
Lo ha annunciato Laura Baldassarre, responsabile della Direzione Advocacy ed Educazione ai diritti di Unicef Italia, al termine di un intermezzo che la II C della Scuola Secondaria di Primo Grado "Anna Frank" di Meda ha dedicato all'esposizione di una ricerca sulla Convenzione approvata dall"Onu.
Questo tipo di lavoro coinvolgerà anche i bambini rom, sinti e camminanti. Meritoria l’iniziativa dell’Unicef ma è discriminante mettere accanto la disabilità con l’appartenenza etnica. Infatti, ancora oggi nelle scuole italiane molti bambini e adolescenti sinti e rom vengono certificati come disabili perché parlano una lingua, il sinto o il romanés, sconosciuta dalla maggioranza degli insegnanti ma soprattutto perché appartengono a culture orali. E la scuola è il monumento delle culture scritte.
Certo le ragioni della dispersione e mortalità scolastica sono diverse ma ricordiamo a Laura Baldassarre che il Consiglio d’Europa ha scritto: “i problemi ai quali sono confrontati i Rom e i Sinti in ambito scolastico sono in larga parte conseguenza delle politiche educative da tempo perseguite le quali hanno condotto all'assimilazione ed alla segregazione dei fanciulli rom e sinti nella scuola basandosi sul pretesto di un loro handicap socioculturale” (Raccomandazione n. R (2000) 4). In Italia, per altro, erano gli Uffici Handicap degli ex Provveditorati agli Studi che si occupavano dei minori sinti e rom e che ancora oggi sono deputati a questo scopo in molte zone del Paese e il risultato è sotto gli occhi di tutti.
In ultimo, crediamo che le metodologie utilizzate per realizzare un progetto dedicato a bambini e adolescenti disabili siano molto lontane da quelle che si dovrebbero utilizzare per bambini e adolescenti normodotati, come sono appunto i bambini e gli adolescenti sinti e rom.
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