martedì 30 ottobre 2007

La via italiana per una scuola interculturale

Presentate le linee guida del ministero della Pubblica Istruzione. Corsi di italiano come seconda lingua, formazione per insegnanti e dirigenti, accordi sul territorio per evitare scuole-ghetto.
Con oltre mezzo milione di bambini e ragazzi stranieri tra i banchi, la scuola italiana si attrezza per accoglierli al meglio, con una "via italiana all'intercultura", come si chiama il documento preparato dall' Osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e l'educazione interculturale presentato oggi a Roma dal ministro all'istruzione Giuseppe Fioroni (in foto) e dal sottosegretario Letizia De Torre.
Quattro le parole-chiave: universalismo (l'istruzione è un diritto di ogni bambino indipendentemente dalla cittadinanza), scuola comune (no alle aule e alle scuole-ghetto), centralità della persona (nel caso dei minori stranieri mette in evidenza il tema delle diversità), intercultura (promozione del dialogo, del confronto, dello scambio). Ora bisognerà tradurle in azioni concrete, molte delle quali sono state già avviate.
Il primo ostacolo da superare per gli alunni stranieri è la lingua. Nelle zone con più immigrazione sono state quindi distaccate task force di docenti che si dedicano a tempo pieno all'insegnamento dell'italiano come seconda lingua e le risorse stanziate dalla prossima finanziaria permetteranno di impiegarne altri 700 già formati in questi anni.
Continua intanto la formazione dei dirigenti scolastici, soprattutto per aiutarli a costruire intese tra i loro istituti e gli enti locali. Per evitare che gli alunni stranieri si concentrino solo in alcuni istituti, creando dei veri e propri ghetti, si stanno promuovendo accordi tra reti di scuole, enti locali e associazioni, anche di genitori. In questo modo si cercherà di distribuire i nuovi arrivi tra le diverse scuole che gravitano su uno stesso territorio.
Inoltre, nel documento presentato viene posta molta attenzione agli interventi per contrastare discriminazioni e pregiudizi. Per i Rom e i Sinti scrive il ministero: “l’ostilità contro i Rom e i Sinti assume l’aspetto, a volte, di una forma specifica di razzismo che l’educazione interculturale deve contrastare anche attraverso la conoscenza della loro storia”.

1 commento:

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Complimenti per il vostro interessante blog. Anche sul mio stò trattando un post sulla cultura degli imigrati in Italia e in particolare del Bangladsh, vi invito a visitarlo e a lasciare un commento che sarà molto gradito. Buon pomeriggio da Tiziano