Vivono nella polvere, come quella che secondo la mitologia indiana ha generato i paria. Sono nati e cresciuti in Italia o sono a Roma da oltre trent'anni, i Rom sgomberati da Tor Pagnotta lo scorso febbraio abitano ai margini di due insediamenti Rom creati nel 2005 a Castel Romano, dotati invece (secondo loro) di tutti i confort.
Anzitutto container nuovi, puliti e ordinati, con tanto di allacciamento fognario, acqua e corrente elettrica. Gli ultimi dei Rom fanno parte di una ventina di famiglie, composte da circa 150 persone di nazionalità montenegrina e bosniaca, con una grande percentuale di bambini al loro interno.
Quando va bene, dormono in camper arrugginiti, con buchi dappertutto da dove la notte si intrufolano i topi, entra freddo e pioggia. Nella maggior parte dei casi, però, la loro casa è una tenda di nylon, una vecchia baracca di lamiere rovente d'estate e gelida d'inverno oppure un'automobile, che si può chiudere meglio di una roulotte e dove non entrano spifferi.
I servizi igienici sono “en plein air”: i bisogni si fanno fra i campi, mentre la “doccia” è formata da tre muretti di compensato improvvisati in mezzo all'aia, tanica e fondo di bottiglia di plastica per utilizzare l'acqua con parsimonia, che vorresti fossero un'illusione ottica ma che invece sono lì per davvero, spuntati dal terreno fra le baracche, i rifiuti e le galline che scorrazzano indisturbate.
"Sono di una donna che ama e non uccide i polli - racconta Ljubo, un ragazzo di trent'anni proveniente dalla ex Jugoslavia -. Li ha portati con sé dall'insediamento di Tor Pagnotta, sulla Laurentina, dove abitavamo prima. Ognuno ha raccolto in fretta ciò che aveva di più caro e lei ha preso le galline". Continua a leggere...
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