giovedì 6 dicembre 2007

Veltroni non caccia in massa i Rom, li vessa...

''Le espulsioni di massa non sono previste dalla normativa europea. Se ne può parlare solo quando si è all'opposizione. Questa è una materia in cui la politica esercita uno dei suoi vizi peggiori, che si chiama demagogia''. Così il sindaco di Roma Walter Veltroni risponde alle polemiche del centrodestra in fatto di immigrazione e sgomberi degli insediamenti abusivi nella Capitale.
Poi però Veltroni spiega: ''C'è la percezione che il flusso di persone provenienti dai paesi neocomunitari sia diminuito: la gente va via spontaneamente, grazie anche ai rimpatri assistiti che organizza il Comune di Roma''.
Precisamente, tra gennaio e novembre 2007 gli interventi di sgombero e riqualificazione degli insediamenti abusivi nel territorio romano hanno interessato circa 6.000 persone (sempre le solite 3.000 persone che si spostano da un luogo all’altro) e infatti sono stati 995 i manufatti demoliti.
Strane le affermazioni del Sindaco di Roma, prima afferma che non si potrebbero fare le espulsioni di massa, poi spiega cosa fa l’Amministrazione capitolina a favore di questi disperati: li sgombera in un eterno “gioco dell’oca” con l’obiettivo di stroncare ogni resistenza.
L'assessore alla sicurezza Jean Leonard Touadi si preoccupa del futuro di uomini, donne e bambini? No, assolutamente. Infatti per l’Amministrazione "il prossimo passo è riassegnare questi spazi bonificati ai Municipi per la riqualificazione attraverso al creazione di attività virtuose: solo così è possibile la messa in sicurezza''.
''L'obiettivo è quello di bonificare tutti i campi nomadi del territorio del Comune di Roma entro aprile-maggio del 2008'', annuncia Fulvi e chiarisce: "La pianificazione è partita dalla parte bassa del Tevere, è risalita all'Aniene”. E si arriva all’insediamento di Ponte Mammolo, dove ieri è stato eseguito l'ennesimo sgombero.
Naturalmente due donne sole con i loro sei bambini hanno accettato di ricominciare a vivere in un centro di accoglienza. Tutti gli altri che fino a ieri abitavano nel campo assunto alla cronache nazionali per l’agguato razzista, sono spariti nel “nulla”. Ieri mattina le ruspe hanno portato via tutto: materassi, sedili d’auto, bombole del gas, fornelletti; routine per vigili urbani, assistenti sociali, poliziotti, è così ogni volta, è così ogni sgombero. E ogni volta la domanda è la stessa: dove andranno ora queste sessanta persone allontanate dal “campo”? Cento metri più in là, è la risposta.
Infatti, l’Amministrazione offre soluzioni abitative che dividono le famiglie: donne e bambini al centro di accoglienza; gli uomini al dormitorio, se va bene, perché nella maggioranza dei casi devono rimanere in strada. E il gioco dell’oca continua…
Nello sconforto dobbiamo però registrare che Veltroni fa un passo indietro sui cosiddetti “villaggi della solidarietà”. "Non necessariamente si dovranno aprire. Se sarà necessario, ce ne assumeremo la responsabilità''.
Ma afferma sibillino: ''Stiamo lavorando - aggiunge - per vedere se si riusciranno ad individuare soluzioni che, nella misura del possibile, ci possano evitare di aprire altri siti e garantire una riorganizzazione interna''. Quindi il nuovo obiettivo sarà quello di ingrandire i “campi” già presenti, dopo aver cacciato o sfiancato la maggioranza dei Rom rumeni.
Questa è la Capitale d’Italia e la guida chi vorrebbe governare l’Italia. Noi ci chiediamo, non era Veltroni che si identificava in John Fitzgerald Kennedy?

1 commento:

Anonimo ha detto...

volevo invitare tutti e tutte a leggere questa testimonianza dell'ultimo sgombero effettuato a roma dal buon veltroni pochi giorni fa:

Ero fisicamente presente allo sgombero di Ponte Mammolo. Posso renderne testimonianza oculare (per ricorrere all'asettico gergo giudiziario). Frequento il mondo dei rom da molti anni e ho seguito alcuni degli sgomberi di quest'anno (tor Cervara, via dell'imbarco, via degli aldobrandeschi ecc.). Il copione è il solito: massiccio dispiegamento di forze dell'ordine (quale ?), minacciosa presenza di un caterpillar, implacabile distruzione di miserabili baracche, nugoli di bambini attoniti, adulti, donne incinte, anziani, malati: disperati perchè abbandonati a se stessi senza che nessuno offra loro una coperta d'inverno o dell'acqua da bere d'estate. Cinismo, ferocia, brutalità. Neanche gli animali vengono trattati così. Mi vergogno di un sindaco che concepisce "la bonifica" della città come violenza. Sì perchè sgomberare, espellere, cacciare è violenza tanto più aberrante quanto più ne rende vittime bambini e comunque persone inermi, fragili e senza alcuna colpa. O forse una colpa l'hanno: quella di essere poveri, poveri tra i poveri e quindi le vittime privilegiate di questa guerra assurda. Le istituzioni pubbliche, quelle che dovrebbero preoccuparsi del benessere di tutti mostrano il loro volto arcigno scatenandosi contro i più deboli. E' la guerra ai poveri invece di farla alla povertà.
L'Italia è gia stata condannata per razzismo nei confronti della politica abitativa relativa a rom e sinti. Ma non se n'è data per intesa, anzi ha alzato il tiro suscitando la riprovazione di associazioni e media in diversi paesi d'Europa. E' sconvolgente il fatto che l'operazione di "bonifica" si risolva esclusivamente sul versante repressivo: distruzioni e cacciata. Nessuno si preoccupa di fornire un'alternativa, una qualche forma di accoglienza, un ricovero o un tetto. Sono zingari. Una sottoumanità ?

(Prof. Marco Brazzoduro- docente di Politica sociale all'Università La Sapienza di Roma)