbi, che sarebbero stati lasciati da soli nella baracca con una candela accesa. Le due madri dei piccoli da giovedì sono agli arresti domiciliari, mentre i due padri sono ancora in carcere.
1 commento:
Personalmente non credo che il carcere possa essere un aiuto per nessuno che ha sbagliato, tanto più in questo caso mi sembra veramente una tortura inutile lasciare questo padre in carcere. Lontano dalla famiglia può solo impazzire di dolore e purtroppo questi tentativi di suicidio lo dimostrano.
Ma forse il carcere serve per tutelare quelli che gli errori non li fanno. Ma lo stesso, non capisco.. qualcuno dovrebbe spiegarmi dov'è il giovamento per la società nel tenerlo dentro e non concedere - almeno - gli arresti domiciliare.
Una sorella gagjè.
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