La calma all'accampamento di via Triboniano, uno dei più grandi “campi rom” del nord Italia, nasconde a malapena la preoccupazione che serpeggia dopo l'approvazione del decreto che dà ai prefetti il potere di espellere cittadini comunitari per ragioni di pubblica sicurezza.
«Stanno giocando con le nostre vite - si sfoga Anton, 32 anni -. Quando succede un fatto come quello di Roma, ci mettono tutti nella stessa pentola. Se qualcuno sbaglia, italiano o rom, deve pagare e andare in galera. Perché i rom devono essere espulsi?».
I Rom di via Triboniano hanno sottoscritto il famoso patto di legalità e sicurezza con il Comune: in linea di principio non dovrebbero aver nulla da temere dai nuovi poteri concessi per decreto ai prefetti. Eppure in molti, raccolti attorno ad Anton, gridano alla discriminazione.
«Ci sono i rom che fanno le brutte cose - ammette uno mentre mostra la sua busta paga -, ma non siamo tutti uguali. Se un italiano in Romania uccide una persona il governo non manda via tutti gli italiani. Voi ci odiate e noi abbiamo paura del vostro odio».
Accanto ai poteri concessi a tutti i prefetti per decreto, quello di Milano, Gian Valerio Lombardi, a breve assumerà l'incarico di commissario straordinario per l'emergenza rom. Una scelta osteggiata dai diretti interessati.
«Il prefetto è venuto qui solo cinque minuti quando a dicembre il campo andò a fuoco - spiega Anton -. Come farà il commissario se non conosce nemmeno la nostra situazione?». Grazie a una direttiva Ue, inoltre, esiste la possibilità di allontanare i cittadini comunitari che entro 90 giorni non hanno dimostrato di avere mezzi sufficienti al proprio sostentamento.
«Siamo d'accordo - osserva ancora Anton -, ma questo è giusto solo per chi vive in Italia da tempo. Come può un rom appena arrivato trovare in tre mesi una casa e un lavoro?». Continua a leggere…
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