martedì 30 ottobre 2007

Prato, non siamo razzisti ma...

Le ragioni addotte dall'assessore ai servizi sociali sulla opportunità di trasformare il campo nomadi di via Pollative in un villaggio nomadi spiegano all'opinione pubblica soltanto una parte del problema e cioè quella di garantire servizi essenziali e dignità a persone che sono da più di 30 anni a Prato.
E su questo punto gli imprenditori condividono perfettamente le argomentazioni dell'assessore Stancari. Nessuno ha sostenuto che queste persone devono continuare a vivere in un ghetto e non hanno diritto a vivere in modo dignitoso come tutti gli altri cittadini di Prato! Come pure nessuno ha sostenuto che è migliore l'impatto visivo di un campo di roulottes anziché di un più ordinato villaggio formato da casette prefabbricate.
Gli imprenditori hanno sollevato altri problemi ai quali purtroppo il Comune non ha dato alcuna risposta. Innanzi tutto hanno sollevato problemi di mancato rispetto delle assicurazioni date dal Comune anche per scritto oltrechè verbalmente nel corso di diversi incontri. Perché il Comune ha fatto spendere ad alcuni privati qualche decina di migliaia di euro per attrezzare a loro cura e spesa una piazzola provvisoria in via Toscana per ospitare un campo nomadi provvisorio in attesa che il Comune completasse quello definitivo?
Perché, dopo che i privati hanno realizzato quanto richiesto dal Comune, quest'ultimo ha completamente ignorato gli accordi ed ha comunque realizzato un campo nomadi provvisorio in via Pollative? Perché il Comune ha rassicurato gli imprenditori che il campo nomadi sarebbe stato rimosso entro un anno dalla sua realizzazione, mentre di anni ne sono passati quasi 10 e questo insediamento è sempre al suo posto? Come può il Comune sostenere ancora che questo campo nomadi è provvisorio se ha deliberato di trasformare le roulottes in case?
L'altro tipo di problemi sollevati dagli imprenditori frontisti riguarda la sicurezza ed il decoro della zona industriale che tanto è costata per renderla un fiore all'occhiello di Prato. Non può essere un semplice caso che con l'apertura del campo nomadi provvisorio siano cominciati nella zona furti, minacce, sporcizia per strada, asportazione di porte, finestre, gronde, arredi nella casa della musica etc.
Se tutto questo non si fosse verificato gli imprenditori non avrebbero avuto alcun motivo di lamentarsi per la vicinanza di queste persone, in quanto non ne hanno fatto una questione di impatto visivo ma di impatto sociale insostenibile. E questo impatto è stato finora tollerato, seppure con reiterate lamentele e denunce, soltanto perché speravano che prima o poi il Comune mantenesse l'impegno preso di un campo nomadi provvisorio.
Invece la risposta dell'assessore manifesta una giusta comprensione per i problemi dei nomadi, ma non manifesta alcuna comprensione per le altrettanto giuste lamentele di chi per anni ha dovuto subire e continua a subire quotidiane difficoltà causate magari da poche persone, che purtroppo però non vengono emarginate da chi ha comportamenti corretti e civili. Anzi la replica dell'assessore fa apparire all'opinione pubblica gli imprenditori "frontisti" del campo nomadi come razzisti o xenofobi.
Invece a questi imprenditori non è la diversa origine delle persone che crea problemi, bensì i comportamenti incivili ed illegali delle persone; se questi comportamenti fossero stati messi in atto da pratesi la reazione degli imprenditori sarebbe stata la stessa.
Inoltre la condizione di degrado in cui è stata ridotta la cosidetta "casa della musica" è un segno evidente del danno anche economico che certi comportamenti incivili ed illegali possono creare. I lottizzanti del 1° Macrolotto hanno speso un sacco di soldi per mettere a disposizione dei giovani di Prato una infrastruttura ritenuta necessaria dal Comune e qualificante per la zona e poi hanno dovuto assistere alla sua progressiva demolizione nella totale indifferenza del Comune.
Il problema sollevato dagli industriali non è quindi dei Sinti o non Sinti come vicini, quanto di civiltà, di legalità e di rispetto delle regole. E' chiaro infatti che le stesse lamentele e lo stesso malcontento sarebbero stati espressi dagli imprenditori frontisti, se il degrado sociale ed i conseguenti danni economici fossero stati causati da persone italiane o pratesi.
Pertanto i problemi veri sollevati dagli imprenditori sono da un lato il mancato rispetto degli impegni da parte del Comune e dall'altro i comportamenti incivili ed illegali di alcune persone finora tollerati dalle istituzioni. Un bel villaggio di case ordinate sarebbe senz'altro preferito da chiunque al posto dell'attuale indegno campo roulottes; l'importante è che le persone che lo abitano abbiano normali comportamenti civili a prescindere dalla loro etnia e dal loro luogo di nascita e che le istituzioni preposte a fare rispettare le normali regole del vivere civile le facciano rispettare davvero a tutti, ivi compresi quindi gli abitanti del campo nomadi. Consorzio Servizi del 1° Macrolotto Industriale di Prato (CONSER)

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