A Roma scoppia la polemica sull’ubicazione dei quattro “mega campi nomadi”, dove segregare le famiglie rom e sinte capitoline.
Le dichiarazioni dell’assessore alle Politiche della Sicurezza Jean-Leonard Touadi sulla scelta di tenere segreti i luoghi dove sorgeranno i cosiddetti «villaggi della solidarietà» ha suscitato ieri le proteste del centro-destra capitolino.
Dietro questa disposizione di celare le aree individuate persino ai consiglieri è evidente il timore che i rappresentanti dei municipi e gli stessi residenti possano opporsi, offrendo al mondo intero azioni razziste come quelle già viste a Opera (MI) e a Pavia.
Dopo i dubbi espressi dal Prefetto Mosca che ha sostituito il dottor Serra che voleva i quattro nuovi insediamenti per “rieducare i nomadi” (fonte, Repubblica), praticamente una deportazione e un programma staliniano, adesso scende il silenzio.
La campagna di “sicurezza” lanciata dalla Moratti e fatta propria con decisione da Veltroni, oggi si scontra con la realtà: criminalizzare le popolazioni sinte e rom porta inevitabilmente all’impossibilità di costruire politiche.
La cecità della politica e in particolare del Ministro Amato che ha alimentato la campagna di criminalizzazione delle popolazioni sinte e rom, sta portando inevitabilmente il Paese alla deriva razzista.
Sembra impossibile che oggi in Italia possano riproporsi gli stessi meccanismi che hanno portato alla catastrofe l’Europa sessant’anni fa. Così come allora le formazioni politiche moderate si sono spostate sulle posizioni xenofobe e discriminatorie delle formazioni politiche estreme che oggi come ieri colpiscono i “diversi”, appunto i Rom e i Sinti, per fomentare e raccogliere l’insoddisfazione della maggioranza.
Siamo però consapevoli che a destra e a sinistra molti politici e intellettuali sono consapevoli degli sbagli che si stanno commettendo e lavorano perché si arresti il Paese prima precipitare nel baratro di un nuovo Porrajmos. Siamo altrettanto consapevoli che il tempo per arrestare questa deriva xenofoba e razzista sta finendo.
1 commento:
«A me personalmente fa rabbrividire se non addirittura un pò schifo una politica che non è più capace di indignarsi per la morte di una bimba nomade di soli due mesi costretta a vivere in una baracca lungo il fiume Tevere sotto il centrale Ponte della Radio a Roma e morta per il freddo, di notte, sola». Lo ha affermato Francesco Giro, deputato di Forza Italia, coordinatore regionale del Lazio, e commissario per la città di Roma «Sono mesi - prosegue Giro - che denunciamo questo degrado impressionante, questo olocausto sociale e umanitario ma il comune evidentemente non fa nulla se ancora ci sono baracche lungo il fiume in zone centrali e semicentrali di Roma. Ma in questi giorni - conclude il deputato di Fi - la giunta del comune di Roma e la sinistra che lo sostiene sono impegnati a difendere la loro grassa e grossa Festa del cinema che produrrà sprechi e spese inaudite di milioni di euro, mentre a Roma la gente sta male e muore. Adnkronos 20-OTT-07 21:27 NNN
Posta un commento