mercoledì 21 novembre 2007

Roma, la squadra di calcio degli "Ercolini"

“Il nostro motto è essere educati”, ci tiene a precisare Salvatore Paddeu, arbitro di calcio e allenatore di una squadra di ragazzi rom del "campo nomadi" di Tor di Quinto. La sua avventura è cominciata tre anni fa, quando decise di mettere in piedi la squadra degli “Ercolini”, dal nome del presidente della squadra, Don Giovanni D’Ercole (Capo ufficio nella Sezione Affari Generali della Segreteria di Stato del Vaticano).
Particolarità di questa squadra, che gareggia in un torneo amichevole con altre squadre di ragazzi italiani, è che i suoi giocatori provengono tutti dal vicino “campo nomadi” di Tor di Quinto.
In effetti chi li ha visti giocare può confermare che l’educazione e la correttezza di questi ragazzi è impeccabile e ben presto la squadra si è guadagnata l’ambito titolo di “squadra simpatia”. Abbiamo parlato con il loro allenatore per farci raccontare questa sua particolare esperienza.

Da cosa nasce quest’idea di organizzare la squadra di calcio?
Questa esperienza, che è allo stesso tempo una scommessa e un’avventura, è nata nell’ottobre del 2004. Mi stavo allenando come tutti i giorni sulla pista ciclabile a Tor di Quinto insieme al mio amico sacerdote, Don Giovanni D’Ercole, quando abbiamo incontrato questo gruppo di zingarelli, scalzi e abbandonati. Io ho proposto a Don Giovanni di fare qualcosa per aiutare questi ragazzi e lui mi ha sfidato dicendomi: “Pensaci tu”. Io ho accettato la sfida.
Sono tornato il giorno stesso da questi ragazzi e gli ho proposto di formare una squadra di calcio. Loro sono stati subito entusiasti di poter fare una “vera” squadra, di poter giocare con ragazzi italiani e di avere scarpe e tute per allenarsi. Perché per loro anche questa “normalità” è una cosa straordinaria. Il giorno stesso abbiamo trovato lo sponsor che ci ha dato tutto: scarpette, tute, giacche. E ogni anno troviamo dei benefattori che ci riforniscono del materiale.
Così è partita questa esperienza. Sono tre anni che li seguo. Il primo anno siamo arrivati ultimi in classifica con solo una partita vinta. Il secondo anno invece siamo arrivati primi e ne abbiamo persa solo una.

Quali sono gli obiettivi e i valori che insegni a questi ragazzi?
Don Giovanni ed io riteniamo che lo sport sia un mezzo per insegnare l’educazione e le regole. Sappiamo che questi ragazzi vengono da una realtà molto difficile. Quando ho cominciato l’avventura di lavorare con gli zingari avevo tutti quanti contro, tutti mi dicevano: “Chi te lo fa fare, lascia perdere”. Ma ho pensato che sono comunque ragazzi e che la loro gioia va ben oltre tutte le difficoltà. E così sono partito. L’obiettivo è fargli capire che c’è un’altra realtà e che rispetto alla strada “che conoscono loro” (perchè purtroppo sono nati in questa realtà) c’è invece la possibilità di rifarsi.

Che età hanno i bambini che giocano nella tua squadra?
Dai tredici ai sedici anni. La maggior parte sono ragazzi nomadi che vengono dalla Macedonia e dall’ex Jugoslavia, ma ci sono anche ragazzi rumeni.

Questi ragazzi vanno a scuola?
Frequentano fino alla terza media, dopo di che i genitori li bloccano perché sono indispensabili per il sostentamento della famiglia. Molti ragazzini hanno iniziato la scuola proprio grazie a questa squadra, perché io ho deciso che chi non frequenta le lezioni non può giocare. Anche perché i loro genitori certo non li invogliano ad andare a scuola come invece fanno i nostri con i loro figli. E questa è un’altra cosa che rientra nei nostri obiettivi. Continua a leggere...

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