Il suo futuro è stato travolto dalle ruspe, quelle che hanno abbattuto la sua casa insieme alle baracche del "campo nomadi" di Tor di Quinto, nel XX Municipio. E' la storia di Sorin, 11 anni, narrata da lui stesso in una lettera al presidente Napolitano e riportata ieri dal quotidiano "La Stampa".
Nello sgombro, racconta il bambino, sono andati distrutti anche i suoi libri e le sue cose, quelle che dovevano servirgli ad andare a scuola e, come volevano i suoi genitori, provare a costruirsi un futuro migliore.
"Un'irresponsabile gestione politica degli allarmi sociali può produrre esiti disastrosi per i livelli di civiltà giuridica e di tutela dei diritti nel nostro paese". Ha subito denunciato il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, secondo cui questa storia "dimostra che l'integrazione è possibile e passa attraverso intelligenti e razionali politiche pubbliche" ma anche che tali politiche possono "essere vanificate da operazioni demagogiche del tutto gratuite" come quella sollecitata dal presidente dell'ex circoscrizione XX, Massimiliano Fasoli.
Ma Sorin non è stato lasciato solo, ha assicurato l'assessore capitolino alle politiche sociali Rafaela Milano, ed è stato assistito dal Comune. Il piccolo rom con un intervento di prima assistenza, sarà dunque ospitato assieme alla sua famiglia in un centro di accoglienza e potrà continuare la scuola, mentre i genitori, che lavorano a Roma "saranno aiutati ad avviare un percorso di autonomia".
Per il sindaco Walter Veltroni questo intervento: "E' un esempio della filosofia che ispira le nostre politiche sull'immigrazione. Roma è una città che vuole integrare e cerca di dare una mano a tutti quelli che vengono qui per cercare di costruirsi un futuro migliore facendo sacrifici e lavorando con onestà".
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