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Già ma il problema è un altro. È che il centinaio di persone buttate fuori dal “campo nomadi” sono ancora lì, sulla via Tiburtina, all’addiaccio. Non parliamo di delinquenti, parliamo di gente che lavora, che fa il muratore, che fa la badante, che si sveglia alle 4, che ha il permesso di soggiorno, in alcuni casi addirittura la cittadinanza italiana. Gente che però non ce la fa ad affittare una casa vera e propria, perché nessuno gliela vuole dare o perché i soldi non bastano mai. Tra loro ci sono 39 bambini e molte donne, tre di loro sono incinta.
Il senatore del Prc Salvatore Bonadonna ha portato la vicenda in Senato: «Mi vergogno – ha detto illustrando la storia all’Aula – di un Paese che permette una simile crudeltà e che per giunta la contrabbanda come misura di sicurezza e ancora di più mi vergogno della città di Roma, la cui amministrazione, interpellata sul problema, risponde di non poter fare niente». In realtà, dal Campidoglio fanno sapere che «gli operatori della sala operativa sociale del comune di Roma hanno offerto assistenza presso i centri d'accoglienza ai bambini, alle mamme e alle persone in situazioni di fragilità, ma tale offerta non è stata accettata». Loro ammettono di aver rifiutato la proposta del Comune perché li separa, perché “sgombera” anche l’unica ricchezza che hanno, la loro famiglia: i bambini vanno in istituto, le donne in un residence e gli uomini non si sa dove. Ma non si può restare insieme.
Rosy Bindi, Ministro della Repubblica Italiana, alcuni giorni fa ha raccontato bugie all’Assemblea Plenaria dell’ONU, affermando che il Governo intende “promuovere azioni destinate ai minori stranieri, prendendo in considerazione l'età, il sesso, le origini etniche o religiose dei bambini, in particolare quelli di etnia Rom o Sinti, nell' ambito di un approccio integrato che protegga il bambino e rispetti il principio della unità familiare”. Sfrontate bugie, visto quello che succede nella Capitale.
La notizia, intanto, è passata sulle cronache locali di Roma ma non ha conquistato la ribalta dei tg di prima serata. Per questo, il capogruppo del Prc al Senato Giovanni Russo Spena ha deciso di inviare una lettera aperta ai direttori dei maggiori quotidiani e dei tg nazionali. «Mi rendo conto – scrive – che la quotidianità incalza e preme, ma ciò che sta avvenendo nelle città italiane, nel paese, io credo meriti il potere informativo delle vostre grandi inchieste, non la rubricazione (in questo caso addirittura la derubricazione) a “fatti di cronaca”. Sono certo – prosegue – che condividete la necessità che nel paese infatti, insieme alla giustissima condanna per atti criminali compiuti da alcuni rom, condanna morale e civile che deve esprimersi per la criminalità di qualsiasi persona, di qualsiasi nazionalità, venga prodotta anche l'informazione necessaria a non alimentare e anzi a frenare, l'odio per il diverso da noi».
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