lunedì 12 novembre 2007

Livorno, nessuna invasione rom

Questa sera alle ore 21 presso il salone del Lem (Palazzo dei Portuali), trasmessa da tele Gran Ducato, si terrà la presentazione del libro "Livorno e i rom" con le domande e risposte sul blog aperto dal Sindaco di Livorno Alesandro Cosimi (in foto).
Sono state invitate ad intervenire Giandomenico Amendola (docente di socialogia urbana dell'Università di Firenze), Eva Rizzin (geografa e ricercatrice dell’Istituto di Cultura Sinta), Gad Lerner (giornalista) e Demir Mustafa (poeta, presidente di "Amalipe Romano" e operatore sociale presso l'Arci Regionale).


Ieri dal quartier generale dell’Ufficio Diocesano Migrantes la Caritas, i salesiani e la Comunità di Sant’Egidio mettono in campo i numeri per disegnare l’identikit della presenza rom a Livorno. Ma prima di tutto per delinearne le dimensioni: in tutto si tratta di 140 persone, che però «non sono nomadi bensì stanziali, escluso i sinti».
E’ un modo indiretto per rilanciare il messaggio già lanciato a più riprese da questo settore del volontariato, impegnato in prima fila in «un lavoro di conoscenza e vicinanza alla comunità rom»: la questione rom non esiste come emergenza di una valanga di afflussi incontrollati, è semmai un problema da risolvere sul fronte dei diritti. E proprio i numeri non enormi - è stato detto tante volte - potrebbero consentire strategie di integrazione che altrove invece sbattono contro il muro della difficoltà di presenze che si contano a migliaia.
Caritas, salesiani e Sant’Egidio, pur senza far polemica, non risparmiano una frecciata alle istituzioni locali: «In primis l’Amministrazione non hanno mai avviato un censimento della presenza rom sul territorio né esiste un censimento ufficiale». Di più: quando si enumerano gli interventi, si accusa che da parte delle istituzioni gli interventi strutturati e i progetti sono quasi a zero.
Le tre realtà del volontariato ecclesiale indicano la presenza di tre comunità. La prima è di Rom slavi: 50 persone dalla ex Yugoslavia, una quindicina i bulgari e altrettanti i macedoni. La seconda è rappresentata dai rom rumeni: si tratta di «circa 60 persone vivono in insediamenti improvvisati alla periferia della città, in roulotte o sul sagrato della chiesa di Sant’Agostino».
Il terzo è costituito dai sinti: sono gli unici gruppi «realmente nomadi o semi-nomadi», vivono «nell’area attrezzata in via del Levante per gli spettacoli viaggianti o in parcheggi per brevi soste» (ma «non abbiamo molti contatti con queste comunità»). Da aggiungere: 1) non esistono “campi nomadi e neppure ci sono aree attrezzate accogliere queste famiglie”; 2) gli arrivi delle famiglie rumene «si sono registrati nell’ultimo anno». Continua a leggere…

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