Caro Sindaco, a nome del Governo esprimo nuovamente tutto il dolore per la morte tragica dei quattro bimbi rom: Eva, Menji, Danchiu e Lenuca.
Oggi nei funerali la tua città ma anche tutto il paese si stringe intorno al dolore dei genitori e di Maria, la sorella più grande. La morte di questi quattro bimbi ci interpella e ci giudica.
Ciascuno porta la sua responsabilità: le istituzioni, le associazioni e le comunità. Avevano il diritto di vivere. Erano venuti in Italia, per avere sicurezza di vivere. Essi ci insegnano che la sicurezza non è una parola retorica, ma ha il significato della loro vita, bruciata in un attimo sotto il ponte.
In queste settimane molte parole si sono sprecate sui giornali e nella discussione pubblica. Io sono convinto che il principio di legalità e il principio di solidarietà sono garantiti dalla costituzione e non esiste l’uno senza l’altro.
Chi mette tra parentesi la legalità, colpisce i più deboli e i più fragili. Chi mette tra parentesi la solidarietà, imbarbarisce il paese.
Al popolo rom, che si è riunito a Livorno, io chiedo quello che chiedo a tutti i cittadini italiani: rispettare la legge, senza eccezioni e senza esenzioni. Ma, al tempo stesso, dico: è possibile camminare insieme, costruendo reti di relazione vere e concrete con le istituzioni e le associazioni, che esprimono la società civile. Questo popolo in Europa raggiunge quasi gli otto milioni. Solo con la politica si può creare la convivenza.
Di fronte a loro ci impegniamo a costruire una nuova cultura della solidarietà, che sia consapevole della complessità e della difficoltà dei problemi, che sappia pensarli in un’ottica europea, che non dimentichi nessuno e che, anche quando deve prendere decisioni dolorose, come uno sgombero, lo sappia fare con mitezza e gentilezza, senza esibizione di violenza. Oggi il dolore della comunità rom è il mio dolore. E’ il dolore dell’intero Paese.
Romano Prodi, 14 settembre 2007
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