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«Inizialmente gli organizzatori erano restii a dedicare una mostra ai soli artisti rom perché di solito i padiglioni sono su base nazionale» spiega Timea Junghaus, la curatrice della mostra, «pensavano fossi una di quelle femministe sempre arrabbiate e fissate con le minoranze». Ma alla fine l'ha avuta vinta, grazie anche all'appoggio del ministro italiano per le Politiche europee Emma Bonino e del presidente dell’Unione Europea José Manuel Durão Barroso. Il successo è stato completo, migliaia sono stati i visitatori.
«Questo è un vero e proprio padiglione europeo» afferma orgogliosa Junghaus «tutti gli artisti hanno sofferto per il fatto di appartenere a una minoranza etnica», spiega la curatrice. «I loro lavori, nonostante siano così diversi, hanno in comune una cosa: esprimono un sentimento di rivincita, sono una forma di terapia.»
Gabi Jiménez, uno degli artisti presenti alla biennale. Si definisce così: «Ho vissuto dove mi ha spinto il vento e dove i poliziotti e i processi mi hanno messo». «Tu vedi solo delle carovane - precisa Jiménez - io i semplici e positivi momenti che caratterizzano la vita rom. Mostro la gioia, dove altri vedono solo stereotipi». E aggiunge: «Mi sono reso conto che l’arte è un buon mezzo per scuotere le opinioni».
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