L'Europa si apre all'est in un caldo abbraccio materno e, pervasa da un falso assistenzialismo verso i nuovi figli, dimentica la questione Rom e alza le spalle di fronte ad una serie di fatti di cronaca che li vedono protagonisti.
L'ingresso della Romania nell'Unione, così come di altri paesi con forte presenza Rom, è avvenuto senza porsi il problema di una reale integrazione della comunità nomade. Anzi, l'accusa mossa nei confronti di Bucarest è stata quella di aver favorito l'emigrazione o addirittura “forzato” l'esodo di migliaia di Rom. Questi ultimi lamentano, infatti, di essere stati cacciati dai loro alloggi, dalle scuole e di aver trovato rifugio in baraccopoli ai margini delle città.
In un'ondata di silenzio si consuma il dramma. Quello di un etnia millenaria che sta scomparendo a vantaggio della criminalità e quello della “Potente Europa” che ancora una volta ignora il mancato rispetto dei principi di democraticità e tutela delle minoranze da parte dei Paesi Membri. Eppure i finanziamenti elargiti in piani di sviluppo e di integrazione continuano ad essere notevoli. Che fine fanno questi soldi se i risultati sono: Rom che vivono nel degrado, alti tassi di delinquenza, odio tra “diversi”?
Bucarest non risponde alla richiesta sibillina di spiegazioni e alza la voce contro il governo italiano accusandolo di razzismo e xenofobia quando è essa stessa ad alimentare tali comportamenti con misure repressive volte a giustificarli. Si pensi alla politica emigratoria praticata in Romania nei confronti del popolo Rom, come a dire: non li vogliamo, prendeteveli voi!
L'Europa fino ad ora si è limitata a dare delle cornici direttive entro cui muoversi ma la situazione è che mentre da un lato si spalancano le porte delle frontiere, dall'altro lato, una volta aperte, si vorrebbe richiuderle. Perché la Comunità Europea non ha la forza politica di imporsi nella soluzione di un problema, vedi il caso guerra in Iraq, ad esempio.
E come una palla che, se tirata con violenza su un muro ritorna con velocità raddoppiata, così anche la “questione Rom” ci piomba addosso dopo un tragico delitto e alimenta desideri di vendetta.
L'Unione Europea risentitasi delle affermazioni di Romano Prodi, che al riguardo aveva parlato di ''problema politico complesso... oltre i confini europei'', richiama l'attenzione sulla direttiva contro la discriminazione delle minoranze, esistente già dal 2000, e che l'Italia, così come altri 13 Paesi Membri, ha eluso. È, dal 2005, in corso contro l'Italia una procedura d'infrazione per violazione del diritto comunitario. Al centro della segnalazione l''incorretta trasposizione'' nel diritto nazionale della direttiva n.2000/43/CE sulla parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica.
E così l'Ue si lava le mani nelle neutri acque di una direttiva, rimettendo di fatto alle legislazioni nazionali la risoluzione del problema. Cosa che non avviene giacché i governi durano poco e tra un cambio di stagione e l'altro il vestito potrebbe essere fuori moda!
di Anna Ferrigno
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