Vogliamo richiamare l'attenzione del governo italiano sugli incidenti seguiti allo sfratto delle comunità Rom di Pisa e di Roma. Stando a informazioni in nostro possesso, le comunità Rom presenti in Italia subirebbero discriminazioni, violazioni del diritto a un alloggio adeguato e sarebbero soggette a sgomberi forzati.
Ci è stato reso noto, per esempio, che il 19 luglio 2007 la polizia italiana in cooperazione con quella rumena presente in loco, ha espulso circa 1.000 Rom con la forza da un campo sito in via dell'Imbarco, nel quartiere periferico della Magliana.
Ancora prima, nel luglio 2007, la polizia nazionale e municipale ha espulso con la forza circa 100 Rom rumeni da un campo sito in Bagno di Tivoli, nelle vicinanze di Roma. Durante entrambe le operazioni, beni personali e abitazioni sarebbero stati distrutti.
Il 25 giugno 2007, il sindaco di Roma Walter Veltroni si è recato in Romania in una visita ufficiale per discutere con i sindaci di Craiova, Calarasi e Turnu Severin, il primo ministro della Romania Calin Popescu Taricenau e il segretario del Partito socialdemocratico Mircea Geoana, la possibilità di predisporre un modello di sviluppo per ridurre il numero di immigrati a Roma e creare le condizioni favorevoli per il loro rimpatrio.
A seguito della visita di Veltroni, è stato firmato un accordo tra il governo italiano e la Romania, secondo cui le polizie dei due paesi avrebbero collaborato nello sgombero, l'identificazione e il rimpatrio dei Rom di origini rumene stabilitisi in “campi” nella città di Roma.
Nonostante si parlasse di un piano per «rientri volontari», sono seguite dichiarazioni da cui è emersa la volontà di rimpatriare i Rom con la forza. (...)
Il vicepresidente della Commissione Europea, Franco Frattini, ha dichiarato recentemente che «non è vero che i cittadini europei non possono essere rimpatriati... Esiste una direttiva molto chiara, valida per tutti i cittadini dell'Unione europea che prevede espulsioni per tutti coloro che non possono provare di avere mezzi di sussistenza adeguati per vivere in maniera dignitosa». Sembra che questa dichiarazione venga usata da uomini politici in dichiarazioni pubbliche contro i Rom. In particolare, dal sindaco di Verona Flavio Tosi, condannato in passato a due mesi di reclusione per propaganda razzista ai danni dei Rom, che si è servito della dichiarazione sopra riportata per affermare che molti Rom rumeni che vivono in «campi nomadi» possono essere rimpatriati.
Nelle informazioni in nostro possesso, risulta anche che gli sgomberi avvenuti il mese scorso a Roma facciano parte di un disegno discriminatorio ai danni delle comunità Rom.
L'11 agosto del 2007 quattro bambini Rom rumeni, Lenuca, Danchiu, Dengi e Eva sono morti a Livorno in un incendio scoppiato per cause ancora ignote nella baracca dove vivevano temporaneamente con i propri genitori in seguito al loro sgombero forzato da Pisa nel maggio 2007.
I genitori sono attualmente in carcere, accusati di abbandono di minori e di mancato esercizio della patria potestà.
Senza trarre conclusioni dai fatti sopra menzionati, vorremmo richiamare l'attenzione del governo italiano sull'interpretazione delle norme contenute negli strumenti di diritto internazionale che il governo stesso ha ratificato. (...)
Ricordiamo che l'articolo 5 della Convenzione internazionale per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, impegna i paesi sottoscrittori a intraprendere la proibizione e l'eliminazione della discriminazione razziale in tutte le sue forme e di garantire l'uguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di razza, colore, etnia e nazionalità. In particolare in materia di fruizione dei diritti civili, economici, sociali e culturali, anche per quanto riguarda il diritto alla casa (...)
Nel 2005 il Comitato europeo per i diritti sociali ha colto l'Italia in violazione della Carta sociale europea, a causa del fallimento del governo nel promuovere l'accesso dei Rom ad alloggi di standard adeguato e nel rendere il prezzo delle abitazioni accessibile a quei Rom che non dispongono di risorse adeguate. Il Comitato ha riscontrato anche violazioni del divieto di discriminazione.
In conclusione, vorremmo richiamare l'attenzione verso gli obblighi stabiliti dalla Dichiarazione Onu dei Diritti per le minoranze linguistiche, nazionali, etniche e religiose. L'articolo 4 stabilisce che «gli stati dovranno prendere misure per assicurare che le persone facenti parte di minoranze possano godere pienamente ed effettivamente di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali senza discriminazione e in piena eguaglianza di fronte alla legge».
Miloon Kothari, Jorge Bustamante, Gay McDougall, Doudou Diène
(Alto Commissariato dell'Onu per i diritti umani)
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