lunedì 12 novembre 2007

Roma, parole di Rom contro il razzismo

Si registrano continue aggressioni contro cittadini rumeni. Nella notte di ieri è rimasto ferito un rumeno, in via del Monte delle Capre a Roma: è tuttora ricoverato per diverse ferite da arma da taglio. Gli aggressori sono fuggiti. Dal social forum rumeno arriva intanto un messaggio preoccupato per il clima italiano, per la campagna di stampa e le misure prese dal governo contro rumeni e rom. In un comunicato, Rsf ribadisce che «la stragrande maggioranza del mezzo milione di rumeni che vive e lavora in Italia è fatta di persone oneste che lavorano sodo, che hanno lasciato la propria terra in cerca di lavoro e stipendi migliori».
«Ci dispiace che questo bastardo abbia ammazzato una signora, che lavorava anche per noi stranieri. Noi rom abbiamo famiglia, sappiamo cosa vuol dire perdere una moglie. Ma per un bastardo non devono pagare tutti». Con queste parole Dae, rom rumeno in Italia da dieci anni, esprime la sua opinione e quella di tanti altri rom sull’omicidio di Giovanna Reggiani.
Alla riunione convocata a Villaggio Globale dal coordinamento per Roma democratica e solidale, Dae era uno dei tanti rappresentanti rom intervenuti in un’assemblea a cui erano presenti almeno cento persone, di cui la maggioranza erano rappresentanti associativi.
Era tanto che a Roma non si vedeva una riunione così partecipata, ma l’allarme sicurezza necessita di un impegno straordinario. Roma città aperta e democratica nasce come comitato la scorsa estate, all’indomani dei patti per la sicurezza sottoscritti dal primo cittadino Veltroni con la sua collega milanese Letizia Moratti: da subito, le associazioni che hanno relazioni positive con i rom presenti sul territorio romano hanno dato vita a questo gruppo, cercando di arginare la xenofobia ormai manifesta verso tutti gli immigrati, oltre che verso i rom.
Si sa che quest’ultimi sono un bersaglio facile: come dichiara Marco Brazzoduro, esperto anche per lo stesso Comune degli interventi realizzati negli ultimi quindici anni, «i rom sono i più deboli della catena migratoria». Secondo lo stereotipo italiano [e non solo: il problema rom vale per tutto il territorio dell’Unione europea, essendo la più grande minoranza esistente attualmente], i rom sono brutti, sporchi e cattivi.
Al Villaggio Globale erano tante le comunità presenti: quella di Castel Romano, volontariamente spostata nell’estate del 2006 dall’insediamento storico di Vicolo Savini, ed ora sempre più emarginati dopo vent’anni di relazione con la città (clicca sulla foto per capire); quelli di Villa Troili, sgomberati sei mesi fa dal loro accampamento abusivo; quelli di Campo Boario, cittadini italiani peraltro, spostati per far posto alla Città dell’Altraeconomia, e che ora vivono nel piazzale antistante il centro sociale che ha ospitato la riunione. Continua a leggere…

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