Secondo una mappatura compiuta nel 2001, in Italia ci sono più di diciottomila rom immigrati, giunti soprattutto dai paesi dell'Europa centro-orientale, che vivono in insediamenti autorizzati e non, ai margini delle aree urbane, in spazi abbandonati, poco visibili o comunque non commercialmente appetibili. A distanza di cinque anni, i campi sono cresciuti nelle dimensioni e nuovi sono nati per accomodare i bisogni dei nuovi venuti, soprattutto rom emigrati dalla Romania.
Questi insediamenti, che comunemente sono chiamati "campi nomadi", si trovano spesso in condizioni socio-sanitarie estremamente precarie. Come ha messo in evidenza recentemente il Comitato Europeo per i Diritti Sociali, l'Italia viola sistematicamente il diritto ad un abitare adeguato per le popolazioni rom previsto dalla Carta Sociale Europea.
Tra i rom stranieri ci sono rifugiati, richiedenti asilo, migranti economici regolari e irregolari e persone completamente prive di documenti. Talvolta troviamo tutte queste tipologie di residenza in una singola famiglia, talvolta un singolo individuo che nell'arco di pochi anni si trova a passare da uno status all'altro. C'è in queste esperienze un denominatore comune, l'insicurezza del proprio diritto a risiedere in Italia e la rassegnazione ad una condizione di precarietà esistenziale che diventa talvolta permanente.
Questa precarietà di vita e abitativa ha un impatto sulla salute dei residenti? Sì, verrebbe da dire. Ma è possibile provarlo scientificamente? A cercare una risposta a questa domanda si scopre che ci sono pochi (e spesso inaccurati) studi scientifici sull'argomento. Il perché lo chiediamo all'epidemiologo Lorenzo Monasta, "il problema fondamentale della ricerca epidemiologica su gruppi genericamente definiti "zingari" è il forte pregiudizio che pregna la nostra società e che incide negativamente sulla qualità della ricerca. È chiaro, infatti, che la ricerca non si sviluppa nel vuoto, e che la scienza riflette, in termini positivi e negativi, valori e assiomi impliciti propri della società maggioritaria". di Nando Sigona, continua a leggere…
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