Questa sera alle ore 21 presso il salone del Lem (Palazzo dei Portuali), trasmessa da tele Gran Ducato, si terrà la presentazione del libro "Livorno e i rom" con le domande e risposte sul blog aperto dal Sindaco di Livorno Alesandro Cosimi (in foto).
Sono state invitate ad intervenire Giandomenico Amendola (docente di socialogia urbana dell'Università di Firenze), Eva Rizzin (geografa e ricercatrice dell’Istituto di Cultura Sinta), Gad Lerner (giornalista) e Demir Mustafa (poeta, presidente di "Amalipe Romano" e operatore sociale presso l'Arci Regionale).
Ieri dal quartier generale dell’Ufficio Diocesano Migrantes la Caritas, i salesiani e la Comunità di Sant’Egidio mettono in campo i numeri per disegnare l’identikit della presenza rom a Livorno. Ma prima di tutto per delinearne le dimensioni: in tutto si tratta di 140 persone, che però «non sono nomadi bensì stanziali, escluso i sinti».
E’ un modo indiretto per rilanciare il messaggio già lanciato a più riprese da questo settore del volontariato, impegnato in prima fila in «un lavoro di conoscenza e vicinanza alla comunità rom»: la questione rom non esiste come emergenza di una valanga di afflussi incontrollati, è semmai un problema da risolvere sul fronte dei diritti. E proprio i numeri non enormi - è stato detto tante volte - potrebbero consentire strategie di integrazione che altrove invece sbattono contro il muro della difficoltà di presenze che si contano a migliaia.
Caritas, salesiani e Sant’Egidio, pur senza far polemica, non risparmiano una frecciata alle istituzioni locali: «In primis l’Amministrazione non hanno mai avviato un censimento della presenza rom sul territorio né esiste un censimento ufficiale». Di più: quando si enumerano gli interventi, si accusa che da parte delle istituzioni gli interventi strutturati e i progetti sono quasi a zero.
Le tre realtà del volontariato ecclesiale indicano la presenza di tre comunità. La prima è di Rom slavi: 50 persone dalla ex Yugoslavia, una quindicina i bulgari e altrettanti i macedoni. La seconda è rappresentata dai rom rumeni: si tratta di «circa 60 persone vivono in insediamenti improvvisati alla periferia della città, in roulotte o sul sagrato della chiesa di Sant’Agostino».
Il terzo è costituito dai sinti: sono gli unici gruppi «realmente nomadi o semi-nomadi», vivono «nell’area attrezzata in via del Levante per gli spettacoli viaggianti o in parcheggi per brevi soste» (ma «non abbiamo molti contatti con queste comunità»). Da aggiungere: 1) non esistono “campi nomadi e neppure ci sono aree attrezzate accogliere queste famiglie”; 2) gli arrivi delle famiglie rumene «si sono registrati nell’ultimo anno». Continua a leggere…
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