lunedì 10 settembre 2007

Livorno, un attentato razzista? Il perito del tribunale lo sta provando

I funerali dei quattro bambini morti nell'incendio di Pian di Rota si terranno venerdì prossimo, 14 Settembre, alle ore 11. Il luogo fissato per la cerimonia, presieduta da un sacerdote ortodosso rumeno, è il Duomo di Livorno. Le famiglie saranno chiamate a decidere, nei prossimi giorni, se tumulare i corpi al cimitero di Livorno o in Romania. Verrà inoltre inoltrata al Giudice una richiesta per la partecipazione dei genitori - attualmente detenuti al carcere "Le Sughere" alla cerimonia di venerdi.
Nel frattempo l’inchiesta, predisposta dal magistrato, vede nuovi sviluppi clamorosi. Dall'ultimo sopralluogo del perito emergono ipotesi diverse sulla dinamica del rogo L'ingegnere chimico chiede l'incidente probatorio: "Accelerazione di fuoco provocata dall'esterno". Tartarelli ha già anticipato alla polizia scientifica la sua tesi. Presto invierà al magistrato la relazione scritta con la quale delinea un nuovo scenario investigativo.
Un fuoco devastante, rapidissimo, capace di bruciare vivi in pochi attimi i quattro bambini romeni (Lenuca, Danchiu, Eva e Mengji, rispettivamente di 6, 8, 11 e 4 anni), che insieme ai loro genitori dormivano nelle baracche sotto il ponte di Pian di Rota.
Un rogo di tale forza da essere incompatibile con i resti dei materiali trovati tra le macerie delle baracche. Così violento da far ritenere plausibile l'ipotesi del dolo, o quantomeno che a provocare l'accelerazione di fuoco sia stato qualcosa dall'esterno delle baracche.
E' quanto è emerso dall'ultimo sopralluogo effettuato dieci giorni fa dal perito chimico nominato dalla procura, l'ingegnere Roberto Tartarelli, dell'Università di Pisa, che a seguito di questi nuovi elementi è pronto a mettere nero su bianco i suoi convincimenti e a chiedere, a stretto giro di posta, un incidente probatorio per effettuare analisi più accurate.
Il professionista, incaricato dal pubblico ministero, Antonio Giaconi, di stabilire con esattezza le cause dell'incendio, avrebbe già anticipato alla polizia scientifica che i materiali presenti all'interno delle baracche non avrebbero potuto produrre un fuoco così devastante e pertanto è convinto che l'accelerazione improvvisa delle fiamme sia da attribuire a un fattore esterno alle baracche, all'interno delle quali non vi erano né bombole di gas, né liquidi infiammabili. Insomma, si tratta di un primo dato certo che dimostra come il rogo sia stato devastante e, allo stesso tempo, impossibile quantomeno da contenere per i genitori dei bambini.
Ma soprattutto sembra dare, pur indirettamente, ragione alla difesa dei romeni ancora in carcere (Victor ed Elena Lacatus e Menji Clopotar e Uca Caldarar), che hanno sempre ribadito di avere subito un'aggressione. O meglio, i quattro adulti hanno sempre sostenuto di avere udito delle urla minacciose pronunciate in italiano provenire dall'esterno e di essersi precipitati fuori dalle baracche per mettersi all'inseguimento dei presunti aggressori seguendo delle ombre nell'oscurità.
Soltanto mentre tornavano verso le baracche, ripercorrendo a ritroso il sentiero sterrato che conduce alla strada principale, hanno raccontato di avere visto le fiamme già altissime e hanno capito che ormai era impossibile mettere in salvo i bambini.
Anche in virtù di questo il gip, Rinaldo Merani, li aveva scagionati dall'accusa di incendio colposo e aveva convalidato il fermo, trasformandolo in custodia cautelare in carcere, solo per l'accusa di abbandono di minore seguito da morte. Durante il sopralluogo di dieci giorni fa, Tartarelli ha notato che sul cemento sottostante il ponte, in corrispondenza del punto dove sorgeva l'accampamento rom improvvisato, vi sono degli evidenti segni neri provocati dal fuoco, ma in un punto del ponte il cemento è pulito, come se lì le fiamme non fossero arrivate.
Da qui il perito ha provato ad analizzare la traiettoria del fuoco e si sarebbe convinto che la forza delle fiamme sia stata determinata da qualcosa che si trovava all'esterno delle baracche. All'interno infatti sono stati trovati solo resti di materassi, reti metalliche, stracci e coperte. Nulla, secondo Tartarelli, soprattutto alla luce della mancanza di liquido infiammabile o di bombole di gas, che fosse capace di produrre un fuoco di tale violenza.
Per spiegare quanto accaduto, quindi, il perito chimico chiederà l'incidente probatorio attraverso la riproduzione di un incendio analogo utilizzando gli stessi materiali repertati sulla scena del crimine e che possa finalmente fornire risposte certe sull'accaduto. di Gabriele Masiero

Per seguire giornalmente la situazione...

1 commento:

Anonimo ha detto...

è stato bertinotti!!