Devo dichiararmi dolorosamente d'accordo con la difficile presa di posizione di Ornella De Zordo, capogruppo di “Unaltracittà/unaltromondo” nel Consiglio comunale di Firenze, che lunedì 5 novembre si è dichiarata «contraria a effettuare un minuto di silenzio… per la morte della signora Reggiani». Riferiamo le sue parole, che faccio mie: « … la violenza nei confronti della donna uccisa è stata usata per montare una campagna politica xenofoba contro i rumeni. Ci è stato riproposto l'intreccio tra violenza e immigrazione, dimenticando che il problema … non ha connotazioni di etnia perché riguarda gli uomini di tutti i paesi. Quante donne vengono picchiate, massacrate, violentate ogni giorno dai loro padri, mariti, amici italiani nelle loro case? I dati ci dicono che sono il 90 per cento dei casi. E quanti minuti di silenzio dovremmo chiedere per loro?».
Quanti minuti di silenzio dovremmo chiedere per Giovanna Reggiani, Meredith Kerker, Marisa Della Rocca, per non parlare che delle ultimissime tre morti, avvenute quasi contemporaneamente, e tralasciando stupri e tentati stupri, che esaurirebbero lo spazio a disposizione?
Ma ora entriamo un po' più nel merito del terribile fatto di Roma. Giovanna Ruggeri è aggredita in strada da un giovane uomo rom, di nazionalità rumena, Nicolae Romulus Mailate, e dopo un'atroce agonia muore per le terribili ferite riportate. Dei due aspetti del fatto - un uomo che uccide una donna e un rom rumeno che uccide un italiano - è il secondo che occupa tutto lo spazio politico e mediatico, tranne poche eccezioni. L'agenda politica muta, entra in campo il decreto sicurezza. Dai lavavetri ai venditori di borsette contraffatte, ai lavoratori in nero, a coloro che ci servono gli involtini primavera, sembra che tutti gli immigrati abbiano ucciso Giovanna. Si parla di “repulisti” (Gianfranco Fini), di espulsioni di massa, certo da parte di una destra scatenata, ma senza che il centro sinistra nel suo insieme abbia da subito opposto una barriera ideologica chiara e netta.
Cominciano le violenze, i pestaggi, le scritte sui muri, le ronde. Ma poi dopo qualche giorno le cose cambiano un po'. Si comincia distinguere. I rumeni di Romania reagiscono, entrano in campo i nostri interessi. Gli imprenditori che là operano suggeriscono prudenza. I due stati/nazione dell'Unione Europea si incontrano, si accordano. Il cerchio del “noi” si apre per includere i rumeni in quanto tali, in quanto membri dell'Unione europea. E i rumeni stessi, tranne il loro primo ministro, ci ricordano che il presunto assassino non è dei loro, loro sono rumeni e Mailat è rom, zingaro. Ed è tutta un'altra faccenda. Continua a leggere...
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