giovedì 27 dicembre 2007

Modena, il nuovo "campo nomadi" è peggiore del vecchio

A quattro giorni di distanza dal trasloco del “campo”, i Sinti modenesi trasferiti a Lesignana fanno l’elenco delle carenze. A chi li va trovare raccontano del ‘prima’ e del ‘dopo’, di ciò che hanno lasciato in via Baccelliera a S.Damaso e di ciò che non hanno ancora nello spiazzo a fianco dell’Alta Velocità, tra le casette civettuole montate su ruote e il cantiere lasciato a metà.
«Non ci sono i bagni in muratura. Neanche le piazzole in cemento. E neppure le casette di otto metri per otto che ci avevano promesso e che invece sono già montate in altri “campi” in questa stessa regione».
«Le pare che si possa dire una sistemazione decente? - chiede con fermezza il più anziano con cui riusciamo a parlare - Ci avevano detto che avevano completato i lavori e invece qui hanno spianato solo la campagna. C’è la presa dell’acqua, quella della corrente con i contatori e nient’altro. I bagni sono quelli dei cantieri, si contano sulle dita di una mano. E’ così che vogliono integrarci?».
I baffi grondano di indignazione quando indica con un ampio gesto del braccio l’area tutt’intorno. Da una parte le piante giovanissime di alberi rachitici e dalla parte opposta, nell’ansa formata dalla provinciale per Campogalliano e la trincea con i pannelli antirumore, una recinzione appena abbozzata; sulla zoccolatura che corre attorno al “campo” e ai tre lotti, una per famiglia, spuntano verso l’alto i paletti di ferro di una rete che non c’è. «Qui non c’è nessuna protezione» dice serio, aggiungendo l’ennesimo sgarbo.
Gli altri due vicino a lui, vent’anni in meno e venti delusioni in più, fanno l’elenco delle inadempienze, dimostrando di conoscere a memoria la legge regionale e le cifre dei fondi stanziati, meglio di avvocati. La morale è una sola secondo loro: «I soldi pagati dalla Regione dove sono finiti? Qui non se ne sono visti molti trasformati in attrezzature per il campo». In foto uno scorcio del vecchio "campo nomadi, continua a leggere…

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