Caro Ministro Giuliano Amato, se usi la polizia come braccio armato per la vendetta di Stato; non puoi che aspettarti che, con le stesse motivazioni, altri si sentano legittimati a usare la forza per difendersi dal “nemico invasore criminale”.
Trovi grande differenza fra entrare con l'aggressività della divisa, armati, con le ruspe, a cacciare senza fornire loro alcuna prospettiva o destinazione, anziani, donne, bambini, bambine, uomini, come si cacciano gli insetti, per la sola colpa di esserci, di esistere, e prendere a bastonate qualche giovanotto in un parcheggio?
Qual è la differenza? Che i tuoi uomini sono autorizzati? Da chi? Da cosa?
Prendere a pretesto un condannabilissimo fatto di cronaca per mettere in atto un'operazione tanto violenta quanto irragionevole, creandoti uno strumento legislativo ad hoc, in deroga a qualsiasi principio costituzionale ed etico, apre dei varchi enormi da dove, inevitabilmente, si erode lo stato di diritto. Le spedizioni punitive sono una conseguenza logica e, non vorrei dire che non è che l'inizio.
Ti rendi conto della violenza ulteriore che state operando contro questa donna così barbaramente assassinata, prendendola a pretesto? Che cosa ha in più l'assassinio di questa donna? La nazionalità, l'origine “etnica” dell'assassino. Pensi che per lei avrebbe fatto differenza se il suo assassino fosse stato un italiano, magari della Roma bene? Fa differenza per te, per Prodi e per Veltroni, perché ve ne servite politicamente.
Sono ancora stordita dalle immagini trasmesse dal tg regionale toscano, dell'irruzione di decine di poliziotti, carabinieri, guardie di finanza, vigili urbani, nel campo Il Poderaccio alla periferia di Firenze. Che senso ha? Il campo è costituito da case in legno dignitose e attrezzate costruite anni fa dal Comune di Firenze, su una discarica fra l'Arno e un viadotto, abitato da famiglie rom bosniache, kosovare, macedoni e qualche famiglia romena. Arriva questo esercito armato a perquisire, arrestare, perché? In nome di cosa? Perché un uomo ha ucciso una donna a Roma? Ti rendi conto?
Seguendo la logica dell'aumento del numero di arresti come indicatore della qualità delle azioni delle forze di polizia (come fa qualche questore), c’è da aspettarsi che qualche signor Prefetto, in preda alle ansie di prestazione, facciano a gara per chi ne espelle di più di questi “scarafaggi molesti”. Facile così! Fortunatamente fra i prefetti ci sono tanti galantuomini che non cadranno in questa spirale, ma ti rendi conto di cosa significhi lasciare così ampi margini di discrezionalità?
Soltanto che risulti evidente a tutti come si sia di fronte a una mossa completamente propagandistica; elaborata per cercare consenso, sul terreno più facile e più facilmente condivisibile, vista la deriva razzista e xenofoba della società che inseguite con tanta determinazione.
Sguinzagliare gli esclusi nativi contro gli ultimi arrivati, è cosa facile quando non si danno risposte concrete ai bisogni della gente. Coccolare gli istinti più bassi della peggiore destra, può essere uno strumento di allargamento del consenso, che allenta la tensione da una parte. Ma ti assicuro che può anche essere un boomerang: lo sai vero che è tutto inutile? Chi impedirà agli espulsi di ritornare il giorno dopo? È un'umiliazione gratuita.
Infine, ad un anno e mezzo di governo del Centro Sinistra, gli immigrati stanno peggio di quando governava la destra. Mercoledì scorso sono stata con i colleghi Sperandio e Caruso, al CPT di Lamezia, le condizioni disumane in cui abbiamo trovato i detenuti, sono indescrivibili, sia dal punto di vista igienico sanitario, sia della composizione dell'universo dei rinchiusi: minorenni, richiedenti asilo, naufragi, ex carcerati, malati, Pensa a quanto l'accordo con le poste ha ulteriormente peggiorato la vita quotidiana di migliaia di persone e, a mo' di beffa, a costi onerosissimi. E adesso abbiamo un'ondata repressiva mai immaginata, neanche nei tempi dei cattivissimi Fini, Bossi & co. Se la situazione dell'ordine pubblico è cosi fuori controllo, cosa stava facendo la polizia fino ad oggi?
Cordiali saluti, Mercedes Frias
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