Martedì al Senato è in programma la votazione del decreto sulla sicurezza. È soltanto un'altra tappa della corsa ad handicap alla quale il Governo è costretto: dai numeri, come si sa, rimasti sempre precari, ma anche dal quadro politico, che proprio dal Senato Lamberto Dini ha definito ormai esaurito.
A dare un tocco di ulteriore suspense è poi la circostanza per cui il decreto è arrivato ieri in aula a palazzo Madama senza il relatore. Giannicola Sinisi, da tutti apprezzato per il suo equilibrio, non è riuscito a ridurre le distanze che sul merito delle questioni dividono maggioranza e opposizione.
Non uno scontro pregiudiziale, come ha assicurato il presidente della Commissione affari costituzionali Enzo Bianco, ma divergenze di sostanza: Prc vorrebbe la chiusura dei Cpt (Centri di permanenza temporanea), con l'opposizione pronta a salire sulle barricate se questo dovesse accadere.
Stamane sono state respinte le due pregiudiziali di costituzionalità del Centrodestra, presentate per sottolineare la mancanza di copertura per il provvedimento. Ma Prc ha alzato il tiro: il Governo stia in guardia, è stato il monito del capogruppo Russo Spena, ed eviti la tentazione di rimettersi al voto dell'aula per tagliare i nodi più controversi. Deve schierarsi senza incertezze - è il succo del monito - se non vuole correre rischi nella votazione finale.
Rischi che appaiono più remoti a Cesare Salvi, capogruppo della Sinistra democratica: l'intesa Governo-maggioranza, è la sua convinzione, è più vicina grazie all'impegno del Pd e del ministro dell'interno. Con un corollario, che rovescia l'ottimismo in un monito: il Governo deve eliminare dal provvedimento gli aspetti anticostituzionali e più lontani dalle direttive europee, altrimenti Sd voterà contro. Continua a leggere…
Nessun commento:
Posta un commento